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Teoria della mente (paradigmi sperimentali)



È la capacità di attribuire stati mentali a se stessi e agli altri, nonchè di saper utilizzare tali stati mentali per predire, spiegare e manipolare il comportamento altrui. 
Metodi di indagine: paradigma della falsa credenza, paradigma della scatola ingannevole, desire task. 

 
Nel paradigma della falsa credenza è importante fare due domane al bambino: 
  1. Dove era l'oggetto all'inizio (è una domanda di memoria)? 
  2. Dove il personaggio andrà a cercare l'oggetto? Se il bambino ha acquisito la teoria della mente risponderà in modo corretto, mentre il bambino che non l'ha acquisita non riesce a risolvere il compito. 
Paradigma della scatola ingannevole: si devono fare anche qui alcune domande fondamentali: Cosa pensi ci sia nella scatola? Cosa pensavi ci fosse nella scatola prima di aprire la scatola? Nella seconda parte del compito si prende il nome di un bambino a caso che non è presente (esempio: Janet) e si chiede al bambino secondo lui cosa Janet penserà vi sia nella scatola. 
 
Desire task: si ha un personaggio e lo sperimentatore dice al bambino che il personaggio è molto antipatico perché sceglie sempre ciò che vuole il bambino (al bambino vengono fatte vedere 2 alternative, una delle quali molto attraente), e quindi deve stare molto attento. Nella seconda fase si chiede al bambino quale carta vorrebbe --> se il bambino ha acquisito la teoria della mente è in grado di dire una bugia e scegliere la carta che non vuole, così inganna il personaggio e il bambino può prendere la carta che più gli piace. Nella prima fase quindi si chiede al bambino quale carta gli piace di più e quale gli piace di meno. Nella seconda fase è il personaggio che glielo chiede, e se il bambino ha acquisito la teoria della mente dice una bugia al personaggio.

Quali sono le funzioni della teoria della mente (utili per tutto il corso di vita dell'individuo)? Prima di tutto serve a dare un senso al comportamento degli altri, e quindi anche prevedere ciò che farà in futuro. Inoltre permette di dare un senso alla comunicazione (quando una persona dice qualcosa, qual è la sua intenzione? Cosa vuole comunicare?). Un'altra funzione è quella di ingannare, cioè far credere a qualcuno che una cosa è vera, anche se nella realtà non lo è --> questo si basa sulla capacità di comprendere che l'ingannato agirà come se la convinzione falsa fosse vera. Una funzione fondamentale della TOM è anche l'empatia, cioè mettersi nei panni dell'altro e capire ciò che sta provando. Poi la TOM serve per riflettere su di sè: non appena il bambino riesce ad attribuire stati mentali a se stesso può cominciare a riflettere sulla propria mente, riconoscendo la fallibilità delle proprie opinioni e le cause del proprio comportamento. Infine un'ultima funzione è la capacità di persuadere, cioè fornire all'altro un insieme di informazioni ben precise con lo scopo di modificarne le opinioni sulla realtà.
Di solito la teoria della mente viene acquisita intorno ai 4 anni di età, in modo del tutto automatico, senza necessità di apprendimento specifico. Comunque numerosi studi hanno mostrato come alcuni aspetti della TOM vengono acquisiti già in età preverbale. Nonostante l'acquisizione sia guidata principalmente da processi maturativi, le variazioni nell'ambiente sociale, linguistico e culturale esercitano comunque un ruolo importante (ad esempio un ambiente che incoraggia molto il bambino a riflettere sugli stati mentali può velocizzare il processo di acquisizione).
Esistono dei precursori della TOM, e tenerli in considerazione è importante perché in presenza di un bambino con difficoltà nella TOM, ciò che si può fare per incoraggiare questa capacità è andare ad agire proprio sui precursori.

Quali sono?
  • Attenzione condivisa: avere l'attenzione su uno stesso oggetto per condividere un significato (è un precursore perché si basa sulla consapevolezza che entrambi possiamo avere l'attenzione su uno stesso oggetto).
  • Indicare dichiarativo: la funzione non è quella di ottenere un oggetto, ma di condividere un significato con la mamma riguardante l’oggetto
  • Gioco di imitazione
  • Giochi di finzione: si basano sul fatto che il bambino ha in mente delle rappresentazioni, necessari per far finta di essere qualcuno o di fare qualcosa (esempio: far finta di cucinare, far finta di essere un cuoco ecc).

Esistono però situazioni di sviluppo atipico in cui la TOM non si sviluppa in modo corretto. Ciò avviene principalmente nello spettro autistico. Fra le teorie classiche sull'autismo vi è quella di Baron-Cohen, per cui il problema alla base dell'autismo è proprio la mancanza di TOM. Lui parla di cecità mentale o agnosia mentale --> gli autistici mancherebbero proprio del "modulo" della TOM o comunque la loro TOM è difettosa. Ciò che osserva Baron-Cohen in particolare è la dissociazione tra prestazioni in compiti che coinvolgono rappresentazioni di stati mentali (in cui la prestazione è molto bassa) e prestazioni in compiti che coinvolgono rappresentazioni esterne/concrete (è normale). Questa teoria spiega molto bene il deficit sociale presente nell'autismo, però allo stesso tempo non dà alcuna spiegazione dei deficit non sociali (esempio: stereotipie, interessi selettivi ecc) tipici dell'autismo. 
 
Nel DSM 5 i due criteri principali per la diagnosi di autismo sono:
  • A) deficit persistenti nella comunicazione sociale e dell'interazione sociale in molteplici contesti
  • B) pattern di comportamenti, interessi, attività ristretti, ripetitivi

Se si associa l'autismo a un deficit della TOM cosa possiamo aspettarci?
  • Difficoltà nel riconoscimento delle intenzioni comunicative dell'altro (non è un deficit di comprensione linguistica, ma di comprensione delle intenzioni altrui)
  • Questa difficoltà porta di conseguenza a demotivazione a intraprendere relazioni sociali (questo sintomo è già presente nella patologia, e il continuo fallimento nelle relazioni con gli altri non fa altro che rafforzare questa tendenza al ritiro)
  • Deficit nella pragmatica del linguaggio, cioè la capacità di parlare in modo consono e pertinente al contesto
  • Gli altri vengono concepiti solo come agenti (soggetti in grado di compiere azioni), ma non come soggetti dotati di stati mentali (quindi come un soggetto pensante) --> ciò porta al fatto che i bambini con autismo abbiano l'indicare richiestivo, ma non quello dichiarativo (esempio: non sanno indicare un oggetto per mostrare all'altro quanto è bello e quindi condividere con lui la piacevolezza dell'oggetto).

Quindi i deficit che riguardano la teoria della mente nell’autismo sono:
  • Mancanza di empatia
  • Assenza del gioco di finzione
  • Incapacità di leggere il livello di interesse dell'ascoltatore in ciò che diciamo (può parlare per molto tempo di cose irrilevanti senza accorgersi che l'altro è molto annoiato).
  • Incapacità di capire i fraintendimenti e gli inganni.

È possibile insegnare la teoria della mente? Nello sviluppo tipico non è necessario istruire il bambino alla TOM (dato che l’accrescimento di questa abilità è pressoché automatico e inconsapevole), però nel momento in cui ci si accorge che il bambino ha difficoltà nella sua acquisizione, gli si possono fornire delle strategie per aiutarlo (è un insegnamento compensativo). 
Grazie a queste strategie si possono ottenere miglioramenti:
  • Sul riconoscimento delle emozioni
  • Sulla comprensione delle false credenze
  • Su altri aspetti connessi alla lettura della mente propria e altrui

Due possibili strumenti che possono essere utilizzati per tali scopo sono:
  • Teoria della mente e autismo (derivante dalla teoria di Baron-cohen, è un libro con una serie di esercizi per aiutare il bambino nell'acquisizione della TOM)
  • autismo e competenze socio-comunicative (è un software che consente di lavorare sullo sviluppo della TOM, che in realtà è una versione computerizzata degli esercizi già presenti nel libro di Baron-Cohen).

Il software è strutturato sotto forma di casa. In ogni stanza vi è un compito diverso, inserito all'interno di una storia unitaria.
  1. riconoscimento delle emozioni in visi stilizzati: l'obiettivo è migliorare nel bambino la capacità di riconoscere le emozioni di base (quelle più semplici, cioè felicità, tristezza, rabbia e paura). La stanza è il bagno, e la bambina (Lilla) disegna sullo specchio 4 facce stilizzate, dopo di che il cagnolino chiede al bambino (Lillo) quale secondo lui è la faccia felice.
  2. Identificazione di emozioni causate da situazioni: qui si vuole insegnare al bambino che una emozione è sempre causata da una specifica situazione, quindi si va a verificare la capacità del bambino di comprendere il legame tra la situazione esperita reale, esteriormente osservabile, e l’emozione esperita interiormente
  3. Identificazione di emozioni causate da un desiderio: per esempio vi è una situazione con la mamma e Lilla in cucina, Lilla desidera un biscotto ma la mamma le dà una torta --> l'emozione è negativa, quindi si insegna al bambino che l'emozione viene causata dal desiderio che non viene soddisfatto, dato che non corrisponde alla realtà. Qui quindi si va a vedere se il bambino è in grado di far corrispondere la soddisfazione del desiderio all'emozione provata
  4. Identificazione di emozioni (felicità vs tristezza) causate da opinioni: si può essere triste anche per un pensiero che si ha --> esempio: Lillo desiderava un cavallino e pensava che papà gli avrebbe portato un camioncino. Qui si fa la prima domanda: come si sente Lillo? Triste, perché pensa che il papà gli porterà qualcosa che non desidera. Poi il papà gli porta il cavallino, come si sentirà Lillo? Qui si deve fare un passo in più rispetto al compito precedente, perché viene inserito anche il piano del pensiero.
  5. Compiti di falsa credenza di primo ordine: è il classico paradigma di Sally ed Anne, quindi c'è un personaggio che entra in una stanza e nasconde un oggetto, poi entra un secondo personaggio che modifica il posto dell'oggetto e si chiede dove il primo personaggio cercherà l'oggetto.
  6. Compiti di falsa credenza di secondo ordine: sono quei compiti che i bambini non sono in grado di risolvere prima dei 6-8 anni (quindi quando hanno una TOM più avanzata). In questi compiti vi è la possibilità di spiare ciò che l'altro personaggio sta facendo. Esempio: Papà e Mara sono nella stanza. Papà mette il giocattolo nel cassetto rosso. Papà esce ma spia all’insaputa di Mara. Mara sposta il giocattolo nel cassetto giallo. Papà rientra. Secondo Mara dove andrà il papà a cercare l’oggetto? Dove andrà il papà a cercare l’oggetto? Dove si trova ora l’oggetto? Ti ricordi dove il papà lo aveva messo prima di uscire dalla camera?
  7. Lettura della mente dagli occhi: in questo compito vengono presentati dei filmati in cui si vedono solo gli occhi di una persona, e il compito consiste nell'identificare l'emozione corretta.
  8. Thought bubble training: qui si ripercorrono tutte le fasi di costruzione della TOM in modo interattivo con il bambino (tutti i compiti vengono proposti di seguito all'interno di una storia). È costituito da 5 semplici fasi che consentono una graduale acquisizione dei principi alla base del compito.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO COGNITIVO di Mariasole Genovesi
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