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Percezione di auto-efficacia e aspetti motivazionali nel problem solving. Gli studi di Bandura


In relazione al problem solving, meritano attenzione gli studi di Bandura, neo-comportamentista, secondo cui gli individui possiedono un sistema de sé che permette loro di esercitare un controllo sui propri pensieri, motivazioni e azioni. Il sistema del sé ha la capacità di simbolizzare, imparare dagli altri, progettare strategie alternative, regolare il proprio comportamento, attuare una auto-riflessione.

Il comportamento umano deriva dall’interazione fra questo sistema del sé e le fonti esterne di natura ambientale. In tale quadro, dunque, le convinzioni che la gente ha su stessa sono elementi chiave. Infatti, secondo lo studioso, le auto-valutazioni dei risultati dei propri comportamenti informano e modificano sia il proprio ambiente che le proprie auto-convinzioni, le quali, a loro volta, informano e modificano i comportamenti successivi.

Bandura considera questa capacità di auto-riflessione come una possibilità unicamente umana, trattandosi di una forma di pensiero auto-referente, che permette agli individui di valutare i propri pensieri e comportamenti. Tali valutazioni includono le percezioni di auto-efficacia, che Bandura definisce come la credenza dell’individuo nelle proprie capacità di organizzare ed eseguire le azioni necessarie per determinati tipi di prestazioni.

Essa influenza le scelte dei comportamenti che ognuno di noi mette in atto e le linee di condotta che segue: ci si impegna infatti in quei compiti nei quali ci si ritiene capaci e si evitano quelli in cui non ci si sente sicuri, e influenza inoltre lo sforzo che gli individui fanno in un’attività e la perseveranza di fronte ad ostacoli e fallimenti. Un individuo con alta self-efficacy è come se dicesse: sono sicuro di potercela fare a risolvere questo problema.

Le fonti di informazioni della propria auto-efficacia sono:
1) esperienze precedenti e risultati raggiunti (il successo fa aumentare l’autoefficacia, il fallimento la fa diminuire);
2) l’esperienza vicaria, indiretta e riferita all’osservazione degli effetti prodotto dalle azioni degli altri mediante il processo di apprendimento per modelli;
3) i giudizi espressi verbalmente dagli altri;
4) stati emozionali e fisiologici (stanchezza, ansia, stress, livello di attivazione dell’organismo (arousal) di fronte a questi stadi).

Tratto da IL PROBLEM SOLVING di Domenico Valenza
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