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Implicazione soggettiva nel colloquio clinico


Allora riprendiamo i punti fondamentali:
1-non c’è clinica senza implicazione soggettiva dell’operatore
2-questa implicazione viene a far parte anche della dimensione transferale della domanda del soggetto
(uno viene da noi perché siamo psicologi riconoscibili socialmente ma occorre che ci sia in questa oggettivazione della nostra posizione  uno strumento specifico che riguarda la nostra implicazione soggettoettiva,  che ci contraddistingue e che si divarica dall’elemento più oggettivo del nostro sapere)
3-è anche quello che  il nostro paziente si aspetta che accende la sua curiosità , che in qualche modo lo mette al lavoro.: il nostro lavoro è mettere al lavoro lui.
si ma tutto questo come si fa?
Non sono sufficienti tutte le prescrizioni possibili , esse possono da un minuto all’altro cadere perché non c’è nessun comportamento umano, tanto più nella consultazione, che sia leggibile prima della relazione
-come il pianto del bambino non ha senso se non c’è l’interpretazione fondamentale della madre che dice.”ah..ma questa è fame” ma  è fondamentale che quell’elemento sia letto da qualcuno,  noi siamo li a leggere, provare a dare un senso nuovo!
Come? se si tratta della relazione con noi dobbiamo ricostruire qualche cosa di diagnostico a partire dal legame con noi .
La nostra clinica è una clinica che coglie il malessere anche quando il soggetto non lo coglie , lo coglierà quando il suo malessere arriverà a produrre un sapere, arriverà a trasformarsi in un  interrogativo dignitoso sulla sua storia.

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