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Ruolo dello psicologo in relazione al 'fantasma' del paziente


Non è una modifica del fantasma perché questo non sarebbe eticamente corretto né possibile : Diciamo che l’operatore lavora sulla posizione che il soggetto assume rispetto al suo fantasma e abbiamo chiamato questo lavoro invenzione
Abbiamo fatto la metafora di come trovare un pertugio una piccola via d’uscita da questa gabbia che può essere il fantasma e che è far prendere un po’ di distanza da quelle modalità ripetitive di relazionarsi.
Ovviamente abbiamo detto che i cambiamenti sono piccoli dal punto di vista dei comportamenti, quindi della rilevabilità, diciamo così, sociale, scientifica. Sono enormi per il soggetto.
E il soggetto è implicato in prima persona ed è pensato come totalmente competente su ciò che lo riguarda anche se non ne è completamente consapevole.
E questo che abbiamo detto fino adesso del soggetto del fantasma e dell’altro era tutto in funzionamento normale piuttosto che alla nevrosi.
Invece c’è una distinzione fondamentale che è quella con la psicosi.
Appunto il problema non è se il fantasma esista o meno, il problema è quando questo fantasma è deformato od oscillante che è appunto il caso delle psicosi: c’è un’assenza di confine tra il soggetto e l’altro, non c’è separazione e individuazione, non c’è distinzione tra il campo proprio e il campo dell’altro. Questo l’abbiamo chiamato transitivismo.
Si tratta di inventare qualche cosa, perché di per sé quella confusione, quell’essere alla mercè dell’altro, è una situazione estremamente dolorosa
Un’altra cosa importante che comunque anche lo psicotico, nonostante questa deformazione del fantasma ha delle competenze relazionali, proprio per il fatto di essere stato messo al mondo da una coppia, da due persone che si sono relazionate.
La competenza relazionale è una competenza che include quella cognitiva: Il vero cognitivo del soggetto è un cognitivo investito libidicamente.
Anche quando il QI è insufficiente, anche quando ci sono competenze ridottissime.

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