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I neurotrasmettitori peptidici


Molti peptidi che agiscono come ormoni svolgono anche la funzione di neurotrasmettitori e spesso sono co-rilasciati con neurotrasmettitori a basso peso molecolare.
I precursori dei peptidi (propeptidi) sono molto più grandi dei peptidi attivi definitivi, e possono dare origine a più di una specie di neuropeptidi.
I peptidi sono catabolizzati in frammenti aminoacidici inattivi da enzimi detti peptidasi, di solito localizzati sulla superficie extracellulare della membrana plasmatica.
Alcuni trasmettitori peptidici sono implicati nel controllo delle emozioni; altri, come la sostanza P e i peptidi oppioidi, sono coinvolti nella percezione de dolore; altri, come l’ormone stimolante i melanociti, l’adrenocorticotropina e la β-endorfina, regolano le complesse risposte allo stress.
Sono raggruppati in 5 categorie:
1)    peptidi encefalici/intestinali
2)    peptidi oppioidi
3)    peptidi ipofisari
4)    fattori di rilascio ipotalamici
5)    altri peptidi.

La sostanza P: è un peptide encefalico/intestinale. Infatti è presente nell’ippocampo, nella neocorteccia e nel tratto gastrointestinale. È anche rilasciato dalle fibre del sottotipo C (fibre afferenti che trasportano informazioni dolorifiche e termiche). La sostanza P è anche un neurotrasmettitore delle fibre sensitive del midollo spinale.

Gli oppiacei sono chiamati così perché si legano agli stessi recettori postsinaptici attivati dall’oppio.
Il più abbondante degli ingredienti attivi dell’oppio è la morfina (uno degli analgesici più efficaci attualmente in uso, nonostante crei potenzialmente assuefazione).
Gli oppiacei sono raggruppati in 3 classi: 1) le endorfine, 2) le encefaline e 3) le dinorfine.
I peptidi oppioidi sono largamente diffusi in tutto l’encefalo e sono spesso co-localizzati con altri neurotrasmettitori a basso peso molecolare come la 5-HT.
In generale hanno una funzione depressiva. Quando vengono iniettati a livello intracerebrale agiscono come analgesici. Sono anche coinvolti in comportamenti complessi come l’attrazione sessuale e comportamenti aggressivi e/o di sottomissine. Sembrano implicati anche in disturbi psichiatrici come schizofrenia e autismo.

La somministrazione ripetuta degli oppiacei conduce a stati di tolleranza e dipendenza.


Tratto da NEUROSCIENZE - ESPLORANDO IL CERVELLO di Maddalena Malanchini
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