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Conversazione in famiglia



Studio antropologico condotto tra anni 80 e 90 da Miller che fa una comparazione (tramite osservazioni  e interviste) delle conversazioni che avvengono in una comunità americana vicina a Chicago (nome fittizio: longwood) e in un villaggio in Cina (Taipei). Gli antropologi hanno esplorato e osservato a livello sociale i 2 contesti a livello micro, poi hanno fatto osservazioni etnografiche in una decina di famiglie e infine hanno condotte interviste con gli adulti coinvolti (Per capire meglio certe pratiche osservate). Era importante che in ogni famiglia vi fosse almeno il caregiver prevalente e il bambino.

L'oggetto delle osservazione erano le condotte trasgressive dei bambini stessi, un tema di cui spesso i genitori parlano con i bambini. È interessante che americani e giapponesi lo fanno tramite modalità e finalità molto diverse. Per entrambi la conversazione su tali comportamenti ha comunque una finalità educativa e di apprendimento (è quindi una forma di specializzazione).
Americani: tendono a parlare di ciò che è successo, senza però rimarcare in modo forte il comportamento trasgressivo in sè, piuttosto tendono a sottolineare le conseguenze del comportamento, spesso marcandolo con ironia ed enfasi, quindi trasformando questi comportamenti aggressivi in racconti che spesso diventano ironici.
Cinesi: le conversazioni sulle trasgressioni sono molto più frequenti, e si sottolinea in maniera anche molto persistente il comportamento sbagliato (hai fatto così ma dovevi fare in un altro modo), per rimarcare i danni sull'ambiente e sugli altri, al fine di provocare un sentimento di vergogna nei bambini.
Gli occidentali rimangono un pò perplessi di fonte a queste pratiche, allo stesso modo i cinesi rimangono perplessi quando apprendono le pratiche americane.
Gli americani sostengono che sia corretto sottolineare il comportamento sbagliato, però allo stesso tempo dire nella conversazione che i danni sono stati riparati e superati (quasi come dire "è possibile sbagliare, però comunque poi si apprende una lezione).
Per i cinesi invece l'idea è che rimarcare il comportamento sbagliato porta i bambini ad apprendere che quel comportamento non deve essere più riprodotto. I cinesi non hanno problemi a ledere all'autostima dei bambini, perchè questa pratica è così comune, diffusa e ricorrente che l'effetto è per così dire normalizzato. dall'altra parte i cinesi rimangono spiazzati nell'osservare le pratiche americane, perché pensano che racconti così edulcorati non fanno altro che aumentare il narcisismo, irresponsabilità e l'auto indulgenza dei bambini. dal punto di vista americano però queste pratiche servono a salvaguardare l'autostima dei bambini (anche perché poi comunque il comportamento sbagliato viene rimarcato, anche se una maniera delicata) e per non farli sentire giudicati.
Parallelamente i genitori americani possono raccontare le proprie trasgressioni ai bambini, e anche qui lo fanno in modo umoristico (perchè così sembra che il genitore dica al bambino che è legittimo sbagliare, perchè poi si apprende una lezione importante a partire dagli errori). però il rischio è che il genitore perda di credibilità di fronte al bambino (e ciò spiegherebbe le risposte molto mortificanti che spesso si osservano anche in bambini molto piccoli verso genitori/insegnanti).
Al contrario i cinesi raccontano della propria infanzia non le marachelle ma i propri comportamenti corretti (quasi a mostrare ai bambini che i genitori non sbaglian mai e sono impeccabili) --> perché fanno così? Perché così si mostra subito ai bambini come fare, qual è il comportamento giusto, così il bambino evita direttamente di sbagliare (è come se il genitore semplificasse la strada al bambino e gli evita di fare gli stessi errori del genitore). Però così si trasmette nel figlio l'idea di un genitore impeccabile.

Tratto da PEDAGOGIA INTERCULTURALE E DELLA COOPERAZIONE di Mariasole Genovesi
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