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Metodologia del collage



In ambito sistemico si usa il collage anche a livello clinico
Sul collage non esistono tante pubblicazioni (sul libro di Anolli c’è una piccola parte).
La dimensione giocosa, che ha a che fare con con il contatto con i fogli e la manipolazione, è una componente importantissima del collage, dal momento che coinvolge quella dimensione emotiva che ci ci predispone bene all’attività (dimensione del fare prima ancora del pensare). La dimensione del piacere è essenziale al funzionamento del pensiero -> la connessione tra processi cognitivi ed emotivi nell’apprendimento è dimostrata da numerosi studi. Il piacere fa rilasciare ossitocina, che a sua volta fa rilasciare dopamina e serotonina, le quali poi vanno ad attivare le aree della memoria -> fare una cosa che ci mette in una condizione di massima distensione ci permette quindi di apprendere meglio.

Quali sono le principali funzioni del collage? Innanzitutto ha un valore semantico, nel senso che permette di veicolare significati, i quali si trovano nella mente non di una sola persona, ma di tante persone, che devono coordinarsi in un’unica narrazione. A questo proposito si può parlare di intenzione collettiva, che non è data dalla somma delle singole idee, ma è qualcosa di sovraordinario rispetto alle singoli parti. È una intenzione che nasce dal fatto che ognuno dà un contributo, ed è diverso da ciò che sarebbe venuto fuori se ognuno avesse agito singolarmente. Ma che significati sono? Non passano attraverso il codice denotativo (delle parole), che è anche il più convenzionale, ma attraverso le immagini (questo perché le associazioni che si possono fare con un’immagine sono molte di più rispetto a quelle che si possono fare con una parola) -> l’immagine impatta a livello emotivo e ciò fa aprire a significati molto più ampi -> ha una capacità connotativa molto più ampia delle parole (le immagini aiutano a far venire in mente associazioni che a priori non sarebbero emerse). Inoltre ogni persona ha un suo focus attentivo che lo porta a selezionare alcune immagini piuttosto che altre -> il collage quindi, attraverso le immagini, permette di fare emergere le differenze di prospettiva tra i membri del gruppo. Il collage inoltre si presta a molte interpretazioni diverse -> ogni membro del gruppo vuole esprimere qualcosa con il collage, però se poi si fa vedere il collage ad altre persone, le interpretazioni possono essere anche molto diverse (proprio perché le immagini sono molto meno convenzionali delle parole). Questo è il fenomeno dell’opacità comunicativa: l’intenzione con cui è stato costruito il collage non è inferita in modo coincidente, ma esiste sempre uno scarto di significato tra ciò che pensa l’autore del collage ciò che pensa chi lo guarda -> questo in realtà riguarda in generale la comunicazione (più si comunica in modo opaco, più l’altro capisce ciò che vuole), dato che la nostra mente non è trasparente. Questa opacità comunque viene tenuta sotto controllo nella comunicazione verbale (dato che come si diceva una parola ha poche interpretazioni), mentre nel collage, in cui il l’ingaggio è per immagini, l’opacità si amplia.

Quindi in sintesi la prima funzione del collage è comunicativa -> il collage vuole comunicare qualcosa che è dato dall’intenzionalità collettiva, anche se in realtà poi il significato del collage è opaco, quindi sottoposto a interpretazione. La seconda funziona è quella di creare un clima giocoso (funzione socializzante). La terza funzione è organizzativa: quando si fa un collage e si deve realizzare una cosa sola, si devono prendere delle decisioni nel gruppo -> questo processo decisionale ha configurazioni diverse a seconda del gruppo. Osservando il gruppo si può capire prima di tutto come le persone lavorano insieme. Quando le persone svolgono il collage in modo forzato, in un clima rigido, il risultato non è unitario, ma è un insieme di immagini attaccate a caso. In alcuni gruppi chi decide è una sola persona, poi ci può essere la persona che polemizza sempre ecc… Far fare un collage in un gruppo serve quindi anche per capire le dinamiche del gruppo.

Come si conduce il collage? Prima di tutto serve un tempo sufficiente in rapporto al numero di persone (ci vuole tanto tempo sia per realizzare il collage sia per discuterlo; più sono le persone più serve tempo), solitamente serve un’ora per realizzare il collage e un’ora e mezza per discuterlo (per circa 10 persone). Poi si deve avere molta chiara la domanda da cui parte il collage (ad esempio: cosa è per te il bambino? Quali emozioni suscita in te l’infanzia? -> in quest’ultimo caso però si vanno a toccare argomenti molto intimi) -> la consegna deve essere pertinente al contesto (il riferimento alle emozioni è pertinente solo in ambito clinico). Nella consegna si può anche dire “date un titolo al collage” -> è importante perché così dà la possibilità di confrontarsi, e fa selezionare una pista per l’interpretazione del collage. Il titolo fu c’è anche da magnete, che dà coerenza a tutto il resto.  La discussione è la parte più complessa da condurre e si può condurre in tanti modi diversi. Può succedere che un gruppo per volta si faccia avanti e descriva il significato del suo collage -> il rischio però è quello di annoiarsi: i primi collage vengono ascoltati con interesse, poi però l’attenzione decresce. Il vantaggio d’altra parte è che ogni gruppo può esprimere la sua idea. L’altra modalità è quella di appendere il collage in modo che ognuno possa osservarli e poi far partire da lì la discussione. La discussione comunque deve essere condotta in modo molto chiaro, per fare in modo che ciascun partecipante possa ricavare qualcosa dall’esperienza -> con la discussione tutte le idee che sono emerse vengono messe in ordine.

Tratto da PEDAGOGIA INTERCULTURALE E DELLA COOPERAZIONE di Mariasole Genovesi
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