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Diffusione dei disturbi di personalità


In generale i disturbi di personalità si possono trovare non molto frequentemente in ambito clinico, ma nella popolazione generale la percentuale è più alta.
Molto spesso questi pazienti non arrivano in terapia per vari motivi. Per fare una diagnosi serve comunque un criterio di rigidità, pervasività ecc.

Più frequente nella popolazione è il disturbo ossessivo compulsivo quello meno frequente il narcisistico, questo potrebbe essere dovuto anche alla facilità nell’evidenziare i criteri.
Il narcisistico presenta sottotipi che non arrivano alla soglia diagnostica perché non vengono riscontrati tutti i criteri del DSM.

I disturbi del cluster A si riscontano in persone separate, disoccupate, classi inferiori ed in soggetti con parenti schizofrenici.

Il cluster B è più comune tra giovani, separati, di classi sociali inferiori. Quello istrionico riscontrato nelle donne spesso in associazioni con diagnosi mediche senza spiegazione.

Il cluster C è maggiormente presente nei maschi, la qualità di vita è meno compromessa rispetto agli atri disturbi, aumentano i sintomi depressivi nel caso in cui il disturbo evitante abbia in comorbilità la fobia sociale. In caso di entrambi i disturbi rispetto ai soggetti con sola fobia sociale aumenta la percentuale di sintomi depressivi c’è maggior compromissione a livello sociale. I disturbi di ansia sono spesso associati a quelli di personalità in particolare quello evitante e quello dipendente, in generale i disturbi in comorbilità peggiora l’approccio terapeutico, in certi casi solo la terapia farmacologica quando presenti anche disturbi di personalità. Alcuni studi mettono in evidenza specificità negli approcci utilizzati.
È molto importante sapere che riguardo al disturbo dipendente ed evitante ci sono dati che si riferiscono al numero di violenze subite da parte dei soggetti, da un altro lato ci sono dati che ci dicono che soggetti con disturbo evitante di personalità che commettono violenze sugli altri, addirittura uxoricidi (questo mette in evidenza il fatto che non sono persone passive, ma hanno spesso reazioni tali da commettere crimini pur avendo questo tratto abnorme).
Tenere ben presente anche l’età d’insorgenza. Nel disturbo antisociale di personalità dobbiamo anche avere disturbo della condotta prima dei 18 anni. Non fare solo un discorso di età ma anche di genere, ci sono tratti accettati come tipici degli uomini altri delle donne e questo può incidere. Il contesto culturale e storico è da tenere in considerazione. L’ approccio nomotetico (sovraordinato del DSM) serve per inquadrare meglio il paziente ma importante quello idiografico.

DIARIO DI UNA PAZIENTE

• Attacco di panico a 12 anni mentre si alzava da terra
• 4 colloqui di consultazione con altra psicologo del servizio si svolgono regolarmente
• Puntuale e parla
• Bisognosa di aiuto
• Piange ed è sofferente
• 3 episodi di panico da quando aveva 12 anni, tutte in occasione di att. di ballo
• Questi episodi descritti allo stesso modo (sempre per terra). Priva di energia, preoccupazione di stare male, parestesia ecc
• Ambulanza ed accertamenti con esito negativo
• Preoccupazione per grave malattia, problemi al cuore

TERAPIA: cognitivo comportamentale per disturbi di panico (la fa nel servizio)
Pone 2 condizioni la paziente: vuole unA terapeuta e non è disposta ad assumere farmaci

ALTRI ELEMENTI: 20 anni, arriva in città per l’università, non riferisce difficoltà scolastiche e scelta dell’università, pari con gli esami e non ha progetti per futuro lavorativo, borsa di studio.
Giudizio negativo per rapporti familiari, amicizie, adattamento alla città
Ballo, hobby, disegno, letture
• Cambia 3 alloggi in 2 anni e traslocherà nuovamente da una nuova amica che conosce da 4 anni
• È ipocondriaca, teme infezione da germi ed ha paura in particolare dei tumori
• Ha paura dell’AIDS per aver avuto rapporti occasionali
• Non assume farmaci o sostanze
• Motiva la domanda di aiuto con la ricomparsa degli stati di panico e ansia persistente
• Disturbi del sonno, risvegli
• Il padre, una volta presente, ora alcolista e ha dilapidato il patrimonio che aveva
• Famiglia ridotta sul lastrico
• La madre ossessionata dallo sporco e dai germi, ha smesso di lavorare dopo la nascita dei figli. Si dedica a loro ma ad un certo punto lei ed i fratelli sono stati affidati a famiglie affidatarie.
• Ha miglior rapporto col fratello minore rispetto la sorella maggiore
• Una sola relazione affettiva tra i 16-17 anni con un ragazzo più grande di lei => lo fa per dispetto ai genitori.
• Si pensa che la ragazza possa aver subito un trauma pur non avendo ricevuto indicazioni esplicite in merito => viene fissato un ciclo di terapia mirato agli attacchi.

Al primo colloquio la paziente non si presenta, il giorno dopo passa per riprendere un nuovo appuntamento. Le viene ridato l’appuntamento, stessa ora, giorno della settimana successiva, questo per avere un appuntamento fisso per le giornate che sono caotiche. Al secondo appuntamento ha 10 min di ritardo. Altre volte arriverà tardi o non si presenterà. Le motivazioni sono diverse.

Al primo colloquio è agitata, emotività intensa, debordante, repentinamente mutevole, momenti di pianti e singhiozzi ed altri di rallentamento psicomotorio, altri sembra rivivere momenti di cui parla. Rabbia, paura ed entusiasmo per il ballo. Allegria per le chiamte con la madre e la sorella.

Forte sensazione di mal di stomaco della terapeuta, potenza con cui riesce a coinvolgerla. Contenuto dell’eloquio contenuto temporale poco chiaro, poca sequenzialità.
Attualmente le giornate le trascorre in casa, a far nulla, senza togliersi il pigiama, mangiando quel che capita e dice che è così da quando è rientrata in città. Dice di non pensare niente, non provare niente, sentire un ‘buco’. Nel diario che scrive dopo la terza seduta: pensa talmente tanto da finire in cose spiacevoli e si dispera => vominazioni su eventi tristi.

Riferisce che dall’adolescenza la sua vita è stata molto complicata, sembra uno sfondo depressivo su cui si può ipotizzare crisi forte a 3 anni prima quando riempie la relazione col ragazzo quando poi inizia a sballarsi. Vuota, fallita, senza difese e speranze. L’infanzia era felice ma da adolescente diventa infelice.

Si sente staccata da se stessa, si guarda da fuori. Contrarietà e rabbia quando ripete questi episodi. Vede il suo corpo come un ‘sacco’. Si fa delle bruciature col fornello. Accenna ad una compagnia di amici a lei più consoni e dice di aver perso amici per il suo comportamento. Non assume più sostanze. L’anno precedente finisce per non uscire più, buttandosi nella palestra come compenso. Grande passione per la danza, indugia sul rapporto con l’istruttrice. Rapporto critico con le compagne di danza.

Il primo attacco di panico si presenta nella danza → perdita di energia, tachicardia, spavento ecc. non risultano patologie. Seguiranno altri 2 episodi. Paura delle malattie che si autodiagnostica (attraverso internet). Ha abbandonato il ballo e non potrà partecipare al saggio finale. Gli attacchi di panico ora sono limitati al buio ed alla vista di un uomo in particolare. Sul diario scrive che non frequenta l’università, è delusa dall’università e dai professori. Parla della facilità di studio (ne parla con tono narcisistico). Decide di abbandonare l’università. Pensa che la droga l’abbia rovinata. Si sente limitata nello studio. La convivenza in casa con l’amica sta diventando critica con sua grande delusione perché sperava di trovarsi finalmente bene. Si sente costantemente sottoposta allo sguardo indagatore. Ultimo episodio problematico riguarda delle relazioni occasionali, ne parla con difficoltà e vergogna. Paura del buio e paura dell’ ‘uomo farfalla’. Pensieri di suicidio. Emergono elementi di attenzione al corpo molto pressante. Questi stati di tachicardia e mancanza di energia non vengono collegati al fatto che dorma poco, salti i pasti ed abbia camminato tutto il giorno. Emergono problemi di gestione dei soldi perché ha la compulsione di acquistare. Parla di un’attrazione per una ragazza => paura di essere omosessuale.

TECNICA DI TENSIONE APPLICATA: per prevenire lo svenimento perché è una priorità rispetto all’azione sulla fobia stessa. Con questi pazienti bisogna primariamente far fronte allo svenimento: questa tecnica fa si che appena c’è inizio dello svenimento con abbassamento della pressione sanguigna bisogna fare in modo di riportare il sangue al cuore. Successivamente ESPOSIZIONE GRADUALE e sempre più intensa.

Tratto da PSICOPATOLOGIA DIFFERENZIALE di Veronica Rossi
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