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Le patologie della seduzione: ...e chi è rifiutato


Quando il rifiuto è reale e tassativo dopo che il legame seduttivo è stato avviato e reciprocamente condiviso per un certo periodo di tempo.
Numerosi  psicologi hanno individuato alcune reazioni principali fra loro in sequenza: la protesta la vendetta, la depressione e la rassegnazione. Le reazioni a una situazione di rifiuto durante la seduzione variano notevolmente da soggetto a soggetto.
Gli individui (adolescenti e adulti) che hanno una sensibilità al rifiuto elevata sono anche più inclini a reazioni peggiori e più negative rispetto ai coetanei con una minore sensibilità al rifiuto. La sensibilità al rifiuto è intesa come la tendenza mentale ad attendersi in modo ansioso e a percepire prontamente da micro segnali non verbali l’evenienza del rifiuto da parte di un altro.
Gli adolescenti sensibili al rifiuto uno caratterizzati da una forma di ipervigilanza che conduce a una valutazione negativa anticipatoria di segnali ambigui del partner. A fronte di questa minaccia essi si chiudono in se stessi e inibiscono le loro opinioni e la loro voce per cercare in ogni modo di mantenere la relazione con il partner. In realtà, questa imposizione di auto-silenzio favorisce inevitabilmente la rottura del rapporto.
Quelli con bassa sensibilità sono in grado di regolare in maniera efficace la situazione di stress prodotta dalla minaccia del rifiuto.
Protesta, rabbia da abbandono e vendetta. Nella nostra specie la risposta di protesta è di norma presente nella rottura di ogni legame sociale importante. E sufficiente pensare alla vivace protesta del bambino piccolo (pianti, strilli ecc.) quando la madre scompare e si assenta anche per poco tempo.
Durante questa fase di protesta il seduttore respinto prova una sofferenza immensa, fino a giungere alla disperazione e all’angoscia più cupa.
La fase di protesta si manifesta attraverso diverse esperienze emotive negative. Per il seduttore respinto è un periodo di grande stress psicologico, di tensione emotiva molto forte, di ruminazione mentale, di comportamenti ossessivi e compulsivi, di disturbi psicosomatici, di un dolore fisico vero e proprio. E una delle esperienze più penose dell’esistenza, al limite della sopportazione.
In alcuni casi, il seduttore respinto gioca la carta dell’insistenza e del controllo per superare le resistenze dell’altro (stalking). In modo ostinato e caparbio può continuare a tempestare il partner con telefonate, con e-mail, con lettere e persino con regali. L’insistenza è di norma associata a una condizione di bisogno, di dipendenza e di richiesta di aiuto. Assai più spesso il seduttore respinto reagisce con rabbia.
In genere, si tratta di una rabbia bollente e feroce, spesso incontenibile. Talvolta, diventa mina rabbia travolgente e distruttiva che acceca il seduttore abbandonato. Spinto da questa forza emotiva, egli può fare irruzione nella casa, sul posto di lavoro o in altri ambienti frequentati dal partner. Può pedinano e seguirlo con una insistenza asfissiante nel tentativo di parlare ancora con lui e di convincerlo a ritornare indietro. In questi frangenti normalmente scoppiano discussioni violente con accuse reciproche, recriminazioni, insulti, minacce, ritorsioni, ricatti, violenze, aggressioni ecc.
Talvolta, questa rabbia bollente conduce a comportamenti incontrollati e distruttivi su di sé come ferimenti, tentativo di suicidio, autopunizioni, assunzione di sostanze stupefacenti, ricorso all’alcool ecc.
In altri casi, questi comportamenti sono rivolti contro il partner con aggressioni, con lesioni fisiche o persino con l’omicidio.
Per altri seduttori respinti la «rabbia da abbandono» può assumere la forma fredda e calcolata della vendetta. Con la vendetta la rabbia si trasforma in un calcolo machiavellico di danneggiamento, di diffamazione, di punizione e di calunnia del partner, andando a colpire «a distanza» i punti per lui più cari e sensibili.
In alcuni casi la vendetta comporta forme di tortura affettiva e di crudeltà psicologica. In altri casi la vendetta si rivolge contro le persone care del partner; si parla allora di vendetta indiretta (o trasversale).
In tempi di internet la vendetta di numerosi seduttori respinti consiste nel cosiddetto pomo da vendetta. Su siti molto noti e frequentati essi collocano foto e video «hard» dell’ex partner.
Disperazione, depressione e rassegnazione. La fase di protesta e di vendetta (qualora non si concluda in modo tragico) ha termine dopo un certo periodo a ragione dell’esaurimento delle risorse emotive e cognitive. Subentrano allora altre emozioni egualmente negative, anche se di natura diversa. Il seduttore respinto va incontro a forti esperienze emotive di impotenza, di disperazione, di desolazione e di depressione.
Distrutto dal dolore e dal dispiacere, spesso piange, rimane a lungo a letto, si colpevolizza, continua a ruminare su idee fisse in riferimento all’avventura seduttiva interrotta, guarda basito e smarrito in giro, cede facilmente all’alcool o alle sostanze stupefacenti, sta sveglio di notte a guardare la televisione o davanti a internet (insonnia), oppure si sveglia molto presto al mattino (insonnia mattutina), oppure, al contrario, dorme troppo (ipersonnia), ha un forte calo dell’appetito o mangia in eccesso (iperfagia).
Sul piano psicologico, il quadro qui descritto rimanda a una condizione di depressione. In questa fase il seduttore respinto cade in uno stato letargico e non ha voglia di niente. Il fatto stesso di vivere diventa una fatica molto pesante, talvolta insopportabile. Non ci sono più interessi. Non ci sono più ragioni per cui valga la pena di vivere. Il seduttore respinto si sente solo, isolato, abbandonato ed escluso, trova grande difficoltà nei contatti sociali ed evita attentamente di fare nuove conoscenze. Il seduttore respinto nutre quindi pensieri di morte, considerata come una liberazione.
Talvolta il suicidio è preceduto dall’omicidio dell’ex partner. Se la protesta può sfociare in parecchi casi nella depressione, in altri si conclude con la rassegnazione. E la capacità di adeguarsi in modo consapevole alla condizione del rifiuto. E una forma di adattamento a una realtà penosa, sia pure a malincuore. Questa accettazione presuppone ed esige un’operazione piuttosto complessa di conversione mentale: si tratta di passare da una valutazione negativa a una almeno indifferente della situazione dolorosa del rifiuto.

Tratto da LA SEDUZIONE di Anna Bosetti
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