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Il quadro politico del 1870 in Italia




Nella prima metà degli anni ’70 si verificarono nel quadro politico italiano alcuni significativi cambiamenti: aumentò il numero di deputati che non si collocavano ne a destra ne a sinistra, si accentuarono le fratture interne alla destra. Accanto alla vecchia sinistra piemontese guidata da Agostani Depretis e alla cosiddetta sinistra storica dei Garibaldini, veniva emergendo una sinistra giovane: espressione di una borghesia moderata attenta alla tutele dei propri interessi. Il 18 marzo 1876 la destra si presentò divisa nella discussione di un progetto per il passaggio alla gestione statale delle ferrovie, il governo Minghetti messo in minoranza presentò le dimissioni. Pochi giorni dopo il re chiamò a formare il nuovo governo Agostino Depretis, che costituì un ministero formato esclusivamente da uomini della sinistra. Nelle elezioni politiche del novembre di quell’anno la sinistra riportò un nettissimo successo. Con la cosiddetta rivoluzione parlamentare del marzo 1876 si apriva una nuova fase della storia politica dell’Italia unita, si allontanava l’età delle lotte risorgimentali mentre scomparivano nel giro di un decennio gli ultimi protagonisti di quella stagione: Mazzini spentosi in solitudine ed in semi clandestinità a Pisa nel 1872, Vittorio Emanuele II e Pio IX nel 1878, Garibaldi morto a Caprera nel 1882. la sinistra parlamentare aveva fortemente attenuato la sua originaria connotazione radicale fino ad accogliere componenti moderate o addirittura conservatrici. Depretis fu capo del governo per oltre 10 anni, il programma della sinistra era basato sull’allargamento del suffragio universale, sulla riforma dell’istruzione elementare e il decentramento amministrativo. La prima riforma attuata fu quella dell’istruzione elementare: la legge Coppino del 1877 ribadiva l’obbligo della frequenza scolastica portandolo fino a 9 anni, la nuova legge elettorale del 1882 concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini che avessero compiuto il 21 anno di età e avessero superato l’esame finale del corso elementare. A causa dell’alto tasso di analfabetismo la consistenza numerica dell’elettorato restava sempre piuttosto bassa: poco più di 2 milioni pari al 7% della popolazione. Furono le preoccupazioni dell’allargamento del suffragio e del conseguente prevedibile rafforzamento dell’estrema sinistra a favorire quel processo di convergenza fra le forze moderate che nacque da un accordo tra Depretis e il leader della destra Minghetti e che prese il nome di Trasformismo: la sostanza del trasformismo stava nel venir meno delle tradizionali distinzioni ideologiche tra destra e sinistra. A un modello bipartitico di stampo inglese se ne sostituiva un altro basato su un grande centro che tendeva ad inglobare le opposizioni moderate e a emarginare le ali estreme. La maggioranza veniva costruita giorno per giorno a forza di compromessi e patteggiamenti.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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