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La pedagogia dei luoghi psicomotori di Bernard Aucouturier

La pedagogia dei luoghi psicomotori di Bernard Aucouturier


Una parte fondamentale del lavoro dello psicomotricista è data dall’allestimento della sala di psicomotricità.
La sala è rivestita in legno o in moquette e dispone dei tradizionali attrezzi da palestra (spalliere, materassi, cavalletti…). Sono presenti cuscini, tessuti colorati, parallelepipedi di gomma piuma, palloni, mattoni per costruzioni, plastilina. Nella sala si entra senza scarpe. Qui il bambino ripercorre le dimensioni qualificanti dell’esperienza ludica infantile. Questa esperienza avviene grazie alla delimitazione e alla strutturazione del setting psicomotorio in tre luoghi principali: luogo del gioco senso motorio; luogo del gioco simbolico; luogo del gioco di rappresentazione. I piani di esperienza sono stati rielaborati da Cartacci in sei aree:
1. Area del gioco tonico-emozionale: interessa il tono muscolare e implica giochi di equilibrio-disequilibrio, rotolamenti, dondolii, scivolamenti e cadute. Il bambino qui ritrova le esperienze originarie, il primo dialogo fatto di contatti,e lo sperimenta in una continua dinamica di contrasti attraverso proposte mirate a fargli vivere una relazione affettiva buona, che stimoli il suo potere di iniziativa.
2. Area del gioco presimbolico: si ha la presenza di immagini interne che contribuiscono a costituire l’esperienza di sé e del bambino. Compaiono qui gli oggetti sostitutivi dell’adulto, gli oggetti transazionali. Si privilegia la sensibilità visiva con le nozioni di presenza – assenza e le percezioni interne. Ci si nasconde, si costruisce e si distrugge.
3. Area del gioco senso motorio: si afferma dai 2/3 anni grazie alla maturazione neurologica che fornisce al bambino la percezione di non essere solo corpo, ma di avere un corpo. Il bambino sa procurarsi piacere, tutto è occasione per sperimentare i propri confini corporei e la propria capacità di contenimento e abbandono. Il bambino salta, si tuffa, si arrampica.
4. Area del gioco simbolico: destinata al gioco di finzione. Personaggi, relazioni e fantasie vengono inscenate attraverso l’azione della quotidianità fino alla realtà fantastica ed emozionale.
5. Area del gioco di coordinamento: il bambino privilegia il ricorso ad un uso efficace del movimento. Si accentua in lui l’interesse verso la dimensione bio-meccanica del corpo: si cerca la misura, la competizione, il risultato.
6. Area del gioco di rappresentazione astratta: qui si manifesta la tendenza del bambino a rappresentare contenuti reali o immaginari. Il bambino prende distanza dall’oggetto e accede ai processi di simbolizzazione e di astrazione. (es: il bastone diventa una spada, un cavallo, un serpente…)

Le forme che assume il gioco infantile sono rivelatrici di altrettante forme di esperienza del bambino. L’educatore deve mostrare di saper cogliere le ripetizioni significative che il bambino manifesta attraverso il gioco individuando gli schemi motori a esse collegate. L’educatore deve sapersi fare cassa di risonanza tonico-emozionale di fronte a questi schemi che il bambino ripete compulsivamente per riuscire a superare l’angoscia a essi legata.

Nel setting psicomotorio un ruolo centrale è affidato agli oggetti a disposizione del bambino. L’oggetto psicomotorio è tale perché non strutturato, ha una flessibilità di significati che può assumere in diversi contesti. Ogni oggetto può rappresentare qualsiasi cosa a seconda della fantasia del momento. Alcuni significati sono comunque più frequenti e ricorrenti:
cerchi di diverse dimensioni: spazio chiuso nel quale è possibile entrare col proprio corpo, protegge o imprigiona….
palloni di diverso diametro, forma, materiale: il seno materno, il fratellino, la sorellina…
corde di diverse lunghezze e colorate: il legame che unisce, il cordone ombelicale…
tubi di cartone: fucili, spade, rapporto col padre…
cuscini: aggressione e seduzione
tessuti di vari colori/dimensioni: placenta, avvolgimento materno, intimità, protezione, travestimento…
cartoni da imballaggio: la casa, la madre…
materassoni, spalliere, specchi: si offrono come ponti
il corpo dell’educatore: può essere in prima persona oggetto di investimento simbolico dell’attività, come sostituto del padre, la legge, o della madre, l’affettività
L’oggetto è un mediatore fondamentale della relazione del bambino con se stesso e con ciò che lo circonda, da ciò si può capire, osservare e interpretare la narrazione che il bambino costruisce giocando.

Tratto da PEDAGOGIA DEL CORPO di Adriana Morganti
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