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La voce come produzione corporea in Roy Hart e Demetrio Stratos


Grido e gesto sono indissolubilmente legati fra loro: è impossibile gridare restando immobili. Si distingue il grido di richiamo (desiderio di essere riconosciuto come soggetto) e il grido di affermazione (volontà di essere soggetto).
Roy Hart riprese la ricerca di un suo professore, Alfred Wolfsohn, che aveva sviluppato un metodo di lavoro tra voce ed emozioni. Metteva gli allievi in condizione di cantare, seguendo e riconoscendo la loro voce, per accedere al mondo pre-verbale, al piacere del suono percepito in tutto il corpo fino ad un nuovo apprendimento del linguaggio articolato. Roy Hart ha individuato tre principali risuonatori che amplificano la portata sonora: il risuonatore cranico, quello toracico e quello addominale.
Da sempre la voce evoca l’immagine della vita, Roy Hart vuole far ritrovare questa consapevolezza.
Demetrio Stratos inizialmente usò la sua voce nel canto, scoprendo le potenzialità del suono vocalico. Egli creò quindi una sorta di psicomotricità vocale, la voce riscoperta dall’artista è un linguaggio non verbale, composto da suoni e rumori con i quali si manifesta la vibrazione psico corporea. È una sensibilizzazione all’ascolto, perché ciò che il linguaggio non dice è in grado di dirlo il corpo. La percezione del suono del corpo è l’ascolto della vibrazione. La relazione è anche questo: creare un ponte capace di aderire il più possibile alla persona che si vuole ascoltare, porre in gioco l’intera corporeità facendola risuonare.

Tratto da PEDAGOGIA DEL CORPO di Adriana Morganti
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