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Proposta formativa: attraversare il bosco di notte


Quando si è adulti,conoscere assume sempre più i carattere di una impresa autoriflessiva e metaconoscitiva. In situazione di formazione è facile rilevare indizi di ambivalenza di fondo rispetto al compromettersi. Questa proposta cerca di mettere in scena questa ambivalenza per sfruttarne il potenziale trasformativo. Attraversare il bosco di notte significa andare la dove la paura non farebbe andare, incontrare aspetti sconosciuti ed desiderati radicati in noi, significa comprendere che i problemi possono essere analizzati dal punto di vista personale, da quello sistemico e da quello archetipo. Una formazione autobiografica va oltre la ricostruzione documentata del passato, perché è sempre ricognizione e ristrutturazione di sé. Rendersi conto dei vincoli è uno degli esiti principali ma è anche una condizione. Le radici della conoscenza biografica sono ritrovabili nel disorientamento, nell’interrogazione perché emozioni e sentimenti non abitano le zone diurne della formazione. È diffuso il riferirsi nella scuola a sentimenti non funzionali al decorso scolastico come a problemi da risolvere, come se la loro presenza fosse estranea al compito educativo. Una formazione autobiografica invoca invece la presenza di soggetti unici ed irripetibili con relazioni ed emozioni. Le condizioni della formazione influenzano la capacità di chi impara a tener conto delle proprie emozioni, portandole nel lavoro di autoconoscenza.
Questo è un percorso di formazione per formatori orientato in senso autobiografico.
Il gruppo è formato da 14 persone, seduti su sdraio disposte a cerchio nel frutteto dell’hotel. Si consegna a ciascuno un diario notturno e uno diurno dove dovranno essere scritte tutto ciò che verrà suggerito dall’esperienza.
Dopo cena, si ritorna al frutteto a coppie e,seduti uno in fronte all’altro, si presentano a vicenda. C’è un tempo per parlare e uno per ascoltare. Dato che è sera, ognuno ha con sé delle candele. L’obiettivo è quello di generare reciproca conoscenza e creare il gruppo. Raccontare la propria storia in modo sempre diverse consente di avviare un confronto tra i paradigmi impliciti di auto descrizione. “come ci descriviamo quando possiamo farlo?”.
Il contesto formativo è protetto, favorevole e inserito in contesto naturale. In Cina, secondo la teoria dei 5 elementi, ogni cosa del mondo è ascrivibile ai cinque elementi primari (legno,fuoco,terra,metallo,acqua) intesi come 5 stadi di forze. È una prospettiva che può abbracciare un campo vastissimo, dall’agricoltura all’alimentazione, medicina e psicologia…
I momenti di passaggio del seminario vengono scanditi da una esercitazione: ci si dispone a gruppi di 5 con un grande foglio bianco, ci si parla, ci si conosce e si decide con quale elemento della categoria ogni membro del gruppo voglia identificare il proprio punto di vista. Si traccia poi il mandala al centro del foglio, disegnato il quale si traccia un ulteriore centro esterno. Il foglio è distinto così in tre settori dove vanno via via raffigurate gli aspetti relativi alle vicissitudini occorse all’emozione dell’elemento scelto.
La giornata seguente è dedicata al pensiero retrospettivo, alla memoria e alle sue connessioni. Si riscoprono le percezioni, resistenze ed entusiasmi. Il racconto di sé si sviluppa nel processo.
Riuniti nella palestra si formano poi delle coppie. A turno una persona dovrà condurre l’altra,bendata,lungo un percorso anche esterno. Bendati si è come bambini,totalmente dipendenti dagli altri. È consentita ogni modalità di contatto diretto e sonoro (battito di mani,suoni vocali), ma è vietato il ricorso all’uso della parola. Le attitudini prevalenti sono due: quella di chi tutela l’altro imponendogli ad ogni passo la propria presenza fisica e quella di chi affida ogni apprendimento all’altro, disponendo solo una sequenza di esperienze percettive.
Nel pomeriggio il lavoro è tutto centrato sulla parola. Si produce uno scritto individuale evocativo; si ha un giro di parole condivise tra i partecipanti sollecitate da domande riflessive da parte dei conduttori. Le parti di se si ricompongono nell’invito conclusivo a rivolgere un ringraziamento a qualcuno per il soggettivo modo di porsi rispetto all’evento descritto.
A mezzanotte, si fissano le regole e si creano le condizioni per l’esperienza. I partecipanti sono portati in palestra dove potranno agire liberamente, ognuno diventa già riconoscibile. È tutto molto teatrale, perché il teatro è fortemente educativo.
L’ultima attività il giorno seguente è quella di stare in cerchio in mezzo agli alberi. Si fa il gioco dell’eroe: si inventa una fiaba personale attraverso l’aiuto delle carte. Deve esserci un protagonista (l’eroe, il soggetto), un ostacolo che si sovrappone all’eroe e un altro soggetto alleato dell’eroe. Ci sarà anche un oggetto magico che ha la funzione di essere tramite per la realizzazione. I racconti scivolano ben oltre il racconto.
Ai margini del bosco, si sosta in silenzio per un tempo volutamente lungo. Ci si immergerà poi nel bosco oscuro, dove davvero non si vede nulla. Il passo diventa via via più sicuro. A coppie suggeriamo di comunicare le nostre sensazioni perché la parola sblocca le tensioni. Finito il bosco ci si distacca e si avanza in solitudine per sbucare alla fine del bosco dove si fa il bagno nel lago.

Quali processi sono generati in questo percorso?
E’ diffusa la tendenza a considerare le emozioni come processi interiori e privati, mentre appartengono al contesto tanto quanto all’individuo: sono pattern di interazione,modi di stare assieme e di costruire. La rottura di schemi abituali della formazione apre a nuovi orizzonti ma anche perplessità ed inquietudini. Ciò che rende formativa una proposta come questa è la metacognizione e la valutazione continua. Si porta il soggetto della formazione a guardarsi dentro, a provare a perdersi e ritrovarsi poi con la consapevolezza che si è pronto a tornare sui propri passi con la possibilità di crescere. L’avventura evoca il tempo e fa vivere il corpo, che attraverso l’avventura esercita la presa sul mondo.

Tratto da PEDAGOGIA DEL CORPO di Adriana Morganti
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