Test di mutazione genica nei batteri

Batteri ed eucarioti semplici come lieviti e funghi costituiscono sistemi cellulari particolarmente adatti per rilevare e studiare effetti quali la mutazione genica, specialmente quando essa determina cambiamenti nelle richieste nutrizionali degli organismi, o fenomeni genetici ad essa intimamente collegati come la riparazione o la malsegregazione cromosomica. 
I batteri, come sappiamo, crescono rapidamente in mezzi di coltura semplici, il loro ciclo cellulare è ben caratterizzato e le conoscenze sulla genetica batterica sono pressoché complete, per questi motivi i test che si basano su organismi procariotici risultano di facile esecuzione, rapidi e poco costosi. 
Il principale requisito di un test per il rilevamento di una mutazione genica è quello di mettere in evidenza qualunque tipo di alterazione della sequenza nucleotidica indotta in uno o più geni bersaglio. I test di mutagenesi possono quindi sfruttare il sistema della mutazione in avanti, che si basa sulla riduzione o sulla perdita della funzione codificata dal gene bersaglio, o il sistema della reversione, in cui il bersaglio genetico è rappresentato da un gene mutato e inattivo che recupera la sua funzione originaria a seguito di un secondo evento di mutazione. 
Quindi nel caso di sistemi basati sull'induzione di mutazione in avanti si osserva la comparsa di colonie mutanti in una popolazione di cellule a fenotipo selvatico; nel caso, invece, di sistemi basati sulla reversione si rileva la presenza di cloni selvatici in una popolazione cellulare a fenotipo mutato. In generale, comunque, la maggior parte dei test di mutazione che utilizzano il principio di reversione, utilizzano preferibilmente ceppi di Salmonella typhimurium o di Escherichia coli auxotrofi per alcuni amminoacidi.