Skip to content

Ecologia e geopolitica

Le attività umane, che hanno sempre avuto influenza sull’ambiente, dall’inizio della rivoluzione industriale hanno cominciato a produrre modificazioni nella biosfera, compromettendone l’equilibrio:
i maggiori produttori di inquinamento sono i paesi più popolosi e più industrializzati; l’inquinamento si estende anche fuori dai confini dei paesi che lo producono, in particolare, verso i paesi del Terzo Mondo. I principali agenti inquinanti dell’atmosfera delle città derivano dall’uso di combustibili fossili (carbone, carburanti a base di petrolio). In futuro, il problema dell’inquinamento atmosferico sarà sempre più aggravato dall’enorme aumento del numero di autoveicoli in circolazione in tutto il mondo
a causa dell’inquinamento atmosferico, le piogge possono divenire acide e danneggiare le foreste, i laghi, gli edifici
in alto nell’atmosfera si trova uno strato di un gas, l’ozono, che protegge la Terra dall’eccesso di raggi solari ultravioletti. Questo strato si è molto assottigliato negli ultimi decenni; la maggior parte degli scienziati ritiene che i responsabili siano i CFC, utilizzati nei frigoriferi, nei condizionatori d’aria e in alcune bombole spray. L’aumento di raggi ultravioletti può provocare molti danni alla salute e causare squilibri nella crescita delle piante, danneggiando l’agricoltura. Lo strato di ozono è diminuito sulla maggior parte del pianeta, ad eccezione delle zone equatoriali; la diminuzione maggiore ha avuto luogo in corrispondenza dei 2 poli: sopra l’Antartide essa è particolarmente grave ed è qui che il fenomeno fu osservato per la prima volta e fu chiamato buco dell’ozono
nell’atmosfera terrestre si trova uno strato di gas, detti gas serra (il più importante è l’anidride carbonica), che trattengono il calore del sole. A causa dell’inquinamento, la quantità di gas serra sta aumentando rapidamente e per effetto serra si intende un preoccupante aumento di questo fenomeno, con conseguente innalzamento della temperatura. Le fonti principali di anidride carbonica sono l’uso di combustibili fossili (carbone e petrolio), la deforestazione, gli incendi di foreste, i cambiamenti nell’utilizzo del suolo, la combustione del legname. Secondo molti studiosi, con un aumento della temperatura anche solo di 2-3°C, molti ghiacciai si scioglierebbero, l’acqua derivata andrebbe ad innalzare il livello del mare e buona parte delle coste attuali sarebbero sommerse. Il problema del clima è fra quelli che non possono essere affrontati su scala nazionale, ma a livello mondiale, con il consapevole contributo di tutti i paesi. Numerose conferenze hanno portato avanti il dibattito sul problema della riduzione dei consumi e delle emissioni di gas altamente inquinanti. Nel 1997, a Kyoto, 31 paesi hanno firmato un protocollo sul clima contenente l’impegno di ridurre le emissioni di gas serra. Nel 2001 Bush ha fatto marcia indietro, sconfessando il trattato; l’UE, invece, ha detto di sì al trattato
in tutto il mondo esistono problemi relativi all’acqua: prima di tutto l’ inquinamento delle acque. In molte zone l’acqua inquinata, se usata per bere o per lavarsi, può essere veicolo di malattie infettive. Questo problema è diminuito nei paesi avanzati grazie alle attuali norme igieniche, ma persino qui l’acqua può talvolta portare malattie. Nei paesi industrializzati, il problema principale è l’inquinamento chimico; le fonti sono gli scarichi industriali, gli scarichi agricoli contenenti pesticidi e fertilizzanti, le perdite accidentali da discariche di rifiuti e industrie
è dall’inizio della rivoluzione industriale che il problema dei rifiuti è diventato impellente:sembra che l’interrogativo più pressante della nostra civiltà sia diventato quello di come disfarsi di rifiuti scomodi e dannosi per la nostra stessa esistenza. Dagli anni ’50, poi, l’umanità è alle prese anche con il preoccupante problema delle scorie radioattive
le foreste tropicali stanno scomparendo, per azione umana, ad una velocità impressionante. Almeno 500 milioni di ettari sono già scomparsi, distrutti dall’uomo per cercare pascoli e terreni coltivabili, risorse minerarie e legnami pregiati. Si è discusso molto sui metodi che si potrebbero utilizzare per salvare la foresta tropicale: è interessante notare che, secondo alcuni studi, mantenere intatte le foreste e raccogliere i loro prodotti (frutta, resina, piante utili) sarebbe molto più redditizio che distruggerle per ottenere legname
in circa metà dei paesi del mondo, il suolo viene eroso e scompare ad una velocità molto superiore a quella naturale. Ogni anno, miliardi di tonnellate di terra finiscono in mare o vengono portati via dal vento; in generale, le zone più colpite sono quelle ad alta piovosità, dove i violenti acquazzoni provocano un’erosione da pioggia del suolo. Le cause principali del fenomeno sono: l’eccessiva coltivazione, il pascolo eccessivo del bestiame, la deforestazione e le tecniche sbagliate di irrigazione. Se in molte zone i deserti stanno avanzando a grande velocità, in alcuni casi si tratta di un fenomeno naturale (desertizzazione), ma in altri si tratta di un fenomeno molto preoccupante, detto desertificazione, causato dalle stesse attività umane che provocano l’erosione del suolo. Oggi le aree colpite in qualche misura dalla desertificazione occupano quasi un quarto delle terre emerse
attualmente, le riserve mondiali di pesce stanno diminuendo, perché sono minacciate da numerose cause: l’inquinamento delle acque, la distruzione di ecosistemi marini, la pesca eccessiva. Negli ultimi anni sono stati distrutti numerosi ecosistemi acquatici, in particolare quelli costieri e di acque basse. Una causa è stata la sempre maggiore richiesta di pesce e di prodotti derivati dal pesce; un’altra causa sono alcune tecniche di pesca utilizzate, che uccidono molti più organismi di quelli che poi effettivamente gli uomini utilizzano (es.: pesca a strascico). Nonostante le ricerche effettuate, non sappiamo ancora come sfruttare le risorse marine in modo efficace. In Italia si sta cercando di creare perlomeno alcune piccole aree, le riserve marine, in cui è proibita la pesca
stanno scomparendo a gran velocità le piante selvatiche i cui geni sono essenziali per la conservazione delle nostre principali colture. Una possibilità per proteggere gli organismi minacciati lontano dai loro habitat è quella di farli crescere in orti botanici, zoo, acquari, piantagioni o banche di geni, ma il miglior modo di proteggere la varietà biologica minacciata resta comunque quello di proteggere gli ambienti naturali. Da quando è comparso l’uomo, la velocità con cui le specie si estinguono è aumentata vertiginosamente: il ritmo attuale delle estinzioni è 400 volte superiore a quello naturale. Il problema delle estinzioni è aggravato dalle complesse relazioni che esistono tra specie diverse: gli scienziati ritengono che ogni specie vegetale abbia da 20 a 40 specie animali che dipendono da essa  per ogni pianta che scompare, finiranno per scomparire altre specie animali

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.