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Peacekeeping


Prevalenza africana per guerre e crisi. Non sono pacifiche, sono volontarie, costose, implicano una contropartita per gli stati che partecipano (ottengono qualcosa). Oggi sono 15 quelle attive e stanno diminuendo. Dal 1948 ne sono state create 64 (51 solo dal 1988). Le persone coinvolte sono 120000 tra uniforme, personale civile locale, volontari ONU, civili internazionali, deceduti 2850. Bilancio solo da giugno 2010 a luglio 2011 7,26 miliardi di $, aumento negli anni e superiore al bilancio ordinario.
Si distinguono due gruppi di contributori: finanziari (Usa, Giappone, Uk, Germania, Francia, Italia) e di uomini (Pakistan, Bangladesh).
A riguardo da sottolineare che 1) Uk e Usa sono impegnati molto anche in altre campagne con molti loro uomini al di fuori dell’ONU, 2) pericolo maggiore che gli uomini inviati in peacekeeping siano poi processati per violazione diritti umani. Prassi del Consiglio di sicurezza a limitare nel tempo il mandato, piuttosto poi prorogarlo.
Origine storica dal peacekeeping: le missioni di osservatori. La prima nel 1948 creata dal Consiglio di sicurezza per vigilare sulla tregua e cessate il fuoco in Palestina → misura provvisoria ex articolo 40 (mediatore + cessate il fuoco). Altro esempio, nel 1993 il Consiglio di sicurezza istituisce una missione di osservatori in Georgia per vigilare sul cessate il fuoco, indagare sulle violazioni della tregua. Fondamento è l'articolo 34, inchiesta.
Le missioni di osservatori sono imparziali, richiedono il consenso delle parti, personale disarmato (legittima difesa e basta), meri compiti di osservazione e rapporto.
Prima missione peacekeeping vero e proprio è l'UNEF I, creata dall’assemblea nel 1956 al termine della crisi di Suez. Compiti → garantire la fine delle ostilità, ritiro delle truppe Uk e Francia e ritiro Israele dall’Egitto, fare da cuscinetto. Interviene quando è finito il confronto armato e ci rimane fino al 1967 (l'Egitto chiede che se ne vada). Fatta dall'Assemblea e non daL Consiglio di sicurezza perché il Consiglio di sicurezza era ancora bloccato dai veti.
Seconda ONUC, creata dal Consiglio di sicurezza nel 1960 perché il Congo ottiene indipendenza dal Belgio e la missione ha il compito di garantire il ritiro delle truppe belghe, assistere il nuovo governo nel mantenimento dell’ordine, offrire assistenza tecnica. Ha competenza più ampia dell’Unef I ma si amplia ulteriormente per crisi maggiore in Congo → ucciso Numumba nel 1961. Con un’altra risoluzione il Consiglio di sicurezza esorta l'ONUC a prendere misure necessarie per impedire l'insorgere di una guerra civile → cessate il fuoco e uso forza in ultima istanza. La situazione si complica nel 1961 per tentata secessione della regione del Katanga → risoluzione del Consiglio di sicurezza che autorizza il Segretario generale (delega) a prendere una misura vigorosa, compresa la forza per far arrestare e detenere in attesa dell’espulsione, i soggetti militari e paramilitari e mercenari e stranieri. L'ONUC prende dunque posizione nello scontro contro il Katanga.
UNPROFOR → Consiglio di sicurezza 1992 per ex Jugoslavia. Creata per operare in Croazia ma si sposta in Bosnia e Macedonia seguendo il conflitto. Scopo → creare le condizioni di pace per un negoziato e per una soluzione globale del conflitto. Inizialmente non prevede l'uso della forza. Successivamente viene ampliato il mandato: vigilare sulla smilitarizzazione, ritiro forze jugoslave, garantire no fly-zone in Bosnia, sicurezza dell’aeroporto di Sarajevo, difendere aree protette anche con la forza, rispetto del cessate il fuoco.
UNOSOM, 1992 creato da Consiglio di sicurezza per la crisi in Somalia (anarchia e guerra civile). Scopo → cessate il fuoco, proteggere il personale ONU nell’aeroporto, scortare aiuti umanitari soprattutto.
(Creata da Consiglio di sicurezza nel 1992 Unitaf → una forza multinazionale autorizzata a usare ogni mezzo necessario per un ambiente sicuro. UNITAF non è peacekeeping) Viene creata Unosom II perché la prima non era sufficiente e contrasti tra stati che partecipano: porre in essere tutte le misure appropriate, prevenire la violenza, sequestro delle armi ai gruppi armati non autorizzati. violazioni dei diritti umani da parte di forze peacekeeping. Ritirata nel 1995.
UNOCI, 2004 Costa d'Avorio. Risoluzione 1528 del Consiglio di sicurezza. C’era stato un accordo di pace tra le due fazioni nel 2003 ma non venne attuato: l'UNOCI interviene. C’erano anche Ecowas (organizzazione economica africana ma può fare peacekeeping, forza militare autorizzata da Consiglio di sicurezza) più le forze francesi autorizzate da ONU all'uso della forza (questa però è autorizzazione all'uso della forza ad uno stato, il Consiglio di sicurezza non ha istituito le forze francesi → non sono peacekeeping) per proteggere UNOCI e i civili. Oggi ci sono 100000 uomini e c’è stata un'estensione del mandato per l'UNOCI → cessare le ostilità, impedire il movimento dei gruppi armati tra le frontiere, assistenza al governo nel disarmo e smantellamento milizie, libere elezioni (ci sono state in precedenza ma due presidenti controversi), ricostruire apparati di stato, proteggere civili e ONU, embargo alle armi, assistenza umanitaria, facilitare con Ecowas e altri attori internazionali il ristabilimento del governo e imparzialità dei media (perché incitavano alla violenza), protezione dei diritti umani, ristabilire polizia civile, processo di pace. Ultimissima risoluzione del Consiglio di sicurezza: 19/01/2011 a fronte della crisi attuale e delle elezioni presidenziali: aumento personale, usare tutti i mezzi per attuare i compiti UNOCI.
Peace-keeping → il conflitto è finito. Azione intrapresa per preservare la pace e assistere le parti nell’attuazione degli accordi di pace o di cessate il fuoco. Scopo: consolidare la fine degli scontri e la pace. (UNEF I, ONUC, UNOCI, UNPROFOR).
Peace-enforcement → il conflitto è in corso. Azione coercitiva che si frappone tra le fazioni in lotta. Autorizzazione all’uso forza da parte del Consiglio di sicurezza. Scopo: ripristinare la pace → può essere fatto dagli stati se sono autorizzati dal Consiglio di sicurezza ma allora è autorizzazione dell’uso forza, non peace-enforcement. (ONUC, UNPROFOR, UNOSOM, UNOCI).
Peace-building → il paese è uscito dal conflitto. Azioni preventive in situazioni post-conflittuali. Scopo: ridurre il rischio di caduta o ricaduta in un conflitto, rafforzare le capacità di gestione di un paese, stabilimento di fondamenta per una pace sostenibile. Ricostruzione democratica, fare uscire definitivamente dal conflitto il paese. (UNOCI).
Si distinguono 4 generazioni di peace-keeping (la IV non esiste, si pensa possa essere un esercito permanente dell’ONU).
Caratteristica comune a tutte è comunque la delega del Consiglio di sicurezza al Segretario per il reperimento e il comando delle forze ex articolo 98.
I. Peace-keeping tradizionale, I generazione. UNEF I. Non corrisponde al modello della Carta perché i contingenti sono reperiti di volta in volta (presumendo sempre il consenso dello stato). L'uso della forza è limitato. Si origina nel Consiglio di Sicurezza e ha per obiettivo quello di interporsi tra le parti in causa in tregua per prevenire la ripresa del conflitto. Contingenti militari degli stati membri forniti tramite accordi con il Segretario generale. Contingenti nazionali coordinati dall'ONU e il personale deve rispettare i diritti umani. Imparzialità del contingente e divieto dell'uso della forza se non per difesa della missione.
II. Peace-keeping multifunzionale, II generazione. UNOCI. Posta in essere in situazioni post conflittuali, spesso sulla base di accordi di pace, per aiutare a trovare la via della normalità. Forti componenti civili e di polizia, il capo missione è un civile. Più funzioni → disarmo, monitoraggio o organizzazione delle elezioni, assistenza nella ricostruzione delle forze di polizia, istituzioni etc, vigilanza sui diritti umani. Elementi di peace-keeping, enforcement, building. Obiettivi estesi a llasfera civile, politica, sociale.
III. Operazioni miste, III generazione. UNPROFOR, UNOSOM I E II, ONUC. Peace-keeping robusto → facoltà di uso della forza in legittima difesa non solo della missione, ma anche del mandato soprattutto per fini umanitari: protezione della distribuzione degli aiuti etc. peacen-forcement → facoltà di usare la forza contro una fazione o più (così l'ONU è parte del conflitto), imposizione della pace con la forza. Difficoltà per ambiguità del mandato, impreparazione, perdita di imparzialità, fallimenti (UNPROFOR, UNOSOM).

Tratto da LE NAZIONI UNITE di Alice Lavinia Oppizzi
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