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Teorie dell'egemonia

Teorie dell'egemonia



Il termine definisce la supremazia di uno stato che, sulla base di risorse di varia natura, ha una preminenza sulle altre unità statuali. Stati dominanti che esercitano una autorità parziale sopra multipli subordinati sono stati considerati egemoni.
L’egemonia designa l’influenza che una grande potenza stabilisce sopra gli altri stati del sistema e che può variare dalla leadership al dominio.

È possibile suddividere le teorie dell’egemonia fra teorie olistiche che hanno come unità di analisi il sistema internazionali e teorie riduzioniste che hanno come unità di analisi le relazioni tra gli stati. Tra le prime c’è la teoria dei cicli lunghi e quella dell’economia mondo. Tra le seconde c’è la teoria della stabilità egemonica e la teoria della transizione di potere.
Tutte le teorie dell’egemonia sono accomunate da un’idea di fondo: che la stabilità del sistema internazionale dipenda da una concentrazione di potenza cioè da una concentrazione diseguale ma ottimale della potenza. È l’ipotesi opposta alle teorie dell’equilibrio di potere. Tanto più è evidente la disparità nella distribuzione di potenza tra egemone e sfidanti, tanto meno sarà probabile il ricorso alla guerra.
La distribuzione del potere tra gli stati è il fattore centrale per la stabilità/instabilità di un sistema. All’interno della tradizione realista ci sono 2 tipi di approcci che assegnano alla concentrazione/distribuzione del potere due ruoli speculari rispetto al tema stabilità/instabilità del sistema. Secondo i realisti che si rifanno alla teoria dell’equilibrio, evitare che si produca l’egemonia di uno stato è lo scopo primario e il mantenimento di un equilibrio di potere nel sistema è lo strumento essenziale per realizzare tale fine. L’ascesa di una potenza superiore alle altre è la principale fonte di instabilità del sistema che reagisce con la guerra dando vita ad alleanze antiegemoniche.
I teorici dell’egemonia accettano la premessa realista della natura anarchica dell’arena internazionale ma ritengono che l’ordine derivi dalla concentrazione del potere. La fonte massima di instabilità è legata al declino della potenza dominante che concede spazio alle aspirazioni degli sfidanti di rimpiazzare l’egemone attraverso una guerra costituente. Per questi autori (tra cui Gilpin), l’ordine può derivare esclusivamente da una concentrazione di potere adeguata. L’ipotesi di fondo è che l’ordine internazionale sia nel corso del tempo stabilito dall’esito di una guerra costituente che è all’origine della nuova epoca. Ciascun grande guerra si conclude con la creazione del massimo di ordine internazionale possibile. La fase culminante dell’ordine corrisponde al momento immediatamente successivo a una guerra costituente mentre la fasce discendente si verifica prima dello scoppio della guerra costituente successiva che farà emergere un nuovo ordine.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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