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Cambise, la conquista dell’Egitto

Cambise, la conquista dell’Egitto (529-522)

Successore di Ciro il Grande fu Cambise, che regnò sino al 522. A questo sovrano si deve la spedizione in Egitto, che iniziò nel 525. L’Egitto concludeva proprio in quell’anno il lungo regno del faraone Amasi, che aveva assicurato al paese un quarantennio di prosperità; l’Egitto di Amasi sebbene chiuso entro i suoi confini naturali, godeva di strettissimi rapporti con i greci e di un’eco-nomia era florida; escludendo il mondo greco era l’unica grande potenza ancora sulla strada della Persia. Nel momento in cui i Cambise iniziò la sua spedizione l’Egitto fu però abbandonato dai suoi alleati e lascito solo contro i persiani, i quali diressero direttamente sul Sinai, attraversando il Deserto Siriaco, dove furono riforniti di acqua dai beduini arabi, con i quali avevano stretto accordi. La prima grande battaglia si svolse proprio nel Sinai e vide gli i persiani sbaragliare l’esercito egizio; lo stesso Psammetico III (il faraone successore di Amasi), per poso non fu catturato. Il re persiano avanzò su Menfi e si impadronì della città, quindi, fatto prigioniero Psammetico e vinta la resistenza egizia concentrata ad Eliopoli, poté, nel maggio 525, proclamarsi re d’Egitto.
La politica di Cambise verso l’Egitto fu ambigua. Inizialmente egli tenne fede al precetto paterno di tolleranza verso le usanze e le religioni ma al ritorno dalla spedizione in Nubia la sua politica vero l’Egitto si fece più repressiva; secondo Erodoto ed altri storici di età romana ciò fu dovuto a squilibri mentali che si manifestarono al ritorno dalla Nubia. Anche le spedizioni militari verso terre remotissime possono essere, forse, imputate a questo. Come la spedizione per sottomettere l’Etiopia, che si risolse con la perdita dell’interno corpo d’armata, in seguito ad una tempesta di sabbia. A questo punto Cambise iniziò il viaggio di ritorno verso la Persia, era il 522 e proprio mentre era in viaggio arrivò la notizia dell’usurpazione di Gaumāta; si racconta che appena egli ne venne a conoscenza si suicidò. Era accaduto che prima di partire Cambise avesse fatto assassinare suo fratello, nel timore che potesse usurpare il trono; la morte del consanguineo era però stata mantenuta segreta, permettendo cosi a Gaumāta, un mago medo, di fingersi l’ucciso e di raccogliere il popolo attorno a sé sfruttando questa identità. Questo è ciò che raccontano le cronache, ed è probabilmente vero dato che Gaumāta riuscì ad insediarsi a corte come nuovo imperatore. La legalità dinastica fu ristabilita da Dario, un aristocratico di un ramo cadetto della dinastia Achemenide. Egli stesso, assieme ad un piccolo gruppo di congiurati, assalì l’usurpatore in un castello della Media e lo uccise insieme con i più cospicui dei suoi aderenti; in seguitò a ciò Dario salì al trono imperiale.

Tratto da STORIA DEL VICINO ORIENTE ANTICO di Lorenzo Possamai
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