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Alcune tendenze dell’organizzazione statale dell'impero Ming

Durante la dinastia Ming si mantennero gran parte delle istituzioni delle precedenti dinastie Tang, Song e Yuan, ma la forma e la sostanza di queste istituzioni subì nondimeno profonde evoluzioni, che riflettevano le trasformazioni socioeconomiche in atto nell’Impero. Un elemento di continuità è rappresentato dal prevalere dell’amministrazione civile su quella militare e dalla prosecuzione del sistema degli esami che confermò l’esautorazione dell’antica nobiltà dal potere politico: non un aristocratico ricoprì incarichi ad alti livelli durante la dinastia Ming e la burocrazia confermò la sua propensione ad essere un canale di ascesa sociale, soprattutto per la gentry, che in epoca Ming comincio ad identificarsi sempre di più con l’apparato amministrativo-burocratico. 
Una tendenza differente fu invece rappresentata dall’accentramento del potere, che rispetto all’e-poca Tang e Yuan, subì con i Ming una vera e propria riaffermazione. Inauguratore di questa politica fu decisamente Zhu Yuanzhang, che, con la sua paura dei complotti dotò lo stato di un efficiente sistema di polizia e spionaggio. Tale sistema -unito al prevalere dei civili sui militari- garantì egregiamente l’unità dell’Impero, ma divenne anche un’arma in mano agli eunuchi per conservare il potere. Lo strapotere degli eunuchi può infatti essere considerato il cancro dell’epoca Ming, come lo strapotere dei militari fu quello dell’epoca Tang. L’unico forte contrasto agli eunuchi fu infatti rappresentato dalla gentry, che essendo l’indiscussa amministratrice del potere a livello locale, poteva rendere inefficaci talune loro diposizioni. 
Per quanto riguarda la politica estera la continuità rispetto al passato fu ridotta. I Ming non si interessarono molto all’Asia centrale o a mantenere un solido controllo sulle vie commerciali del Bacino del Tarim (che dopo la circumnavigazione dell’Africa persero gran parte della loro importanza). I ming furono semmai orientati verso l’Asia del Sud e Nord Est: il Liaodong divenne parte integrante dell’Impero e la Corea uno dei suoi regni tributari; lo Yunnan e il Guizhou, sui quali in passato il controllo era stato incostante, vennero saldamente incorporati. 
Si erano ormai andate definendo le frontiere della Cina propriamente detta, rappresentate a Nord dalla Grande Muraglia (che fin dall’epoca Han ricalcava il confine naturale fra terre coltivabili e i pascoli e i boschi dominati dai nomadi), ad Ovest dalla “barriera della siccità”, al dì la della quale cominciava la regione del Tibet, e a Sud dal Vietnam e dalle popolazioni bellicose popolazioni indigene, che non si mescolavano ai cinesi ma rimanevano stanziate presso i confini nelle zone montagnose. Un’occhiata alla mappa a lato è chiarificante.

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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