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Il fulcro della crisi del pensiero scientifico

Il fulcro della crisi del pensiero scientifico


La crisi delle ideologie, la crisi di una teoria basata su una razionalità della ricerca, ha posto le condizioni di uno scetticismo diffuso sulla radicalità basilare nello studio teorico. È il metodo analitico in particolare ad essere messo in discussione nel periodo Postmoderno; e ciò avviene quando buona parte degli storici e critici si staccano dalla presunta razionalità obiettiva della ricerca e propongono una verità parziale. L’analisi scientifica della critica d’arte porta al surgelamento dogmatico di ogni impulso artistico, sino alla sparizione del senso pratico dell’esistere dell’opera, sino ad identificarla in fenomeno insufficiente, slegato da ogni storia parziale dell’individuo ma legato ad una storia collettiva e globale.

Dall'antinomia etica all'estetica edonistica


Verso la metà degli anni ’70 il Postmoderno decreta la fine delle ideologie politiche e inizia la sua marcia verso il fulcro del mercato. L’ideologia sottesa all’azione dell’arte nelle avanguardie e nelle neo avanguardie spinge il portato comunicativo verso una radicalizzazione dell’interventismo attivo dell’individuo, rendendo disagevole la separazione fra arte e vita. L’arte postmoderna ha creato un netto substrato fra mercato e creazione, fra fruitore e creatore, sì che ancora oggi si possa sostenere che l’arte è una realtà proprio perché ancorata nell’economia di mercato; è un buon investimento, un’ottima fonte di risorse. L’ideologia dell’arte non può mancare nella creazione, poiché le idee sono sempre la base istantanea del lavoro artistico. L’ideologia si svuota dai contenuti socio politici e diviene ideologia esistenziale, volontà di potenza,
necessità esistenziale; la prima coscienza dell’essere nell’arte.

Tratto da AVANGUARDIA NEL PRESENTE di Alessia Muliere
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