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La nascita del Postmoderno

La nascita del Postmoderno



L’inizio del Postmoderno va ricercato non nell’analisi, ma nell’acquisizione del potere rappresentativo. Il movimento Concettuale è stato il momento di massimo dissenso e di idealizzazione ideologica. Il Concettuale è stato il primo movimento odierno in opposizione al Moderno. Nascevano così nella mappa della contemporaneità i nuovi –ismi, i neo-movimenti (neo-astratti, neo-cubisti, neo-futuristi, neoespressionisti, neo-geo, neo-surrealisti), i post-formalismi esasperati. Una frattura si era delineata storicamente fra l’ideologia nell’arte e l’arte per l’arte. Il Moderno ha decretato la corrosione dell’estetica perché si è specializzato nella sua lucida esternazione (ha volgarizzato la formula edonista), mentre l’odierno vuole misurare le istanze etiche alla radice dell’estetica. In questa frattura c’è quello che chiamiamo Postmoderno: la perdita del centro, la prodezza dell’estetica e dell’apparenza (così come lo analizza il pensiero filosofico). La Società dello spettacolo d Guy Debord, coglie nella prima dimensione l’apparizione di una società fondata sul rapporto estetico, sia estatico che immaginista. Nella società degli anni ’70 l’arte continua ad essere un portato manifesto dell’etica sociale, ma col successivo fallimento delle ideologie politiche e gli intransigenti schemi collegati ad una mentalità terroristica, questo aspetto prende forme e contenuti prima romantici, come spesso la Body-Art, e poi esclusivamente solipsisti. Non è un caso che gli esponenti di punta del Postmoderno internazionale, quali i trans avanguardisti, gli espressionisti tedeschi e i profeti della simulazione occidentale, abbiano avuto origine da esiti concettualisti, spesso radicaleggianti.
Che poi alcune di queste frange usino il termine concettuale per definire di volta in volta la loro pittura o la loro scultura è un altro indice di come il Postmoderno abbia reso estetico qualsiasi strumento comunicativo azzerandone il coefficiente di informazione stessa. Le opere di Kosuth ad esempio, divenute ispiratrici di intere generazioni di artisti, hanno ricevuto valore nella loro rilevanza esclusivamente estetica, tralasciando invece il senso reale del messaggio. Sarebbe sbagliato comunque affermare che l’ideologia interna all’opera d’arte sia definitivamente sparita con la realizzazione del tempo Postmoderno. Se alla perdita del centro e alla radicale esteticità della vita sociale ha fatto eco un’intensa rastremazione della cultura scientifica nel campo delle lettere, è pur vero che nelle diaspore del Postmoderno si è conservato il germe ideologico sino alla sa successiva esternazione. Possiamo anche dire che è nella formula dell’operativismo che l’ideologia è riuscita a proiettare sino alla fine del Postmoderno la sua necessità reale. Il Concettuale diveniva così ciò che altrimenti poteva essere detto il “portato teorico” dell’arte: l’artista Postmoderno usa questo termine falsificando la reale portata comunicativa per dimostrare l’autenticità storica della forma ma di fatto sceglie di usare la parte estetica della teoria concettuale. In Italia il fenomeno viene sospinto con forza teorica dal critico Achille Bonito Oliva, che sulla scia della morte dell’arte di Argan giunge ad isolare il fenomeno della
Transavanguardia e teorizzare la figura dell’arte come fulcro dell’inutilità creativa, dell’individuo paradossalmente un parassita produttivo della società del benessere. L’idea trionfante di un’arte priva di contenuti, ma assolutamente utile economicamente alla costruzione di un sistema parallelo a quello economico e indipendente nella produzione ma non nel profitto fa sì che specie in Italia dove non è mai spenta la tradizione di un’arte ancorata alla memoria pittorica della società, ha inizio la fase forte e impegnativa dl Postmoderno. Più quest’arte si allontana dall’impegno culturale più fiorisce economicamente e più si isola dal contesto del potere. Un potere quello del Postmoderno fondato sull’estetica oggettiva, mai interessata alla discussione dei contenuti, perché inessenziali alla sua forma, alla sua origine del bello. L’arte del Postmoderno, vincendo la sua partita col mondo dell’economia, favorendo gli investimenti, in realtà induceva le forze ideologicamente più motivate all’isolamento per evitare compromissioni e fare immagine di se nella schiavitù economica con un potere privo di comunicati, un potere del nulla. Resa oggetto di investimento l’arte postmoderna libera i suoi dogmatismi alla ricerca del successo commerciale, come ad idealizzare il mercato, ma in fondo costituisce una nuova istituzione artistica, priva di seguito storico, ricca, sfarzosa, cinica, debole.

Tratto da AVANGUARDIA NEL PRESENTE di Alessia Muliere
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