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Le violazioni del linguaggio audiovisivo


La violazione del contratto fizionale è sempre un momento di rottura nella narrazione audiovisiva. Questa rottura spesso ha una funzione di consapevolezza da parte dello spettatore che attraverso l’errore, si rende conto di assistere a una rappresentazione.

Esempio controluce utilizzati da Vittorio De Sica. Ci mostra i pescatori e attraverso la violazione ci mostra i personaggi che non sono riconoscibili, perché ci vuole mostrare una comunità che non cancella le identità ma le rende uniformi.

Un’altra delle violazioni è lo sguardo in macchina, che si può considerare un lapsus nella continuità della narrazione audiovisiva, in quanto il personaggio interrompe quello schema naturale per cui la camera deve non esistere per i personaggi che partecipano alla messa in scena. Come per esempio in House Of Cards, il personaggio ci guarda e cerca in qualche modo complicità.

Tra le estremizzazioni della rappresentazione audiovisiva c’è la scelta dei fratelli Dardenne di utilizzare una messa in scena che ci avvicina molto alla strategia rappresentativa del documentario. Il punto forte di questa rappresentazione è l’audio in presa diretta, come nel film Rosetta. Il linguaggio dei fratelli Dardenne permette un livello di immedesimazione da parte del pubblico determinato dall’eliminazione della costruzione vera e propria.

Queste violazioni sono sporcature che diminuiscono la percezione della messa in scena e che ci riportano in un contesto documentario.
La violazione maggiore ha come protagonista il monitor, lo schermo che entra a far parte della narrazione come personaggio. È una violazione perché è un disvelamento di uno strumento che noi utilizziamo per la rappresentazione audiovisiva che è lo schermo. Lo schermo è qualcosa di bidimensionale che ci permette di accedere alla narrazione, ma che si occupa di falsificare la realtà entro determinati canoni: limiti di campo, inquadrature, costruzione della narrazione audiovisiva. Reininungs cassette che ci mostra la pulitura dello schermo da dentro.

In generale, là dove noi da spettatori abbiamo un senso di disagio, di discontinuità o di fastidio nella armonia della narrazione audiovisiva abbiamo una presa di coscienza e diventiamo spettatori consapevoli.

Tratto da CRITICA DEL CINEMA di Nunzia Marullo
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