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Il ciclo economico degli anni '70


Agli inizi degli anni 70 si interrompe il ciclo economico positivo cominciato dopo la seconda guerra mondiale. I segnali di difficoltà vengono dal sistema dei cambi monetari. Le regole dei cambi sono state fissate dagli accordi di Bretton Woods del 1944: da allora il dollaro statunitense è diventato la moneta di riferimento per gli scambi internazionali, poiché la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ne assicura la convertibilità in oro. La moneta statunitense comincia così a circolare in tutto il sistema finanziario e le banche nazionali chiedono la convertibilità. Ma le riserve auree statunitensi tra il 1948 e il 1970 si sono ridotte della metà. Nel 1971 il governo Nixon decide quindi di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Si ha un’immediata svalutazione del dollaro. A ciò bisogna aggiungere l’aumento dei prezzi del petrolio deciso dall’Opec nel 1973.
L’aumento dei prezzi del petrolio fa aumentare anche i costi dei trasporti e dei prodotti. Ciò genera una spinta inflazionistica, ovvero aumento dei prezzi.
I consumatori tendono a comprare con cautela merci che all’improvviso costano di più. La flessione della domanda si riversa sulla produzione: le imprese cominciano a produrre meno e licenziano gli operai. Ma la diminuzione della produzione non fa comunque diminuire i prezzi.
Negli Stati Uniti la crisi economica si percepisce non meno che altrove. Nel 1970 la crescita annua statunitense sta declinando e le importazioni superano le esportazioni. Gli Stati Uniti, inoltre, devono affrontare la concorrenza dei paesi che hanno mostrato straordinarie capacità di ripresa economica, come la Germania e il Giappone. A ciò si aggiunge la strategia dei paesi che producono petrolio. Il 1973 è anche l’anno in cui gli Stati Uniti abbandonano il Vietnam. Nixon così passa per il presidente della sconfitta, anche se quella non è la guerra voluta e organizzata dal suo governo. Inoltre due giornalisti del “Washington Post”, Woodward e Bernstein, cominciano ad accusare il presidente di condotta politica scorretta in quello che passa alla storia come lo scandalo Watergate.
Il Watergate è un complesso residenziale nel quale ha sede un’organizzazione politica del Partito democratico. Nel 1972, mentre è in corso la campagna elettorale per le presidenziali, in quell’edificio vengono introdotti 5 uomini che sono stati fermati dalla polizia. Nel 1973 l’inchiesta giornalistica e giudiziaria dimostra che quei 5 uomini sono stati mandati per spiare gli esponenti democratici per conto del Partito repubblicano. Si viene a sapere che Nixon ha utilizzato l’FBI per organizzare campagne di disinformazione per screditare i suoi avversari politici. Nel 1974 Nixon si dimette e viene sostituito dal suo vice, Gerald Ford, che resta in carica fino alle elezioni del 1976 vinte dal democratico Jimmy Carter.
Carter organizza nel 1978 un incontro a Camp David tra il presidente egiziano, Anwar Sadat, e il presidente israeliano, Menachem Begin. L’incontro si conclude con un accordo tra Sadat e Begin, che viene formalizzato nel trattato di pace tra Egitto e Israele, firmato nel 1979 e che prevede il ritiro delle truppe israeliane dal Sinai, il libero accesso al Canale di Suez per le imbarcazioni israeliane, la fine della guerra tra Egitto e Israele e la ripresa di rapporti diplomatici tra i due paesi.
Alle elezioni del 1980 vince il candidato repubblicano, ex governatore della California e ex attore di Hollywood, Ronald Reagan.
Questi sono anche gli anni in cui si diffonde il terrorismo politico. Sono gli anni di piombo, con riferimento al materiale di cui sono fatte le pallottole.
Vi è un terrorismo nazionalista, attivo in Irlanda del Nord e nel Paese Basco (Spagna). Vi è un terrorismo eversivo di estrema destra e di estrema sinistra, attivo in Germania e in Italia.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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