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Il post II guerra mondiale in Africa

Negli anni 50 gran parte dell’Africa è sotto il dominio coloniale.Ma i movimenti indipendentisti sono più che mai determinati a lottare contro i poteri coloniali, stimolati dal fatto che le potenze europee non hanno più le risorse per controllare aree divenute estremamente inquiete. Tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60 la maggior parte dei paesi africani conquista l’indipendenza, costruendo Stati che hanno spesso assetti superficiali. Si tratta infatti di assemblaggi di gruppi etno-linguistici spesso assai differenti, la cui unità è fissata dai confini delle precedenti aree coloniali e dalla cultura di derivazione occidentale delle élite politiche al potere. Gli Stati africani postcoloniali hanno spesso il carattere di dittature coloniali. A complicare il quadro concorrono gli interventi diretti o indiretti delle maggiori potenze occidentali, che cercano di assicurarsi lo sfruttamento delle principali risorse economiche degli Stati africani indipendenti, come nel caso del Kenya e del Congo.
Nell’Africa meridionale il processo di decolonizzazione segue un percorso particolare, poiché lì le élite bianche proclamano l’indipendenza delle due aree principali, cioè la Repubblica Sudafricana e la Rhodesia.Nel Sudafrica l’indipendenza e l’autonomia del Commonwealth britannico sono proclamate nel 1961. Da tempo in Sudafrica vige l’apartheid, cioè la segregazione razziale della popolazione nera, contro il quale cerca di opporsi l’African National Congress (Anc). Nel 1960 l’Anc viene messo fuori legge, cosicché i suoi leader decidono di abbandonare la tecnica della protesta non violenta e passare alla lotta armata. Nel 1962 il maggiore dei suoi leader, Nelson Mandela, viene incarcerato; lo stesso accade nel 1964 al resto della dirigenza Anc.Il processo di automatizzazione della Rhodesia ha luogo nel 1965, quando il Primo ministro bianco, Ian Smith, ne proclama la completa indipendenza dal Commonwealth britannico. Il nuovo Stato rhodesiano è dominato dalla minoranza bianca che introduce legalmente la segregazione razziale e priva la popolazione nera di ogni diritto politico. Il regime bianco viene minacciato dalla formazione di due movimenti nazionalisti neri fondati nel 1962-3.La destrutturazione degli imperi coloniali tocca anche i paesi di religione islamica. Il periodo che va dagli anni 50 agli anni 60 sembra dominato da una potente spinta alla costruzione di Stati laici, dominati da élite militari che optano per regimi autoritari, quasi sempre a partito unico, di orientamento vagamente socialisteggiante, almeno nel senso che i governi mettono in atto riforme agrarie volte a ridistribuire le proprietà terriere tra i contadini poveri.
La laicizzazione dell’Iran suscita l’opposizione di un vasto movimento guidato dagli ayatollah sciiti (le massime autorità religiose locali), opposizione che attira su di sé un grande interesse tra masse di fedeli sia dentro l’Iran che altrove.Lo Stato che nutre l’ambizione di svolgere una funzione di leader tra i paesi islamici, l’Egitto, si impegna in una fitta rete di conflitti con il nuovo Stato di Israele. Ma le due sconfitte rianimano l’opposizione interna dei gruppi islamici radicali che intendono rimettere in discussione la legittimità e il valore dello Stato laico egizio.Il processo di decolonizzazione nell’aera islamica nord-africana prende avvio negli anni 50 dalla Libia; dopo la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale, in Libia vige un’amministrazione transitoria affidata a Francia e Regno Unito. Nel 1949 l’Onu stabilisce che nel 1952 la Libia si possa costituire Stato indipendente, nella forma di una monarchia costituzionale. La corona è affidata all’emiro senusso (cioè membro della setta islamica dei senussi) Amir Idris, che assume il titolo di Idris I. nel 1959 vengono scoperti importanti giacimenti di petrolio, che cambiano profilo e ruolo del paese africano.
In Libia la gestione delle ricchezze che derivano dal petrolio suscita numerose critiche. Una giovane generazione di tecnici e militari, di ideali nazionalisti e socialisti, ritiene che il regime di Idris sia corrotto, venduto agli occidentali, incapace di curare i veri interessi del popolo libico poiché dei vantaggi derivanti dalla scoperta e dalla commercializzazione del petrolio libico non sembrano beneficiare che ristrettissime élite. Nel 1969 così si ha un colpo di Stato militare, organizzato da ufficiali di rango intermedio proveniente dalle zone più povere della Libia. Il potere viene assunto da un Consiglio della Rivoluzione, presieduto da Gheddafi, che organizza una dittatura militare di stampo islamica. Nel 1956 sia il Marocco che la Tunisia conquistano la loro indipendenza dalla Francia.In Marocco si forma una monarchia costituzionale. In Tunisia, invece, vige un dominio a partito unico, il Destur, con una connotazione laica. Nel 1956 viene riconosciuta la parità dei diritti agli uomini e donne, proibisce la poligamia e sottopone le questioni sul matrimonio e divorzio ai soli tribunali civili.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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