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La nascita dei fasci di combattimento in Italia





A questo punto gli industriali e i proprietari sono furiosi. Hanno dovuto cedere la libertà di gestire le loro aziende secondo i criteri che ritengono economicamente più adatti. Poiché i governi liberali si sono rifiutati di intervenire a loro sostegno, numerosi imprenditori e soprattutto numerosi agrari cominciano a pensare che sia necessario ricorrere a una forza armata privata, per allontanare o intimidire gli scioperanti o i manifestanti, e proteggere quei lavoratori che desiderano non aderire agli scioperi. Perciò si rivolgono a formazioni politiche che dispongono di forze paramilitari e tra queste vi è il Movimento dei fasci di combattimento.
Si tratta di un gruppo politico fondato nel 1919 a Milano da Benito Mussolini. Ex esponente di spicco del Psi, ex direttore dell’Avanti, nel 1914 è stato espulso dal partito per le sue posizioni interventiste, che ha continuato ad esporre sul Popolo d’Italia, il nuovo giornale da egli stesso fondato con i finanziamenti di grandi industriali, come Giovanni Agnelli, padrone della Fiat di Torino.
Mussolini, per guadagnare l’appoggio degli imprenditori, comincia ad accentuare l’antisocialismo e l’antibolscevismo. Ottiene così altri finanziamenti che gli consentono di far nascere e diffondere le squadre d’azione fasciste, gruppi agguerriti, che iniziano una lunga e sanguinosa stagione di azioni a sorpresa, aggressioni e scontri contro i socialisti, i sindacalisti, le loro sedi e i loro militanti. I fascisti sono tra i primi a sperimentare una sorta di costume distintivo. La divisa prevede un vestito militaresco, con una camicia nera e abbondanza di simboli mortuari (come il teschio con le tibie incrociate) e i militanti delle squadre sono spesso molto giovani.
Nel 1921 si tengono nuove elezioni, in cui i Fasci si candidano nelle liste dei cosiddetti Blocchi nazionali, alleanze di vari gruppi politici che si aggregano ai liberali per tentare di fermare l’ascesa politica del Ppi e del Psi. I Blocchi nazionali hanno un buon successo, ma non ottengono l’assoluta maggioranza dei seggi. Però 38 fascisti, tra i quali Mussolini, vengono eletti e possono sedere alla Camera come deputati. Il primo governo che si costituisce, guidato dall’ex socialista Bonomi, resta in carica per pochi mesi. Anche meno durano gli altri due governi che gli succedono, guidati dal giolittiano Facta. Mentre l’area liberale non riesce a darsi una forma organizzativa permanente, né a garantire stabilità ai governi che esprime, il governo fascista accresce la sua capacità di attrazione.
I Fasci di combattimento nel 1921 decidono di cambiare nome in Partito nazionale fascista (Pnf). Mussolini è acclamato duce (comandante, dal latino dux, ducis) e le squadre d’azione diventano una sua forza armata privata.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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