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Il cinema comico negli anni '20


Gli anni ’20 rappresentano una grande stagione anche per il cinema comico.

Il cinema comico è prettamente popolare, tanto quanto le Avanguardie si rivolgevano invece a un pubblico d’élite.
Tuttavia, le Avanguardie mostrano un grande apprezzamento per la nuova comicità e questa raggiunge un notevole perfezionamento basato su meccanismi che ricordano molto le parole chiave delle Avanguardie stesse.

Il film comico delle origini si basava più che altro su incidenti della vita quotidiana che scatenavano il riso secondo un principio di accumulazione e queste situazioni erano molto tipizzate.
Celebre film comico dei fratelli Lumiere, e anche il loro unico film comico, è “L’innaffiatore innaffiato”.
La grande stagione del cinema comico inizia in realtà già dagli anni ’10, quando si afferma la comicità slapstick: tipo di comicità che richiede molti attori, ma anche grandi solisti; si basa sulla pantomima, cioè su una forma di spettacolo che fa affidamento sulla capacità interpretativa dei mimi, senza l’intervento del sonoro.
Sono ricorrenti situazioni tipizzate quali scontri tra corpi, scontri tra corpi e oggetti, equivoci e cadute.
Anche i personaggi sono personaggi ricorrenti, quindi troviamo per esempio poliziotti non particolarmente brillanti, fanciulle ritrose, ecc.
Protagonista assoluto della comicità slapstick è Mack Sennet, grazie al quale nasce la Kystone Pictures, casa cinematografica per cui realizza un gran numero di film, caratterizzati da due blocchi di personaggi:
• Poliziotti che catturano sempre la persona sbagliata e creano situazioni spesso rovinose.
• Le “bellezze al bagno”, cioè personaggi femminili che hanno una funzione esclusivamente decorativa.
La comicità slapstick si basa quindi su uno stile espositivo.

Negli anni ’20 alla comicità slapstick viene sostituita da un nuovo tipo di comicità che fa affidamento sull’intelletto dello spettatore.
Il riso non nasce più dall’accumulo di situazioni ma dalla gag, cioè da trovate, non tutte dello stello livello qualitativo ma particolarmente brillanti.
Le gag possono essere considerate mini-commedie, in quanto il regista nell’inserirle nel film deve contemplare tre momenti: l’esposizione di una data situazione, lo svolgimento e la conclusione.
Nel conferire al film un andamento comico il regista gioca molto sulle attese dello spettatore, spesso ritardandone il soddisfacimento o capovolgendo le premesse, per poi giungere alla conclusione.
Le Avanguardie mostrano apprezzamento soprattutto per la capacità dei comici di decostruire il senso comune e per l’impossibilità di spiegare in modo razionale situazioni ragionevoli.
Film celebre è “Sherlock Jr. - La palla numero 13”, film del 1924 con Buster Keaton.

Un grande attore e regista del cinema comico degli anni ’20 è Charlie Chaplin.
Charlie Chaplin nasce nel 1889 a Londra da una famiglia poverissima; i genitori erano attori di forme minori di teatro, non particolarmente di successo, tanto che il padre diventerà alcolizzato e la mamma inizierà a soffrire di disturbi psichici.
Chaplin inizierà la sua attività di attore nel music hall, forma minore di teatro che richiedeva dagli attori di saper recitare ma anche di saper ballare e cantare e la capacità di saper gestire un pubblico che dava loro poco credito.
Nel 1913, durante una tournee della compagnia, viene scritturato da Mack Sennett per la casa Keystone Pictures, con cui esordirà l’anno seguente.
Già dal suo secondo film, Chaplin delinea un personaggio fortemente tipizzato con cui in seguito otterrà un grandissimo successo.
I suoi tratti caratteristici sono:
• Bombetta calcata in testa
• Giacca troppo stretta, pantaloni e scarpe larghe.
• Camminata a piedi aperti, piuttosto sgraziata.
• Abiti che non corrispondono allo status sociale ed economico del personaggio.

Dal 1914 al 1923 Chaplin lavora per una serie di case di produzione, dalla Mutual alla First National, ma il suo personaggio non ha ancora sul piano comportamentale le caratteristiche che lo renderanno famoso.
In un primo momento Chaplin interpreta un dandy inglese dai tratti grotteschi, poi crea Chas, personaggio furfantesco, cinico e aggressivo.
Si giunge poi al personaggio di Charlot: antieroe, sentimentale e malinconico, sarà protagonista di film quali “Il vagabondo”, “Il monello”, “La febbre dell’oro” (1925) e “ Il circo” (1928), ultimo film muto di Chaplin.
Il circo” assume in un certo senso un carattere autobiografico, in quanto passa in rassegna di tutti gli ambienti da cui il cinema comico trae origine e si basa ancora sulla comicità slapstick.
La didascalia posta poco dopo l’inizio del film ci guida verso delle attrazioni minori.
Dopo “Il circo” il regista vive in modo molto controverso il passaggio dal muto al sonoro.

Il suo primo film sonoro sarà “Le luci della città” del 1931, sonoro ma non parlato.
Chaplin è fortemente polemico nei confronti del parlato, in quanto ritiene che abbia privato il cinema di quella condizione universale che permetteva allo spettatore di non preoccuparsi di problemi linguistici o di comprensione. Polemico è anche il film intitolato Tempi moderni”, del 1936, in cui il regista si scaglia contro il processo di alienazione cui sono soggetti gli operai.
I suoi film saranno film parlati solo a partire dal 1940, quando esce “Il grande dittatore”, in cui Chaplin interpreta due personaggi: il barbiere ebreo e il dittatore Hynkel, versione caricaturale di Hitler.

I suoi film sono caratterizzati dall’assenza di movimenti di macchina, da raccordi di direzione, di sguardo e di campo contro campo, ma anche dalla costante presenta del personaggio di Chaplin in campo, tanto che abbiamo la sensazione che fatichi a riempire lo spazio cinematografico. L’articolazione narrativa segue il principio del cinema di genere, quindi inquadrature brevi e frammentazione dello spazio, in modo da fornire sempre la porzione di spazio più significativa.
Altro film fortemente polemico è “Le luci della città”, primo film sonoro di Chaplin uscito nel 1931. Questo film è considerato il manifesto in difesa del cinema muto, in quanto il regista non rinuncia alla musica e agli effetti sonori ma fa in modo che i personaggi, nel momento in cui devono parlare, emettano versi inarticolati.
Il cinema parlato infatti era troppo ricco di dialoghi, tanto che i film verranno accusati di essere frammenti di “teatro filmato”.
Chaplin muore nel 1977 in Svizzera, luogo da lui scelto in seguito a problemi avuti negli Stati Uniti a causa delle sue simpatie politiche (fu vittima del maccartismo) e delle sue scelte di natura sentimentale.

Altro grande protagonista di questa stagione del cinema Comico è Buster Keaton.
Keaton nasce nel 1895, poche settimane prima della prima proiezione a pagamento dei fratelli Lumiere.
Egli è figlio di attori del vaudville, forma di spettacolo che richiedeva notevoli capacità ginniche, capacità di equilibrista e interpretative.
Keaton diventa famoso come acrobata soprattutto perché non ricorreva all’uso delle controfigure.
Esordisce prima nei cortometraggi nel 1917 con Roscoe “Fatty”Arbuckle, attore famosissimo che verrà presto la fine della sua carriera a causa di scandali di natura sessuale.

I mediometraggi e i lungometraggi sono invece caratterizzati da inquadrature più lunghe, da una tendenza al piano sequenza e da una struttura narrativa differenziata da un caso all’altro.
I suoi film sono inoltre ricchi di movimento sia della macchina da presa sia del profilmico.
Il personaggio di Keaton, pur con caratteristiche ricorrenti e immerso in situazioni altrettanto ricorrenti, è meno tipizzato di quello di Chaplin.
Keaton crea un personaggio imperturbabile, caratterizzato da una recitazione sobria che gioca su effetti a togliere. Non lascia trapelare emozioni anche se, si intuisce, ne è ricco, e si avvicina molto all’uomo massa del capitalismo americano. Egli sembra capitare sempre in situazioni più grandi di lui, quasi sempre legate a una donna, da cui però in qualche modo riesce sempre ad uscire. Il finale, tuttavia, è un finale amaro, perché Keaton ci lascia intuire che i veri problemi arriveranno dopo.

Il suo film più celebre esce nel 1924 ed è intitolato “Sherlock Jr. - la palla numero 13”.
Al di là della componente comica, è evidente il legame che si instaura tra questo film e il metacinema, cioè il cinema che riflette su sé stesso anche dal punto di vista sociologico e cinematografico.
Il film su basa sul binomio sonno-veglia in cui il personaggio si immerge: in una scena famosissima del film Keaton, che sta svolgendo il suo lavoro di operatore cinematografico accanto al proiettore, si addormenta e si sdoppia nella sua parte onirica che interviene all’interno del film che gli spettatori stavano guardando. Il film proiettato fa il verso alle aspirazioni di detective del personaggio di Keaton.

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