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Nietzsche e la definizione di Superuomo


Superuomo: l’uomo greco presocratico rappresenta meglio di ogni altro il superuomo perché è stato in grado di raggiungere la felicità e questa felicità l’ha raggiunta attraverso l’equilibrio tra la sua parte apollinea (eleganza) e quella dionisiaca (ebrezza). Con Socrate comincia a prevalere l’Apollineo: ed è proprio Socrate a stabilire il punto di partenza immaginario verso l’abbandono completo del dionisiaco. L’altro colpo non indifferente lo da il cristianesimo: esso arriva addirittura a condannare il dionisiaco. Si badi bene: egli si riferisce al cristianesimo, non a Cristo visto come un grande personaggio: sono i cristiane che, volendo assoggettare le masse, piegano Cristo ai loro interessi. Il cristianesimo decreta l’annullamento della corporeità verso una prospettiva metafisica a cui Nietzsche non crede. Sarebbe a dire rinunciare ad un sano divertimento per un obiettivo che nessuno ha mai visto. La morale in cui vive il presente è quella cristiana: il cristianesimo è visto da Nietzsche più che come una religione una forma di dominio: accettare le ingiustizie, le sopraffazioni, la non vita per un vita futura. L’obiettivo allora è quello, da parte della gerarchia ecclesiastica, di assoggettare il “gregge” ossia gli “schiavi”. Da qui ne scaturisce la morale degli schiavi => è questa una morale della rinuncia.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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