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Lo sviluppo del traffico di droga negli anni '70


A partire dagli anni Settanta lo sviluppo del traffico di droga ha prodotto una accumulaziione illegale di capitali che ha finito con lo sganciare definitivamente le organizzazioni mafiose non tanto dal settore pubblico quanto da quella forma di sottomissione al potere politico che sino ad allora vigeva. È questa la fase chiamata da Santino della mafia finanziaria. In questa fase si rivela come all'interno della simbiosi mondiale fra capitale bancario e capitale industriale si possano, con relativa facilità, aprire delle nicchie occulte per il riciclaggio dei capitali sporchi e la loro immissione nel circuito finanziario legale. Una possibiltà facilitata dalle grandi difficoltà di controllo da parte delle autorità preposte e dalla scarsa trasparenza bancaria.
Appare perciò necessario superare il modello di mafia imprenditrice che nel 1983 aveva proposto Pino Arlacchi e quello di mafia come impresa reticolare proposta nel 1988 da Raimondo Catanzaro, entrambe contenibili all'interno del concetto di mafia finanziaria.
Un altro concetto importante, nato all'interno della ricerca e della riflessione promossa dal Centro Impastato, è quello concepito da Umberto Santino: la borghesia mafiosa. Essa è il risultato dell'evoluzione del fenomeno mafioso negli ultimi trent'anni e che per molti aspetti rimanda alle tesi di Gaetano Mosca sulla connivenza tra fenomeno mafioso e la borghesia abortita della Sicilia post – unitaria. Anche oggi una fetta di ceto medio isolano si trova sul banco degli accusati: incapacità di addossarsi il ruolo di mattone centrale nella maturazione del sistema democratico e di un'economia equilibrata e corretta, non invasa da agenti patogeni quali la mafia.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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