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Bretton Woods, GATT e OMC


Il primo modello di globalizzazione intelligente è quello che si afferma negli anni Cinquanta/Sessanta e non a caso è un modello vincente, che traina uno sviluppo senza precedenti nel benessere economico con un numero di crisi minore. Mentre il modello che esplode, non solo per colpa della politica, la globalizzazione che si afferma negli anni Ottanta con Tatcher, Raegan, con la cosiddetta de-regulation o deregolamentazione dei mercati, in particolare quelli finanziari, è un modello poco intelligente, poco funzionale per la crescita economica e invece molto favorevole, propenso a scatenare grandi crisi specialmente finanziarie.

Nella storia si vedono fasi alterne di globalizzazione (o integrazione, cioè rapporti sempre più stretti tra paesi, imprese, commercianti e consumatori) e momenti invece di chiusura, di autarchia, di disintegrazione, di crollo della globalizzazione, di crollo dei commerci e dei rapporti economici e non solo, internazionali. Gli anni tra le due guerre furono anni di "zero globalizzazione", anni devastanti in cui il crollo del commercio dovuto a tutto quello che c'era stato ha rappresentato una causa fondamentale della cosiddetta "grande depressione", crisi degli anni Trenta. L’assenza progressiva di globalizzazione in quegli anni e l’aumento delle barriere doganali ecc. in maniera traumatica furono la causa potente e prepotente della grande crisi mondiale (l'abbiamo visto con il protezionismo, le svalutazioni competitive, con il tentativo di far pagare al paese vicino i propri problemi interni con la “beggar your neighbour” policies che si affermano in quegli anni). Non è affatto globalizzazione ma è un crollo dell’integrazione che nasce con la prima guerra mondiale, ma poi peggiora negli anni Venti e Trenta e che vede anche il fallimento di tutti i tentativi del fare in modo che questo accadesse: negli anni Venti si cerca l'integrazione ma gli USA si misero subito fuori dai giochi e questo fu un enorme problema perché se si mette fuori dai giochi chiudendo le porte, alzando le barriere proprio quel paese che era ormai diventato un paese leader, più ricco, allora i problemi diventano gravi.

Fallisce la leadership americana, nel senso che gli USA non diventano la superpotenza che traina, che fa da esempio agli altri paesi, ma è una superpotenza riluttante, che chiude le porte a lavoro, merci e capitale stranieri, che erige muri e barriere (tra cui la famosa tariffa del 1930 quando in realtà USA non avevano bisogno di proteggersi).

Con le new industries gli USA avevano un commercio competitivo, non avevano bisogno di proteggersi e chiudersi. Questo riporta agli anni Venti, quando Wilson aveva proposto e creato la Società delle Nazioni con compiti importanti di affrontare le industrie umanitarie ma essa fallì. Queste novità degli anni Venti si rivelano un fallimento, non riescono a realizzare stabilità, pace, dopo le questioni nate in seguito alla guerra anche sul piano economico.

Quindi fallimento delle istituzioni sul piano internazionale, tra cui la più importante la Società delle Nazioni che si rivela essere un’istituzione che non riesce a produrre beni pubblici e stabilità; negli anni Venti c’è un enorme tentativo fatto in Europa di realizzare le cd conferenze internazionali sull’immigrazione, sulle monete, sul commercio, sulle armi, sulle relazioni internazionali, sul lavoro su tutta una serie di grandi temi che volevano provare a costruire un mondo migliore, in cui si collabora e non si fa guerra, ancora, conferenze sulle banche centrali per realizzare collaborazione, reti di aiuti reciproci, obiettivi umanitari, conferenze mondiali. Risultati furono pochi, nel breve periodo. Tutto questo che avviene negli anni Venti che ha il culmine con la crisi del ’29, provoca disordini delle banche, dei commerci, guerre commerciali, per provare a risolvere con la guerra commerciale i problemi interni di crisi di crescita ecc.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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