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La crisi asiatica


Il dibattito si anima in occasione della crisi asiatica del 1998, una crisi molto forte (tsunami finanziario) che ha colpito tutto il mondo, ma soprattutto colpisce i paesi dell'Asia sud orientale, (Indonesia, Thailandia ecc).
Succede che nel giro di pochissimo tempo, nel 1996, cinque paesi chiamati tigri asiatiche, Thailandia, Indonesia, Sud Corea, Malesia, Filippine, avevano ricevuto un'enorme quantità di denaro in investimenti dai mercati mondiali (100 miliardi di flussi netti, quindi al netto di quelli che sono usciti: 50 miliardi ne sono usciti e 150 ne sono entrati = 100 miliardi di $ di flussi netti, una quantità enorme).
L'anno successivo, ci fu un immediato deflusso per 12 miliardi: questi soldi sono entrati e sono usciti nel giro di un anno. Questo provoca una situazione di crisi, che si diffonde anche in Russia e in Argentina.
In realtà non c'è ragione economica per cui nasce questa crisi. Inoltre, mentre una crisi industriale è solitamente una crisi concentrata (come in Italia dove ci sono state spaventose crisi perché si è investito in cose che non si sapevano fare, perché si riteneva che il futuro fossero le grandi “cattedrali del deserto”, perciò si aveva fiducia nell'industria chimica negli anni '70 ma poi questa è andata in crisi), e una crisi circoscritta è quella in cui soffrono i lavoratori, i creditori, gli azionisti dell’industria ma la crisi stessa tende ad essere appunto circoscritta, una crisi finanziaria invece si diffonde a macchia d’olio.
Nel caso del '98 vengono colpiti paesi emergenti come Russia e Argentina.

Con questo fenomeno viene scossa la fiducia a livello internazionale, la credibilità: afflussi e poi subito deflussi provocano paura, incertezza, crisi di fiducia nei mercati.

La responsabilità era dei governi dei paesi debitori, che avevano ricevuto il denaro e non hanno saputo utilizzarli? Era colpa della corruzione di questi paesi?
No, infatti il FMI parlava di queste economie come sane, con ottime prospettive, andavano bene, non avevano fatto errori clamorosi e non c'era ragione per cui fallissero o andassero in crisi finanziaria ed è questa la cosa più "terrificante" dei mercati finanziari. Spesso, infatti, non si comportano in maniera razionale, seguendo considerazioni legate all'economia reale (se fosse così non andrebbero in crisi).
Tutti i rapporti, dal FMI alle agenzie di breating davano voti elevati a questi paesi, poi andati in crisi.

La crisi asiatica, che fu la prima di questa era di globalizzazione, mostra che c'è qualcosa che non va nel funzionamento dei mercati finanziari e non errori politici, decisioni sbagliate o fallimenti legati all’economia reale che ha fallito le promesse fatte, anche perché questo in economia è normale.
Da un punto di vista generale, il fenomeno vede che tutti i deflussi portano a una crisi: i paesi colpiti infatti sperimentano una tipica crisi di liquidità dello stesso genere di quella che può colpire una banca, quando a un certo punto tutti si presentano in massa in un determinato periodo a chiedere di ritirare i loro depositi, finché la banca si trova in una posizione di illiquidità, nonostante la banca abbia fatto investimenti sani.
Questo porta alla distinzione tra crisi di liquidità e crisi di solvibilità: se sbaglio, fallisco ma posso fallire anche quando non sbaglio, cioè anche quando i miei debitori sono solvibili ma posso fallire perché non ho più liquidi per far fronte alle richieste dei risparmiatori, dei depositanti. Posso essere solvibile perché ho fatto delle scelte giuste, ho prestato soldi a persone giuste che fanno del bene e l'economia è sana. Poi improvvisamente mi trovo in crisi di liquidità perché tutti mi chiedono di ritirare soldi, in maniera improvvisa e irrazionale, caotica.

La grande differenza tra mercati di finanza globale e banche è che con la banca siamo in un mercato nazionale in cui esistono delle istituzioni create apposta per far fronte alle crisi di liquidità delle banche, per esempio la banca centrale agisce come prestatore in ultima istanza (lender of last resort), essa capisce che la banca si trova in difficoltà temporanea e decide di intervenire per aiutarla, anticipando la liquidità e facendola tornare in condizioni di equilibrio; a livello mondiale non c’è nessuno che adotta questa posizione, questa funzione di prestatore di ultima istanza (non lo fa il FMI perché esso non ha tutti i soldi, tutte le risorse per svolgere questa funzione), per cui a livello mondiale, di finanza globale, se ci sono ondate improvvise di denaro che entra e poi dopo poco tempo esce, tutto questo può creare instabilità che non può essere curata da nessuno. Questo crea anche costi di transazione molto elevati a livello mondiale.

Problema della banca/dei paesi in crisi è quello di acquistare denaro, prestiti a BT (a breve termine) per finanziare investimenti a LT (a lungo termine), correndo rischi per ritiri di depositi e diffusione del panico --> io do denaro alla banca che poi posso prelevare; ma se la banca con il mio denaro crede che io, avendo fiducia in essa, lo lasci un determinato e breve termine, e se essa ha fatto dei prestiti, si trova poi in una situazione di crisi di liquidità soprattutto se questo evento è generalizzato a tutti i depositanti, i quali se tutti questi si presentano alla banca (a causa del panico) e richiedono di ritirare, la banca è in crisi, rischia di fallire.

Come si affronta una patologia connessa a una fuga di capitali o di depositi?
Si affronta attraverso interventi delle banche centrali che agiscono come prestatori di ultima istanza (LLR). Così la Banca Centrale fornisce la liquidità necessaria per superare le difficoltà transitorie, del momento e fermare il panico. Ovviamente c'è anche la garanzia, assicurazione sui depositi.
Problema: tutto questo può riguardare la finanza nazionale (o banca nazionale) ma non riguarda il mercato mondiale dei capitali, non riguarda la finanza internazionale dove questa figura di LLR non esiste, mancano le autorità.
La mancanza di un LLR o autorità a livello mondiale che mi garantisce e assicura indebitamento a breve termine, che assicura iniezione di liquidità, la sua mancanza fa aumentare i costi di transazione.

Sachs, un altro grande economista internazionale ha dimostrato come il panico fosse dovuto al sentimento, alla paura, al contagio ma non era dovuto alle cosiddette variabili fondamentali (crescita PIL, inflazione, crescita investimenti) dell'economia sana che continuava ad essere tale. Era panico finanziario che non era legato ai fondamentali delle economie coinvolte (che secondo molti studi non erano affatto economie in crisi).
Le banche estere avevano prestato troppo e dopo il 1998 esagerano in senso opposto.
Nonostante questo, non si modificò il concetto di fondo e il FMI almeno fino alla crisi del 2008 continuò a essere uno dei maggiori sostenitori del W. C. e della liberalizzazione dei movimenti dei capitali.

Tratto da STORIA DELLA POLITICA ECONOMICA INTERNAZIONALE di Federica Palmigiano
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