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I grandi personaggi dell'Istituto Warburg


Terminiamo il capitolo parlando di quattro importanti studiosi che operarono all'Istituto Warburg portando avanti l'idea warburghiana di arte. Rudolf Wittkower (1901 - 1971). Condirettore della rivista del Warburg Institute assieme a Wind, scrisse una serie di saggi che hanno per oggetto il problema della migrazione dei simboli da Oriente a Occidente. Mostra una larga attenzione per l'interdipendenza e la compenetrazione di tutte le arti, alte o popolari, dell'Europa o dell'Oriente, da quelle anonime alle più raffinate e personalizzate dell'epoca moderna.
Edgar Wind (1900 - 1971). Condirettore assieme a Wittkower della rivista del Warburg Institute, dove pubblicò alcuni saggi iconografici su Donatello, Michelangelo, Raffaello e il tema della Carità. Tra le opere ricordiamo quella sul Festino degli Dei di Giovanni Bellini, analizzato in relazione al programma decorativo dello Studiolo di Isabella d'Este; Misteri pagani del Rinascimento: alcuni saggi su temi pagani quattrocenteschi rivestiti di valori cristiani, uniti dal pensiero ermetico e misterico a loro sotteso. In quest'opera è chiaro l'influsso dei suoi studi filosofici di marca neoplatonica come il fatto che spesso le sue interpretazioni alchemiche tendono a prescindere dalla ricostruzione storica dell'autore e del committente.Jean Seznec era un esperto di letteratura francese. Ricordato per i suoi studi sulla trasmissione delle immagini delle divinità dall'antichità al Rinascimento sotto il profilo del soggetto (delle idee) e delle forme iconografiche. La trasmissione del soggetto, quindi dei temi delle immagini degli dei, viene esaminata attraverso la tradizione storica, fisica, morale ed enciclopedica. La trasmissione iconografica viene trattata attraverso un sistematico esame della tradizione figurativa dei manoscritti, dei dipinti e dei disegni dal tardo antico al Rinascimento pieno. Seznec dimostrava l'importanza assunta dalla cultura medievale nel conservare il contenuto delle immagini antiche poi rinnovate e ripristinate con l'avvento della rinascita. Otto Kurz (1908 – 1975), finfine, fu un personaggio leggendario per la vastissima erudizione e la massima disponibilità che aveva nel mettere a disposizione la sua cultura enciclopedica. Si formò a Vienna con Schlosser e Strzygowski. Del primo assimilò la coniugazione della curiosità del ricercatore di cose antiche con i vasti orizzonti dello storico di razza. Del secondo, pur non condividendo le teorie, specie quella dell'influenza asiatica sull'arte occidentale, assimilò l'ampiezza di vedute nell'affrontare i problemi. In collaborazione con Kris scrisse La leggenda dell'artista: un saggio storico. In questa opera analizza il genere biografico nella letteratura artistica, che ebbe sempre grande diffusione. Ne analizza i topoi ricorrenti, le formule biografiche più frequenti nei ritratti degli artisti (precocità, ascesa sociale, eroicizzazione), la funzione sociale delle biografie, le fonti letterarie antiche, l'esistenza di tratti costanti e permanenti della psiche umana, la lunga durata di certi tipi di comportamenti. Un libro a metà tra Schlosser e Freud. Si occupa poi di disegno antico, in particolare della scuola bolognese del Cinque e Seicento, e pubblica un importante studio sul Libro dei disegni di Vasari. Si occupa poi di falsi, di arte islamica, bizantina e storia della tradizione classica.  Ultimo suo campo fu quello attinente la cultura materiale. Partendo dalla storia di alcune piante come miglio, grano, caffè, spezie, zucchero, frutta, fece una indimenticabile apologia universitaria di questo settore di ricerche, parlando dei benefici che gli uomini avevano tratto dallo scambio di beni e di conoscenze, uno scambio che riscatta in parte la tragica storia dell'umanità, scontri tra civiltà compresi.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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