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Il secondo periodo di Pietro Toesca


Le sue successive opere furono due vaste sintesi intitolate Il Medioevo (1913 – 27) e Il Trecento (1951). La prima opera è significativa della necessità di analizzare i fatti artistici sotto il profilo stilistico congiuntamente a quello inconografico. Ne parla lo stesso Toesca nell'introduzione all'opera. Toesca dice che il metodo per la preparazione dei materiali che servono a costruire la storia dell'arte concorda sì con quello delle altre discipline, ma ha dei procedimenti che sono suoi propri nelle ricerche stilistiche, e fra queste hanno grande importanza quelle che riguardano autori di opere di dubbia attribuzione. In queste ricerche il metodo può essere retto da alcune norme la cui bontà viene provata dai risultati che furono raggiunti riguardo esse, ma che può essere facilmente demolita se queste norme fossero imperfette o parziali. Anzitutto bisogna riflettere sul fatto che non bisogna trascurare nessun segno (iscrizioni, documenti, antiche tradizioni) che possa far luce sulle origini delle opere d'arte, ma soprattutto bisogna considerare ciò che le opere hanno di più intrinseco: lo stile. Se si osserva lo stile si affrontano meglio quei problemi e la storia dell'arte viene indagata nel suo intimo essere. Le ricerche di ordine stilistico sono solo il primo passo, lo stadio preparatorio della storia dell'arte. Gli si porgono dei materiali che essa ricompone con procedimenti che non possono essere segnati e prestabiliti da nessun metodo che sia esterno alle qualità intellettuali di ogni singolo storico.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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