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La critica d'arte di Adolfo Venturi (Modena 1856 – Santa Margherita Ligure 1941)

La critica d'arte di Adolfo Venturi  (Modena 1856 – Santa Margherita Ligure 1941)


Venturi è figlio di uno scultore, autodidatta, come egli  stesso scrive nelle sue Memorie autobiografiche. Dopo una serie di esperienze letterarie, compie i primi viaggi e Venezia, Firenze e Roma e frequenta rappresentanti dell'arte contemporanea, come i macchiaioli. A ventidue anni vince il concorso di ispettore alla Galleria estense di Modena,e passa poi, a trentadue anni (1888) alla Direzione generale delle antichità e delle belle arti, in qualità di ispettore generale incaricato del catalogo generale delle opere d'arte, ruolo iniziato da Giovan Battista Cavalcaselle. Nel 1890 assume la libera docenza, relatore Carducci, e nel medesimo anno riceve l'incarico dell'insegnamento di Storia dell'arte all'Università di Roma. Nel 1923 diventa senatore del neonato Regno d'Italia.
L'innovatore della critica d'arte in Italia.
Venturi è colui che inaugura in Italia la critica d'arte in senso moderno. Carlo Ludovico Ragghianti lo descrive come un personaggio dotato di incredibile agilità e prontezza intellettiva, intuitivo al limite della sorpresa. Impossibile da definire incasellandolo in posizioni nette ed autonome, perseguite e perfezionate in maniera rigorosa e controllata. Per Venturi sarebbe meglio parlare di eclettismo disinvolto: era così forte in lui il desiderio di raggiungere un risultato che spesso era poco attento al modo in cui vi giungeva. La sua intuitività, i suoi commenti subitanei, acuti e coloriti, lo portavano spesso a tralasciare le aporie o le esigenze di coordinamento e di sintesi con se stesso. La scelta metodologica iniziale di Venturi, che divenne il marchio, l'ossatura della sua ricerca nel campo dell'arte antica italiana, in particolar modo dal Medioevo al Cinquecento, fu la scienza del conoscitore. Una scelta che unita a quella della passione per lo studio degli antichi documenti d'archivio sull'arte, mostra chiaramente la tendenza di Venturi al positivismo nel campo della ricerca storica e filologica.Il temperamento intuitivo e la rapidità di affrontare i problemi storici, di sintetizzarli e di comunicarli con chiarezza fece sì che Venturi aderisse alla scienza del conoscitore d'arte, da lui espressa nella famosa formula di “vedere e rivedere”. Una formula che sottointendeva la necessità di una aderenza ai testi figurativi che fosse primaria, una conoscenza diretta e indispensabile degli originali, una conoscenza che privilegiasse la storia delle forme e dello stile e che trovasse il suo culmine nel momento attribuitivo. Questa adesione di Venturi alla scienza dei conoscitori gli derivava dalla condivisione con essi della scienza evoluzionistica delle forme, del darwinismo, della storiografia francese di Hyppolite Taine e dell'interesse per il documento d'archivio.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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