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Pressione intra-addominale (PIA) e funzione strutturale nei movimenti del busto


L’attivazione muscolare è un elemento di fondamentale importanza al fine di poter supportare tutti i movimenti del rachide.

Durante un movimento di flessione la muscolatura posteriore della colonna vertebrale funge un ruolo di fondamentale importanza per la sua stabilizzazione, e tre sono le posizioni con le quali può essere sollevato un peso, quali:
1. Sostegno di un grave a braccia tese;
2. Sollevare da terra a gambe tese e con flessione del busto;
3. Sollevamento da terra a busto eretto e partendo con gli arti inferiori in piegamento.

Potendo analizzare in modo specifico ognuna delle seguenti posture è stato possibile osservare come la maggior parte delle persone nel sostenimento di un peso preferiscono la prima indicata, dato dal fatto che le forze che si scaricano sul rachide lombare sono inferiori rispetto all’ultima descritta, perché in questa se il peso non può essere posto tra le gambe per via della sua dimensione, il sollevamento di quest’ultimo richiede di un maggiore sforzo coinvolgendo il tratto lombare. Anche nel sollevamento del peso si preferisce la posizione 2 rispetto alla posizione 3 nonostante i possibili traumi, dovuto dal fatto che si ha una minore richiesta energetica rispetto alla 3, che necessita anche del coinvolgimento degli arti inferiori.

Nella flessione del busto, specialmente sostenendo un grave, affinchè si possa evitare una eccessiva flessione del rachide è bene che si attivino i muscoli dorsali che dovranno generare una forza che si opponga a quella del verso motore.

Essendo i muscoli del dorso molto vicini al rachide, avranno dei bracci di leva cortissimi e quindi per contrastare la resistenza dovranno generare una forza abbastanza cospicua.

Il carico si va a vertere principalmente sui dischi intervertebrali del tratto lombare, ed è dato principalmente dalla somma di tre contributi quali:
1. Azione gravitaria;
2. Il peso sollevato anteriormente;
3. L’azione dei muscoli dorsali equilibratori.
 
Di fondamentale importanza anche il mantenimento del rachide nella stazione eretta, è l’intervento del muscolo dell’addome, che in seguito alla sua contrazione en determina una pressione interna che ne limita il carico al livello della colonna; infatti durante i movimenti di flessioni, essendo decontratto, ne consente il movimento, mentre nella risalita per il raggiungimento della posizione eretta, si tende a contrarre in modo tale che il peso che il soggetto sta sollevando non si riversi tutto sul rachide.

Ma come per ogni cosa ovviamente la pressione intraddominale ha anche un aspetto negativo, perché richiede di stazionare in una condizione di apnea, aumentando la pressione intracranica, riduzione del ritmo venoso, riduzione del volume del sangue alveolare ecc.
Inoltre uno degli aspetti negativi della muscolatura dell’addome è la sua lentezza di attivazione, infatti nel caso si richiedo di un suo intervento immediato ciò non avviene, come nel raccogliere all’improvviso un oggetto che cade, o quando si inciampa, e quindi il corpo si rifà all’intervento di altri muscoli per il riequilibrio posturale.

Tratto da TEORIA TECNICA DIDATTICA ATTIVITÀ MOTORIA di Vincenzo Sorgente
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