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Studio della religione in antropologia


Lo studio della religione è stato al centro dell’interesse dell’antropologia culturale fin dall’inizio.
Studiare le religioni, come per la famiglia, significa andare incontro ad un problema di definizione.
Una definizione generale è stato prodotta dall’antropologo A. Wallace, che definisce la religione come un insieme di credenze e rituali relativi ad esseri sovrannaturali, poteri e forze.
Questa definizione non è stata la prima operazione nel contesto dello studio antropologico della religione.
Nel contesto evoluzionista, Tylor si è occupato di animismo. L’animismo era considerato da Tylor come la religione più primitiva ed era definito come la credenza in spiriti derivata dai tentativi di spiegare fenomeni come il sogno. Egli è stato il primo antropologo a studiare la religione e a identificare i tipi di religioni esistenti. Secondo lui ci sarebbe stata un’evoluzione dalla forma più elementare, l’animismo, passando per il politeismo, arrivando infine alle religioni monoteiste.
In quegli anni vengono elaborate anche delle altre spiegazioni intorno all’esistenza delle religioni, tra cui l’idea che le religioni servissero a garantire la coesione sociale. Gli autori principali di questa teoria sono stati Robertson Smith e Durkheim.
Spesso la definizione di religione ha comportato anche una distinzione tra ciò che si è riconosciuto come magia e ciò che invece è stato riconosciuto come religione. Secondo alcuni autori dell’inizio del ‘900, tra cui Malinowski, ci sarebbe stata una certa continuità tra magia e religione.
“Magia”, generalmente, è un termine che viene riservato all’utilizzo di tecniche sovrannaturali finalizzate al raggiungimento di determinati fini. Le tecniche magiche sono state studiate mettendo in evidenza come la magia in alcuni casi può essere simpatica (come le bamboline voodoo) o contagiosa (attiva per contatto).
Per Malinowski, la magia e la religione erano modi per garantire una certa stabilità laddove né il controllo né la comprensione di dati fenomeni erano possibili.

Tratto da ELEMENTI DI ANTROPOLOGIA CULTURALE di Anna Bosetti
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