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Evangelista Giovanni in Holderlin e Hegel



Il Giovanni di Holderlin è diverso da quello di Hegel. Nella poesia Patmos Holderlin discute del senso di smarrimento nel dover sopportare la grande vicinanza del divino. Vediamo temi come le aquile, simbolo del 4° evangelista – ora dell’addio = speranza che riappaia il divino. Comunque l’interesse di Holderlin ed Hegel per Giovanni nasce dalla sensibilità idealistica per la dimensione spirituale che lui ha più di altri. In Giovanni: Idea dell’essenza spirituale della divinità che, in virtu del sacrificio di Cristo è donata ai credenti. Per Holderlin ed Hegel è un momento sapienziale in grado di colmare in parte la distanza ontologica uomini-divinità. La mediazione dello spirito rende il rapporto sogg-ogg possibile dialetticamente e linguisticamente. Sostenere che Dio è spirito e che i credenti possono conoscerlo per lo spirito in loro presente = stessa sostanza = giudicare secondario l’interesse per il Cristo storico. Il sacrificio di Cristo è necessario per liberare la spritualità (qui siamo vicini a Empedocle)nella comunità dei credenti. Holderlin comunque non si interessa alla poetica di Giovanni solo per gli elementi mitici in essa contenuti (grotta, isola, lotta, visioni) ma anche della percezione di una superiorità strutturale. Il prologo del vangelo ha una struttura circolare. Come vediamo in patmos il debito di Holderlin verso Giovanni è strutturale, non solo tematico e sapienziale. Si ritrova in queste poesie lo stesso messaggio: il ritorno del dio vivente, simbolo di pacificazione naturale dell’umano con la differenza, che favorirà la puruficazione del linguaggio con cui lo denomineremo e riconosceremo.

Tratto da HOLDERLIN di Dario Gemini
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