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Colonialismo e autarchia nell'epoca fascista


La campagna contro l’Etiopia segnò l’apogeo del successo e della popolarità fascista, ma svaniti gli entusiasmi il distacco tra regime e paese si andò lentamente allargando soprattutto per la politica economica fascista. Alla fine del ’35 Mussolini intensificò la politica dell’autarchia, consistente nella ricerca di una sempre maggiore autosufficienza economica. L’autarchia si tradusse in un ulteriore stretta protezionistica, a questo si aggiungevano le preoccupazione per la politica estera mirata all’amicizia con la Germania. Il Duce auspicava per l’Italia un avvenire di confronti militari e di conquiste. Nell’autunno del ’38 furono introdotte le leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei, che suscitarono sconcerto nell’opinione pubblica e aprirono un contrasto con la Chiesa. In generale lo sforzo compiuto da Mussolini per trasformare gli italiani in un popolo guerriero ottenne risultati mediocri. L’unico settore in cui le aspirazioni totalitarizzanti ottennero qualche successo di rilievo fu quello giovanile. Con lo scoppio del conflitto e con i primi rovesci bellici il fascismo cominciò a perdere il sostegno sul quale più contava, quello appunto dei giovani.

Tratto da PICCOLO BIGNAMI DI STORIA CONTEMPORANEA di Marco Cappuccini
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