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Il problema della conformità dell’azione militare rispetto all’autorizzazione contenuta della risoluzione n. 678


Le ostilità cessarono il 28 febbraio 1991 con la sconfitta delle forze irachene e la liberazione del Kuwait --> nel periodo tra l’adozione della risoluzione n. 678 e questa data il Consiglio di sicurezza non emanò alcuna risoluzione, anche se si riunì più volte.
Le operazioni militari per quanto protratte per un periodo relativamente breve furono condotte da ambo le parti con notevole violenza. Con riguardo alle operazioni delle forze alleate ci si deve chiedere se esse si siano mantenute entro i limiti desumibili dalla risoluzione n. 678 e quindi essenzialmente per la liberazione del Kuwait. Una risposta a questa domanda non risulta peraltro agevole --> essa implica la precisa conoscenza di una serie di elementi di fatto che non sono tuttora pienamente accessibili.
Dai documenti ufficiali dell’ONU emergeva una situazione drammatica dell’Iraq tale da giustificare il dubbio che le operazioni militari avessero superato lo stretto necessario assumendo invece i caratteri tipici di una guerra diretta all’annientamento della capacità di resistenza dell’avversario. Un’immagine del genere appare dal rapporto preparato dal Segretario aggiunto a seguito di una missione svolta in Iraq su incarico del Segretario generale delle Nazioni Unite “La maggior parte dei mezzi a sostegno della vita moderna è stata distrutta e resa precaria. L’Iraq è stato rinviato a un’esperienza preindustriale.” Drammatico però è anche il quadro del Kuwait a seguito dell’invasione irachena --> anche l’Assemblea generale costatava la brutalità eccezionale dell’occupazione irachena.
Di fronte al tentativo di eliminare uno Stato e il suo popolo può sembrare indispensabile l’uso particolarmente intenso della forza contro l’Iraq, allo scopo di liberare urgentemente il Kuwait --> in ogni caso non si ritiene che siano disponibili gli elementi di fatto per un sicuro chiarimento della questione.
Un altro punto problematico riguarda il rispetto, da parte della coalizione antirachena, delle norme internazionali applicabili ai conflitti armati, non vi è dubbio che tali norme vincolassero tutte le parti coinvolte nel conflitto del Golfo. Tuttavia la questione del rispetto di tali norme si è posta, nell’ambito dell’ONU, esclusivamente con riguardo alla condotta delle ostilità da parte dell’Iraq.
Durante il conflitto del 1991 furono avanzate da più parti iniziative volte a sottoporre lo stesso Saddam Hussein a un processo penale per rispondere dei suoi crimini --> tali iniziative non ebbero seguito.
Le notizie diffuse da stampa e televisione inducono a ritenere che non mancarono violazioni come il bombardamento di Bagdad del 13 febbraio, causa della morte di numerosi civili; nonché altre operazioni militari che distruggendo fonti di approvvigionamento di elettricità e di acqua potabile colpirono pesantemente la popolazione civile. L’assoluto silenzio del Consiglio di sicurezza su tali comportamenti degli Stati della coalizione mostra una deplorevole selettività da parte dell’ONU nell’applicazione del diritto internazionale umanitario.

Tratto da L'ONU E LA CRISI DEL GOLFO di Alice Lavinia Oppizzi
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