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Le risorse immateriali nell'economia dell'Azienda. Profili valutativi

L’importanza delle risorse immateriali nell’ambito del processo di creazione e diffusione di valore e la necessità della loro considerazione nel quadro degli strumenti di comunicazione finanziaria sono ormai ampiamente affermate, tanto a livello accademico, quanto a livello professionale ed aziendale.
Parlare di risorse immateriali significa, in realtà, fare riferimento ad un complesso di elementi molto eterogenei.
Ciò di cui si avverte in maniera unanime la fondamentale mancanza è una adeguata “struttura informativa” idonea a qualificare, quantificare e comunicare le risorse intangibili così da offrire a tutti i soggetti interessati a vario livello una raffigurazione fedele dello stato e delle potenzialità dell’azienda.
Già Zappa osservava quanto angusti fossero gli aspetti che derivano dalla sola considerazione delle poste del capitale di bilancio e sottolineava che la stessa determinazione del reddito, anche se varia e complessa, rivela solo alcune parti della gestione e molte altre ne trascura sebbene essenziali per una adeguata comprensione dell’economia dell’azienda.
Oramai è sempre più avvertita la tesi dell’inadeguatezza delle metodologie contabili nell’uso corrente, specie con riferimento agli aspetti della stima della utilità pluriennale degli assets e della loro valorizzazione nell’ipotesi di generazione interna (dove manca il momento dello scambio con terze economie).
Partendo da queste considerazioni, si è tentato, nell’ambito di questo lavoro, di fornire un percorso che potesse dare un quadro completo dell’immaterialità d’impresa e che permettesse di definire tali «beni» dal punto di vista giuridico, contabile e strategico.
In particolare, nel primo capitolo si affronta il problema della definizione delle risorse immateriali, partendo dall’analisi dei classici, stabilendone i caratteri qualificanti e classificando tali risorse in base alla normativa italiana e alla prassi internazionale.
Nel secondo capitolo, l’attenzione è stata rivolta alla rappresentazione di tali grandezze nell’ambito del bilancio d’esercizio, nell’intento di comprendere il grado di visibilità, in tale contesto, delle risorse immateriali.
A questo punto si è resa necessaria una classificazione dal punto di vista contabile delle risorse immateriali nelle tre categorie di avviamento, beni immateriali e oneri pluriennali. L’analisi è stata compiuta ancora una volta partendo dall’analisi dei classici e arricchendola con la prassi nazionale ed internazionale.
Nel terzo e quarto capitolo è stata affrontata una dimensione complementare a quella contabile cioè quella delle stime delle risorse immateriali nell’ambito delle valutazioni del capitale economico d’impresa.
In particolare, nel terzo capitolo sono stati trattati i criteri di valutazione «tradizionali» per la stima del capitale economico, mettendone in evidenza i pregi e i limiti.
Proprio dalla constatazione di questi ultimi, nel quarto capitolo si è implementata l’ottica contabile che ha contraddistinto questo lavoro con delle considerazioni di carattere «strategico», affrontando gli approcci di “frontiera” nell’ambito della valutazione delle risorse immateriali.
In particolare, si è focalizzata l’attenzione sulla Balanced Scorecard di Kaplan e Norton e su un’applicazione di tale modello, lo Skandia Navigator, che per la sua importanza è divenuto il caso più studiato a livello mondiale in materia di reporting del capitale intellettuale.

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4 PRESENTAZIONE L’importanza delle risorse immateriali nell’ambito del processo di creazione e diffusione di valore e la necessità della loro considerazione nel quadro degli strumenti di comunicazione finanziaria sono ormai ampiamente affermate, tanto a livello accademico, quanto a livello professionale ed aziendale. Parlare di risorse immateriali significa, in realtà, fare riferimento ad un complesso di elementi molto eterogenei. Ciò di cui si avverte in maniera unanime la fondamentale mancanza è una adeguata “struttura informativa” idonea a qualificare, quantificare e comunicare le risorse intangibili così da offrire a tutti i soggetti interessati a vario livello una raffigurazione fedele dello stato e delle potenzialità dell’azienda. Già Zappa osservava quanto angusti fossero gli aspetti che derivano dalla sola considerazione delle poste del capitale di bilancio e sottolineava che la stessa determinazione del reddito, anche se varia e complessa, rivela solo alcune parti della gestione e molte altre ne trascura sebbene essenziali per una adeguata comprensione dell’economia dell’azienda. Oramai è sempre più avvertita la tesi dell’inadeguatezza delle metodologie contabili nell’uso corrente, specie con riferimento agli aspetti della stima della utilità pluriennale degli assets e della loro valorizzazione nell’ipotesi di generazione interna (dove manca il momento dello scambio con terze economie).

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Riccio
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Istituto Universitario Navale di Napoli
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia del Commercio Internaz. e dei Mercati Valutari
  Relatore: Stefano Coronella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 200

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