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La transizione economica del Kazakistan

Il Kazakistan, la più vasta delle nuove repubbliche sorte dalle ceneri dell’Unione Sovietica, in dieci anni d’indipendenza politica ha cercato di ottenere quella economica, attraverso un processo di transizione al libero mercato rivolto alla rottura dei legami con il sistema di produzione sovietico. Situato nel cuore dell’Asia Centrale e vecchio percorso della Via della Seta, questo “ponte” tra Europa ed Asia è diventato per le potenze mondiali un importante polo strategico ed economico, rispettivamente per il controllo della diffusione del fondamentalismo e per la scoperta di abbondanti giacimenti petroliferi nel Mar Caspio che potrebbero diversificare la fornitura di greggio dal Medio Oriente.
In questo lavoro ho percorso la storia del Kazakistan dalle Orde mongole condotte da Gengis Khan alle recenti elezioni parlamentari dello scorso settembre, analizzando, attraverso le fondamentali tappe economiche, le evoluzioni politiche e sociali del paese.
Nel primo capitolo ho riportato gli aspetti generali storici e geografici, del Kazakistan, soffermandomi in particolare sulla disastrosa situazione ecologica lasciata da anni di sperimentazioni nucleari e di sfruttamento dei terreni il cui recupero è ancora oggi incerto poiché il paese è privo di una legislazione organica in materia e di misure adatte alla protezione dell’ambiente. Ho approfondito l’articolata storia della popolazione kazaka, sottoposta nei secoli ad invasioni, espropriazioni ed infine alla violenta sedentarizzazione effettuata da Stalin che ha cambiato radicalmente lo stile di vita dei nomadi che popolavano le steppe. Infine, ho accennato alla struttura dell’economia pianificata ed al ruolo del Kazakistan nel sistema produttivo sovietico, per poi passare nel secondo capitolo del mio lavoro, a quella che è stata definita la transizione economica.
Con il termine controverso di “transizione” si indica normalmente il processo affrontato dai paesi dell’ex Unione Sovietica nel passaggio all’economia di libero mercato, si tratta quindi non di una semplice riorganizzazione ma di un totale cambiamento della struttura economica che ha altresì coinvolto la struttura sociale dei paesi.
Alcuni autori parlano per questo di “transizione estrema” la quale abbraccia un periodo di tempo che ha inizio con l’indipendenza politica delle nuove repubbliche e che in molti casi, tra cui quello del Kazakistan, non può ancora definirsi conclusa.
I primi investimenti esteri, l’inizio della produzione di petrolio da parte di compagnie petrolifere straniere e la privatizzazione delle attività economiche hanno rappresentato gli aspetti principali del sistema di riforme che hanno condotto alla liberalizzazione del mercato, grazie ai quali è stato possibile superare le disastrose crisi che si sono abbattute sulla fragile economia durante gli anni ’90.
Il rialzo dei prezzi delle materie prime ha dato una spinta all’economia del paese tale da provocare una crescita straordinaria dell’economia rispetto alle altre repubbliche. Ha però evidenziato la stretta relazione esistente tra i mutamenti economici e l’industria petrolifera. Questo aspetto viene trattato con particolare attenzione nella terza parte del lavoro, nella quale ho messo in luce l’arretratezza dei settori economici tradizionali ed il contrasto che esiste tra la crescita economica e lo sviluppo reale del Kazakistan, inteso come qualità delle infrastrutture, distribuzione della ricchezza, situazione ambientale e qualità della vita.
Infine, ho ritenuto importante osservare sia la politica interna, dominata dalla figura di Nazarbaev e dai suoi familiari che detengono il potere economico e mediatico, sia la politica internazionale del presidente che ha saputo destreggiarsi tra i propri interessi e le spinte delle grandi potenze interessate al potenziale petrolifero del Caspio e, soprattutto dopo l’11 settembre, alla collaborazione nel campo della difesa.

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5 INTRODUZIONE Il Kazakistan, una delle nuove repubbliche sorte dalle ceneri dell’Unione Sovietica, in dieci anni d’indipendenza politica ha cercato di ottenere quella economica, attraverso un processo di transizione al libero mercato rivolto alla rottura dei legami con il sistema di produzione sovietico. Situato nel cuore dell’Asia Centrale e vecchio percorso della Via della Seta, questo “ponte” tra Europa ed Asia è diventato per le potenze mondiali un importante polo strategico, per il controllo della diffusione del fondamentalismo ed energetico per la scoperta di giacimenti che potrebbero diversificare la fornitura del petrolio dal Medio Oriente. In questo lavoro ho percorso la storia del Kazakistan dalle Orde di Gengis Khan alle recenti elezioni parlamentari di settembre, analizzando, attraverso le fondamentali tappe economiche, le evoluzioni politiche e sociali del paese. Nel primo capitolo ho riportato gli aspetti generali storici e geografici, del Kazakistan, soffermandomi in particolare sulla disastrosa situazione ecologica lasciata da anni di sperimentazioni nucleari e di sfruttamento dei terreni il cui recupero è ancora oggi incerto perchè privo di una legislazione organica e di misure adatte alla protezione dell’ambiente. Ho approfondito l’articolata storia della popolazione kazaka, sottoposta nei secoli ad invasioni, espropriazioni ed infine alla violenta sedentarizzazione effettuata da Stalin che ha cambiato radicalmente lo stile di vita dei nomadi che popolavano le steppe. Infine, ho accennato alla struttura dell’economia

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Caldana
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2003-04
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Antonio Covi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 204

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Parole chiave

asia centrale
economia dei paesi in via di sviluppo
kazakistan
la questione del mar caspio
oleodotti in eurasia
privatizzazione nell'ex unione sovietica
transizione

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