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Riflessioni sulla finanza comportamentale

Per “finanza comportamentale” si intende lo studio dei comportamenti degli operatori sui mercati finanziari internazionali, valorizzando una prospettiva “psicologica” o, citando l’economista americano Richard Thaler, secondo un approccio “open-minded”. Con questa espressione si vuole intendere la possibilità di un abbandono graduale delle ipotesi tradizionali della teoria neoclassica circa il comportamento degli agenti economici, nel tentativo di spiegare, e quindi interpretare, svariati comportamenti non “ortodossi”, tenuti dagli stessi agenti.
In realtà, la “finanza comportamentale” non è stata in passato, né per il momento è tuttora, una teoria unitaria, esposta esplicitamente e strutturata organicamente, in modo tale da potersi contrapporre, anche dal punto di vista teoretico, alla ben più nota, ed in un certo senso più robusta, teoria dell’utilità attesa, su cui si fonda tutto l’impianto teoretico neoclassico.
Tuttavia, questa lacuna “strutturale” può essere considerata come un elemento non solo fisiologico, e quindi non eludibile senza conseguenze dannose, ma soprattutto propulsivo della stessa “finanza comportamentale”, in quanto l’evoluzione e l’adattamento sono caratteristiche proprie del comportamento umano. Tuttavia, queste stesse proprietà lo rendono allo stesso tempo difficilmente riconducibile a modelli teorici, almeno utilizzando gli strumenti teorici tradizionali.
Dato un insieme A si dice che una relazione  in A è una relazione binaria di quasi ordine parziale se essa gode delle seguenti proprietà:
1. Riflessiva:
2. Transitiva:
Se, inoltre, la relazione binaria gode anche della proprietà seguente:
3. Confrontabilità:
allora la relazione binaria introdotta in A si chiama relazione di quasi ordine totale e si indica (A , p).
È comodo introdurre ora un’altra definizione che si rileverà utile nel capitolo terzo. Dato un insieme A si dice che una relazione binaria  su A è una relazione di equivalenza in A, se essa verifica le seguenti proprietà:
1. Riflessiva:
2. Simmetrica:
3. Transitiva:
Queste caratteristiche sono ben riscontrabili fin dall’inizio, soprattutto in ciò che si potrebbe denominare “corrente comportamentale” della teoria neoclassica. Infatti, la “finanza comportamentale” si è sviluppata come “ramo” della teoria neoclassica a partire dagli anni ’50, grazie ai contributi di vari Autori, tra i quali spicca, per le sue caratteristiche “critiche”, l’economista francese Maurice Allais. Questa disciplina, però, solo a partire dalla metà degli anni ’70, grazie a nuovi e più approfonditi studi, ha ottenuto la “visibilità” sufficiente, negli ambienti accademici, acquisendo lo status di “teoria”, per riuscire poi a proporsi con sufficiente credibilità presso gli “esperti” del settore, pur mantenendo, anche se in tono minore, la sua “disorganicità”.
Il merito di questa “evoluzione” va indubbiamente ascritto ai professori di psicologia Amos Tversky e Daniel Kahneman, i quali nel 1979 presentano sulla rivista Econometrica un articolo che, per le idee innovative, l’accuratezza sperimentale e l’interpretazione “comportamentale” degli esperimenti proposti e di alcuni atteggiamenti “reali”, è destinato, negli anni, a far cambiare opinione circa la validità del modello interpretativo neoclassico, fondato sui concetti di razionalità e massimizzazione.
I due Autori, partendo dalla presentazione del paradosso di Allais (1953), dove si mostra come l’utilità di un evento rischioso non è, sotto qualsiasi condizione, combinazione lineare delle probabilità associate a ciascun risultato possibile (certainty effect), sviluppano l'analisi critica della teoria dell'utilità attesa e degli assiomi su cui essa si fonda (gli assiomi di von Neumann-Morgenstern 1944 - 1947 e 1953) arrivando così, passando per l’analisi di altri fenomeni di dubbia interpretazione, alla formulazione di una nuova teoria (descrittiva e non più normativa come quella neoclassica).

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5 INTRODUZIONE Con l espressione finanza comportamentale si intende lo studio del comportamento degli operatori sui mercati finanziari internazionali, valorizzando una prospettiva psicologica o, citando l Economista americano Richard Thaler, secondo un approccio open-minded. Con questa definizione si vuole indicare la possibilit di un abbandono graduale delle ipotesi tradizionali della teoria neoclassica, circa il comportamento degli agenti economici, nel tentativo di spiegare, e quindi interpretare, svariati fenomeni non ortodossi , manifestati dagli stessi operatori. In realt , la finanza comportamentale non Ł stata, in passato, nØ Ł tuttora, una teoria unitaria, esposta esplicitamente e strutturata organicamente, in modo tale da potersi contrapporre, anche dal punto di vista teoretico, alla ben piø nota, ed in un certo senso piø robusta, teoria dell utilit attesa, su cui si fonda l impianto interpretativo neoclassico. Ci nonostante, questa lacuna strutturale pu essere considerata non solo come un elemento fisiologico, e quindi non eludibile senza conseguenze dannose, ma soprattutto come fattore propulsivo della stessa finanza

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Cantarini
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1997-98
  Università: Università degli Studi di Ancona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Gianmario Raggetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 229

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Parole chiave

endowment effect
finanza comportamentale
mental accounting
myopic loss aversion
paradosso di allais
prospect theory

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