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Televisione digitale: un percorso di sviluppo difficile tra innovazione tecnologica e forme consolidate di consumo

La fine del secondo millennio, tra le numerose immagini, metafore e definizioni con cui è stata rappresentata, viene oggi comunemente stigmatizzata nei termini di un passaggio dall’analogico al digitale. Ma si tratta effettivamente di un “passaggio di consegne” tra due differenti modalità di trasmissione, oppure l’era della contaminazione e dell’integrazione (propria della società delle reti) sta investendo i modi stessi, vecchi e nuovi, di trasferire ed assimilare informazione?
Per troppo tempo siamo stati abbagliati da una visione “internet-centrica”, che ha condotto a identificare erroneamente i nuovi media con il solo PC connesso a internet, non riuscendo a cogliere la varietà della nuova famiglia dei media digitali che si sta differenziando sotto i nostri occhi. Analogamente, siamo stati troppo a lungo focalizzati sulle caratteristiche tecnologiche dei nuovi media, non cogliendone gli aspetti comunicativi e sociali. Sembrerebbe quasi necessario rompere con la retorica del nuovo, con il sarcasmo con cui l’élite degli internauti guarda agli utenti di tecnologie ritenute vecchie. Il rapporto tra i media precedenti e le tecnologie successive non è mai di mera sostituzione: è più opportuno parlare di mediamorfosi (Fidler) attraverso la quale media vecchi e nuovi si rimodellano, in una costante dinamica di ridefinizione reciproca, che rende obsoleta e poco fruttuosa la ormai tradizionale distinzione tra ciò che è vecchio e ciò che è nuovo. Uno dei più evidenti aspetti del “moderno” è la riappropriazione, da parte del soggetto, del potere di disposizione della realtà e di attribuzione di significato al mondo: tale potere, in passato delegato a momenti collettivi e trascendenti rispetto al soggetto – come la politica, le appartenenze sociali, culturali e religiose, le tradizioni, ecc. – trova un suo campo di esercizio e di sperimentazione proprio nella comunicazione audiovisiva. Oggi, con l’avvento del digitale, si ridimensiona l’antica immagine della subordinazione al consumo nel momento dell’offerta riconoscendo così alla TV il ruolo di vestale e di istitutrice ai cambiamenti ed agli scenari del nuovo. La digitalizzazione del medium televisivo e la scomposizione binaria del segnale comportano la riconfigurazione dell’intera gamma dei linguaggi dello specifico televisivo. A partire proprio dal processo produttivo, dove i termini classici che per più di cinquant’anni hanno tenuto banco sono esposti a una pervasiva azione di scomposizione.
Essendo oggi la televisione il principale mezzo di comunicazione di massa e la digitalizzazione il fenomeno per eccellenza degli ultimi decenni, mi è sembrato opportuno interrogarmi sulla convergenza di questi due elementi. Tra tutti gli aspetti legati alla televisione digitale, ho deciso di concentrarmi su quello che mi sembra sia il più interessante ed innovativo: l’interattività. La cosiddetta “TV interattiva”, in grado di offrire una fruizione attiva dei contenuti televisivi, fornendo all’utente strumenti per interagire con il televisore e intervenire nella programmazione, è infatti la novità più auspicata che dovrebbe portare l’avvento della TV digitale. Ma il telespettatore, oggi come oggi, sa interagire con la tv? Sembrerebbe un po’ impacciato, e forse anche chi progetta i nuovi canali non sa ancora bene cosa significhi interagire con il televisore. Interagire sul web significa scrivere, modificare, inviare, disegnare, ecc. Se confrontata con quella del web l’interattività in TV sembra oggi una sottospecie d’interazione. Scegliere tra “questo” o “quello” non è paragonabile agli strumenti messi a disposizione dal web. In realtà tutti sanno che rendere interattiva la tv di casa avrà non pochi problemi.

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1 INTRODUZIONE TV generalista chiave di volta, ma con lo sprint del multimediale La fine del secondo millennio, tra le numerose immagini, metafore e definizioni con cui è stata rappresentata, viene oggi comunemente stigmatizzata nei termini di un passaggio dall’analogico al digitale. Ma si tratta effettivamente di un “passaggio di consegne” tra due differenti modalità di trasmissione, oppure l’era della contaminazione e dell’integrazione (propria della società delle reti) sta investendo i modi stessi, vecchi e nuovi, di trasferire ed assimilare informazione? Per troppo tempo siamo stati abbagliati da una visione “Internet- centrica”, che ha condotto a identificare erroneamente i nuovi media con il solo PC connesso a Internet, non riuscendo a cogliere la varietà della nuova famiglia dei media digitali che si sta differenziando sotto i nostri occhi. Analogamente, siamo stati troppo a lungo focalizzati sulle caratteristiche tecnologiche dei nuovi media, non cogliendone gli aspetti comunicativi e sociali. Sembrerebbe quasi necessario rompere con la retorica del nuovo, con il sarcasmo con cui l’élite degli internauti guarda agli utenti di tecnologie ritenute vecchie. Il rapporto tra i media precedenti e le tecnologie successive non è mai di mera sostituzione: è più opportuno parlare di mediamorfosi (Fidler) o di processi di remediation 1 , attraverso i quali media vecchi e nuovi si rimodellano, in una costante dinamica di ridefinizione reciproca, che 1 Jay David Bolter e Richard Grusin, Remediation: Understanding New Media (MIT Press, Cambridge, Mass., 1999), pag. 19.

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Informazioni tesi

  Autore: Concetta Pinca
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università per stranieri di Perugia
  Facoltà: Lingua e Cultura Italiana
  Corso: Comunicazione Internazionale
  Relatore: Luca Picchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 228

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