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Il disegno dei pensieri e la filosofia pascaliana

CONCLUSIONI
Lo studio di Pascal ha comportato diverse difficoltà dovute all’interpretazione dei testi stessi per cui molti interpreti non si sono trovati d’accordo tra loro.
Nello stato attuale nel quale vengono a trovarsi i “Pensieri”, data la loro incompiutezza e la loro mancata sistemazione, è più che legittimo lo stato di perplessità di fronte a certe affermazioni nel dubbio che esse siano veramente asserzioni oppure supposizioni, semplici opinioni, intuizioni personali del momento. Si è forse dimenticato che Pascal non ha potuto rivedere quei frammenti quando il suo spirito era soggetto ad una continua conversione e che furono poi raccolti ed ordinati arbitrariamente?
In questa oscillazione e indeterminatezza del testo, la difficoltà s’accresce quando si cerca di rintracciare in quale misura l’”Augustinus” ha influito sul pensiero pascaliano, fin dove Pascal ha seguito Epitteto e Montaigne e dentro quali limiti è contenuta l’avversione per Descartes “inutile et incertain”. Se è vero che Pascal ha assimilato molto materiale dell’epoca ed ha respirato l’atmosfera del tempo, non si deve però affrettare il giudizio e pensare che egli si sia limitato a rifondere senza vagliare e sottoporre tutto ad una attenta revisione. Ho cercato di mostrare come egli ha accolto alcune dottrine moderne interiorizzandole e dando luogo ad una riflessione personalissima e del tutto originale.
Mi sono sforzata di penetrare le varie influenze, soprattutto la maggiore, il Giansenismo; e per questo, accanto ai “Pensieri” ho avuto costantemente sott’occhio le “Provinciali”, gli “Opuscoli e le lettere” e la letteratura del tempo.
Inoltre, mi preme sottolineare che mi sono sforzata di leggere e di penetrare il testo pascaliano pur tenendo in dovuta considerazione la vastissima bibliografia al riguardo.
Alla fine di questo cammino devo ammettere che ne esco arricchita perché, grazie a Pascal, sono riuscita a comprendere molte contraddizioni che assillavano il mio animo.
Il problema antropologico è sempre stato molto vivo in me, è questo uno dei motivi per cui ho intrapreso questi studi, e Pascal è riuscito chiaramente, per quel che è possibile, a farmi comprendere l’uomo, essere in continua lotta con se stesso che, preso dalla corsa verso il successo che la vita di oggi impone, dimentica di curare la cosa più importante del mondo: la sua anima.
E’ per questo che ho trovato Pascal molto attuale, egli esalta l’uomo in quanto creatura di Dio, dotato di molte potenzialità, ma lo critica quando egli, grazie a queste potenzialità, ritiene di poter fare a meno di Lui.
Non è proprio ciò che accade oggi?
Io devo molto a Pascal, egli mi ha fatto fermare e mi ha portata a guardare dentro me stessa e a scoprire un essere meraviglioso chiuso in me e nascosto dalla mille preoccupazioni quotidiane.
Ho compreso qual è la fonte dell’infelicità umana e scoperto la strada per giungere alla felicità.
Ciò che però non condivido molto di Pascal è la rigidità che ha assunto dopo la conversione: egli ha abbandonato completamente la sua vita precedente e si è chiuso in un mondo tutto suo, condannando chi non aveva seguito la sua stessa strada. Mi riferisco in modo particolare a Descartes definito “inutile e incerto” perché si è servito, secondo Pascal, della religione solo per giustificare la nascita del mondo; a mio avviso non è proprio così, io definirei Cartesio un “filosofo cristiano” in quanto, in seguito alla lettura delle sue “Meditazioni metafisiche” mi sono resa conto che c’è un lato di Cartesio che la critica non ha mai messo troppo in evidenza definendolo il padre della scienza moderna. Sicuramente lo è stato fino alla fine della sua vita ed è forse questo che Pascal non ha accettato: il voler giustificare l’esistenza di Dio con la sola ragione umana senza sentire il bisogno dell’intervento del cuore.
Spero di aver trasmesso al lettore queste fortissime emozioni augurandomi di avergli procurato un arricchimento non soltanto culturale bensì anche e sopra?

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I PREMESSA Il mio incontro con Pascal è stato del tutto casuale. Trovandomi a leggere la storia della sua vita mi ha incuriosito il fatto che un grande scienziato e matematico quale lui era, potesse diventare in breve tempo un grande filosofo che ha rivolto il suo studio alla creatura più complessa della natura: l’uomo, risolvendo poi il problema antropologico nell’ambito del cristianesimo. Ho deciso in tal modo di approfondire l’argomento prendendo in esame quell’opera che, secondo il mio modesto parere, riassume il travaglio spirituale di un grande uomo la cui vita è radicalmente cambiata dopo l’incontro con Dio. Pascal è stato in fondo un po' controcorrente rispetto ai tempi in cui è vissuto; infatti il Seicento è stato un secolo molto importante per l’uomo che, grazie allo sviluppo delle scienze, si è trovato in possesso di quelle conoscenze che gli hanno permesso di migliorare materialmente la propria vita. In tal modo il mondo metafisico è stato messo da parte in quanto non si è sentito più il bisogno di ricorrere a forze soprannaturali per invocare aiuto. Quel che mi sono proposta con il seguente lavoro è stato lo studio dell’antropologia e della filosofia di Pascal nella sua peculiare originalità. La sua filosofia si apre alla fede e quindi mira a ricercare e sistemare le ragioni e i motivi intellettuali e volontaristici che concorrono alla formazione

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Femminella
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Filosofia
  Relatore: Galeazzi Umberto
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 202

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