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Il caleidoscopico mondo dei manga: la costruzione dell'identità nel fumetto giapponese

Il presente lavoro di tesi si interroga sulla costruzione narrativa dell’identità nei fumetti giapponesi, chiamati “manga”.
Il “pensiero narrativo” esprime e dimostra la tendenza umana a cercare un significato, a conferire al proprio agire e, a quello altrui, forme determinate (Mininni, 2000). A differenti gradi di consapevolezza si assiste, comunque, all’interesse, da parte del lettore, per un coinvolgimento in una “narrazione” che, oltre a divertirlo e ad appassionarlo, gli permette di trovare alcune risposte, più o meno inconsce, a domande, dubbi, problemi che lo toccano da vicino.
Nei bambini il grado di consapevolezza non può essere molto elevato e ciò determina anche l’assenza, in loro, di un’elaborazione critica circa le differenti interpretazioni, la possibile ambiguità del messaggio, la considerazione della storia narrata come un prodotto comunicativo. La consapevolezza è però maggiore, e va anzi stimolata, nel corso dell’adolescenza, età in cui il lettore inizia a prendere coscienza delle dimensioni presenti nella realizzazione e nella fruizione di un prodotto narrativo.
Quello che spesso si dimentica e, forse, non si conosce affatto nella considerazione di un prodotto come, in questo caso, i manga, è che essi vanno incontro ad aspettative e a modi di intendere la realtà che possono, e di fatto spesso sono, affini ai modi dei giovani lettori, cresciuti insieme ad essi, mentre risultano distanti ed incomprensibili a chi si è formato attraverso esperienze, letture, stimoli di altro tipo.
Bisogna mettersi in guardia dalle valutazioni affrettate ed assolute, altrimenti non si avrà nient’altro che la solita ed insormontabile contrapposizione tra denigratori di un genere ed i suoi sostenitori, i suoi appassionati, l’ormai famigerata diatriba tra apocalittici ed integrati (Eco, 1964).
La validità di una narrazione consiste anche nel saper mostrare la dimensione di un mondo fittizio con le caratteristiche e l’intensità del mondo reale. Ovviamente, quanto più un soggetto è “predisposto” ad accogliere all’interno dei suoi sistemi di valori e credenze gli eventi ed i personaggi proposti dalla storia, tanto più questa gli dischiuderà le porte di un mondo “altro”, tanto vero, nel senso di importante, quanto quello reale.
Al di là dei temi rappresentati, delle storie narrate, delle situazioni e dei caratteri inventati, cosa rende così affascinante un manga? Spesso l’interesse per una narrativa sembra risiedere nel fatto che essa sa dare forma ad una situazione problematica, in cui alcuni nodi devono essere sciolti, si cercano soluzioni, nuove possibilità per modificare o rinnovare uno stato insoddisfacente. E questo è proprio ciò che succede nei manga: a livello spettacolare, negli intrecci che riguardano cavalieri in armatura, guerrieri, samurai, robot e piloti spaziali o anche nelle serie sportive, in cui ogni match è simbolo di uno scontro fino all’ultima goccia di sudore, se non all’ultimo sangue; in maniera meno drammatica, ma altrettanto emozionante ed intensa, nelle serie “realistiche”, a sfondo quotidiano, nelle quali i protagonisti comunque attraversano momenti di tristezza e di gioia, di allegria e di rabbia, vivono aspirazioni e ambiscono a traguardi importanti, oppure patiscono delusioni cocenti e frustrazioni.

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INTRODUZIONE. “Dovranno passare ancora molti decenni prima che gli uomini smettano di considerare le conoscenze accumulate nel loro inconscio come semplici sciocchezze, come fantasie malate di eccentrici poeti e le vedano per quello che sono: percezioni della realtà.” (A.Miller) Il presente lavoro di tesi si interroga sulla costruzione narrativa dell’identità nei fumetti giapponesi, chiamati “manga”. Il “pensiero narrativo” esprime e dimostra la tendenza umana a cercare un significato, a conferire al proprio agire e, a quello altrui, forme determinate (Mininni, 2000). A differenti gradi di consapevolezza si assiste, comunque, all’interesse, da parte del lettore, per un coinvolgimento in una “narrazione” che, oltre a divertirlo e ad appassionarlo, gli permette di trovare alcune risposte, più o meno inconsce, a domande, dubbi, problemi che lo toccano da vicino. Nei bambini il grado di consapevolezza non può essere molto elevato e ciò determina anche l’assenza, in loro, di un’elaborazione critica circa le differenti interpretazioni, la possibile ambiguità del messaggio, la considerazione della storia narrata come un prodotto comunicativo. La consapevolezza è però maggiore, e va anzi stimolata, nel corso dell’adolescenza, età in cui il lettore inizia a prendere coscienza delle dimensioni presenti nella realizzazione e nella fruizione di un prodotto narrativo. 3

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Informazioni tesi

  Autore: Gaetano Pollice
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2004-05
  Università: Università degli Studi del Molise
  Facoltà: scienze umane e sociali
  Corso: Scienze della Comunicazione
  Relatore: Michela Cortini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 115

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