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La valorizzazione dei beni culturali nello sviluppo locale

Sul territorio italiano sono presenti migliaia di beni ai quali è stato riconosciuto il fregio di Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il poter contare su questa rilevante ricchezza è un grosso contributo sia per l’economia nazionale che può cosi sfruttare i benefici connessi ad un loro utilizzo razionale, sia per le singole comunità le quali, in tempi di globalizzazione, hanno una risorsa in più su cui far affidamento per poter confrontarsi e creare idonee condizioni di sviluppo locale.
Il mio lavoro ha provato ad evidenziare proprio quel legame che può e che dovrebbe esserci tra un territorio ed il proprio patrimonio e allo stesso tempo ho cercato di mettere in risalto la centralità che assume la funzione della valorizzazione di un bene di natura culturale nell’ambito dello sviluppo locale della comunità che lo ospita.
Proprio alla valorizzazione ho dato ampio risalto nel secondo capitolo del mio lavoro nel quale ho cercato di illustrare in cosa consiste questa funzione e quali sono i suoi strumenti.
Il Codice dedica alla valorizzazione innanzitutto gli artt. 6 e 7 contenuti nelle disposizioni generali ma il nocciolo duro è costituito dagli articoli che compongono il Capo II del Titolo II della parte seconda, artt. 111-121, che rappresentano i Principi ai quali la legislazione regionale deve attenersi in materia di valorizzazione. Uno dei punti fermi desumibili da tali articoli è l'aver voluto far propria la consapevolezza dell'intreccio esistente tra pubblico e privato nelle attività di valorizzazione. In questo contesto viene ad inserirsi l’impostazione scelta dal legislatore codicistico di avvallare ulteriormente rispetto al passato l’uso degli schemi consensuali, divenuti così uno strumento indispensabile per garantire quelle forme di coordinamento tra soggetti pubblici e tra questi e i privati, richieste dal riformato art. 118 della Costituzione. Emblematici a tal proposito sono gli accordi strategici previsti in seguito alle modifiche apportate dal d. lgs. 156/2006 al Codice. In particolare, la novella, legando ancor più strettamente le disposizioni degli artt. 112 e 115, ha ridefinito i dispositivi della concertazione in relazione ai beni di appartenenza pubblica, differenziandoli in tre fasi: strategica, pianificatoria e attuativa. In ordine al regime giuridico applicabile a questi accordi il Codice dice poco ma data la genericità delle disposizioni in molti hanno sostenuto che per tutto ciò che non è stato espressamente regolamentato si può rinviare non solo alla normativa generale sugli accordi tra amministrazioni pubbliche e sugli accordi pubblico – privato previsti dalla legge 241/1990, ma anche alle norme speciali sugli accordi di programma di cui all’art. 34 del d. lgs. 267/2000, e sulla programmazione negoziata, le intese istituzionali di programma e gli accordi di programma quadro ex art. 2, commi 203 e ss. della l. 662/96.
Questo mi ha permesso di trattare il discorso relativo ad un fenomeno in evidente crescita: lo sviluppo locale. Infatti, proprio la collaborazione e la coordinazione degli interventi sta alla base degli innumerevoli strumenti posti al servizio dello sviluppo delle comunità locali. Tra questi strumenti un’attenzione particolare va data alla programmazione negoziata, la quale sostanzialmente consiste in un nuovo metodo di programmazione economica, non autoritativo e non dirigistico, che parte dal basso, cioè dalle istituzioni locali e dalle forze sociali, legate dall’obiettivo comune del potenziamento del tessuto economico e dell’incremento dell’occupazione.
La programmazione negoziata ha avuto una dilagante diffusione anche nel settore dei beni e delle attività culturali. Alcune Regioni, a partire dalla Lombardia, hanno infatti ritenuto che fosse possibile utilizzare i nuovi strumenti pattizi, quali intese istituzionali e accordi di programma quadro, nel campo del patrimonio e dei servizi culturali regionali. Lo stesso ha fatto anche la regione Puglia e ciò mi ha permesso di arrivare alla fine del mio lavoro nella quale ho voluto trattare un caso reale di valorizzazione integrata nelle dinamiche di sviluppo locale. Ho così dato risalto alla valorizzazione del Parco archeologico delle Mura Messapiche di Manduria, nel qual caso si è assistito ad un efficace coordinamento tra i soggetti interessati, dando luogo a quella che ho voluto definire come una valorizzazione “negoziata”.

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IV INTRODUZIONE L’Italia è il paese che più di tutti al mondo può vantare un record davvero importante: sul suo territorio sono, infatti, disseminati migliaia e migliaia di beni ai quali è stato riconosciuto il fregio di “Patrimonio dell’umanità” dall’UNESCO. Questo dato deve far capire come la nostra nazione abbia sicuramente un’arma in più rispetto agli altri Stati. Il poter contare su questa rilevante ricchezza è un grosso aiuto sia per l’economia nazionale, che può risentire dei benefici connessi ad un razionale e ragionato sfruttamento, sia per le singole comunità, le quali, nell’era della globalizzazione e della concorrenza, hanno una risorsa in più su cui far affidamento per poter confrontarsi e creare le migliori condizioni di sviluppo locale. Molto spesso ci capita di vedere abbandonati a se stessi decine e decine di luoghi, edifici, le stesse città. E pure non ci accorgiamo che dentro quel palazzo, in quel determinato vicolo, su una pianura si è consumata la storia. L’Italia ha visto passare dai suoi sentieri, fin dagli albori delle civiltà, centinaia di uomini che hanno cambiato il mondo. Ha dato i natali a personaggi illustri che hanno illuminato la società. Di questi uomini ci sono rimaste le tracce e la cultura. E già questo, di per sé, è fonte di ricchezza. Da un punto di vista più strettamente materiale ci hanno lasciato cose concrete di questa cultura. Si pensi ai gradi monumenti che i Romani hanno disseminato in ogni angolo d’Italia, ai grandi templi e agli anfiteatri dei Greci, alle infinite opere d’arte del Rinascimento, senza contare le innumerevoli testimonianze lasciateci

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Informazioni tesi

  Autore: Flavio Massari
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2006-07
  Università: Università del Salento - Lecce
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Carla Barbati
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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