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L'innesto erbaceo in orticoltura

Nel lavoro di tesi sono stati analizzati vari aspetti dell’innesto erbaceo in orticoltura, con particolare attenzione verso la sua diffusione, le modalità di esecuzione, le principali specie ortive attualmente interessate dall’innesto, i limiti e le opportunità che questa tecnica può offrire.
In Italia l’innesto erbaceo si è diffuso solo negli ultimi anni, incentivato anche dalla recente messa al bando del bromuro di metile, grazie a:
 attività vivaistica più avanzata;
 maggiori pressioni biotiche;
 più spiccata attenzione nei confronti delle caratteristiche igienico-sanitarie dei prodotti;
 possibilità di avere rese produttive maggiori e piante più vigorose;
 maggiore resistenza alle malattie;
 migliore qualità dei frutti.
Le specie di interesse orticolo coltivate a fini professionali che più si giovano dell’innesto, secondo le più recenti indagini, risulterebbero essere pomodoro e melanzana tra le Solanaceae, melone e cocomero tra le Cucurbitaceae; altre specie che beneficiano dell’innesto per una coltivazione di tipo professionale sono il cetriolo e il peperone; ulteriori colture possono essere innestate ma ciò avviene solo in laboratori di ricerca o al massimo sono commercializzate a fini hobbistici.
La diffusione di questa nuova pratica colturale e lo sviluppo delle ricerche hanno consentito di acquisire numerose informazioni circa i limiti e i benefici che essa può portare.
Numerosi sono i limiti dell’innesto che possono essere ricondotti a problemi di natura economica, sia per l’agricoltore che deve pagare un prezzo molto più elevato per acquistare queste piante, sia per i produttori di piantine innestate i quali si trovano ad affrontare problemi connessi con l’elevata spesa per la manodopera; questi ultimi, inoltre, devono anche far fronte ad altri problemi che riguardano la pianta stessa, come ad esempio le implicazioni morfo-fisiologiche che influenzano la riuscita dell’innesto stesso e la necessità di individuare il portinnesto migliore per le diverse cultivar prodotte.
I vantaggi di contro sono anch’essi molteplici e molto importanti ai fini della coltivazione e possono essere essenzialmente riassunti in:
 resistenza alle malattie;
 aumento del vigore e delle rese;
 utilizzazione delle resistenze genetiche in tempi molto più brevi di quelli che occorrono per l’inserimento delle stesse in ibridi commerciali mediante le metodologie classiche del miglioramento genetico;
 eliminazione dei trattamenti chimici geodisinfestanti ed in particolare del bromuro di metile;
 possibilità di impiegare cultivar di notevole pregio qualitativo anche se non resistenti ai patogeni tellurici o ad alcune razze di questi;
 modificazione della qualità dei frutti.
Per quanto riguarda, in particolare, il profilo qualitativo dei prodotti, le indicazioni finora disponibili sembrerebbero indicare modificazioni di quasi tutti i parametri con cui comunemente si cerca di quantificarlo. Il “segno” di tali modificazioni non è, però, sempre percepibile, in quanto dipende dalla combinazione d’innesto e dalle condizioni ambientali e colturali di riferimento.
In genere, si nota un peggioramento di alcune caratteristiche organolettiche per effetto del vigore indotto dal portainnesto. Tuttavia, non è ancora, sufficientemente chiaro il ruolo che potrebbe assicurare la nutrizione minerale al fine di contrastare alcuni di tali effetti negativi. Occorre sottolineare che la pianta innestata è una pianta “diversa” che, in quanto tale, necessita della messa a punto di idonei protocolli colturali e soprattutto di calibrati programmi di concimazione e di irrigazione, in modo da esaltare le potenzialità offerte dall’adozione dell’innesto stesso. Sembrerebbe anche possibile sfruttare l’innesto per modificare in senso voluto le caratteristiche del prodotto.
Ed è in questa direzione che si dovrebbero muovere le ulteriori indagini in modo da definire se e in che misura sia possibile ottenere prodotti più rispondenti a quelle che sono le attuali esigenze del mercato. Naturalmente ciò sarà possibile solo dopo che saranno meglio conosciuti i meccanismi di causa ed effetto fra innesto e modifiche delle caratteristiche dei frutti.
In ogni caso oggi l’innesto erbaceo in orticoltura si presenta come un’importante opportunità per risolvere problemi annosi; gli studi che si stanno compiendo e che hanno l’obiettivo di migliorare ulteriormente le già buone opportunità che esso offre, sicuramente consentiranno che negli anni a seguire si parlerà e si utilizzerà l’innesto su scala ancora più ampia e su molte altre colture ortive.

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L’innesto erbaceo in orticoltura Introduzione L’elevata intensificazione del processo colturale che si realizza in orticoltura e soprattutto in coltura protetta comporta l’esasperazione di tutti quei problemi fitosanitari del terreno comunemente noti con il temine di stanchezza. In passato, era ampio il ricorso alla fumigazione del terreno con bromuro di metile, mentre le recenti indicazioni legislative che hanno comportato una drastica riduzione della quantità di bromuro di metile da impiegare nella sterilizzazione del terreno e che hanno reso sempre meno efficace la fumigazione del terreno ed hanno imposto l’adozione di interventi alternativi. Negli anni fra le soluzioni che hanno trovato maggiore attenzione, non solo in sede di ricerca ma anche di applicazione pratica, vi sono l’adozione delle colture fuori suolo, la solarizzazione e l’impiego di piante innestate. Questa ultima soluzione presenta il vantaggio della notevole semplicità, non richiedendo adattamenti strutturali ed organizzativi di significativo rilievo in sede aziendale, come avviene ad esempio, nella coltivazione fuori suolo. L’innesto orticolo solo recentemente si è diffuso in Europa, e soprattutto in Italia; inoltre, nei paesi asiatici quali Giappone e Corea dove si fa un ampio utilizzo dell’innesto, la resistenza alle malattie, che è lo scopo principale nel nostro paese, è solo una delle motivazioni, accanto a quelle legate alla possibilità di incrementare la produzione, prolungare il periodo di raccolta ed aumentare la resistenza alle basse temperature. 4

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Informazioni tesi

  Autore: Salvatore Licitra
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Catania
  Corso: Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali
  Relatore: Daniela Romano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 92

FAQ

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