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L'economia del settore vitivinicolo in Europa ed in Italia - Illustrazione dei percorsi economici per una riforma del settore

Ad ogni fine d’estate, magari a vendemmia già iniziata, i viticoltori sono sempre preoccupati per cosa riserverà il raccolto e per le condizioni economiche in cui si troveranno a valorizzarlo. E negli ultimi anni è sempre stata introdotta la distillazione di crisi in tutta Europa, e come sempre le stime sulla vendemmia lasciano sperare in un rialzo delle quotazioni.
È quindi in un contesto di crisi mondiale di superproduzione che viene avviata la riforma dell’Organizzazione comune del mercato del vino. La riflessione aveva avuto fin dall’inizio una buona preparazione con gli studi e le relazioni di sintesi della Commissione e il seminario tenutosi il 16 febbraio 2006. La presentazione ufficiale del progetto della Commissione avvenuta il 22 giugno 2006 ha dato il via ad una serie di reazioni da parte delle organizzazioni professionali e delle associazioni di settore, come riportato dai mezzi d’informazione, venendosi così a creare quella discussione democratica propria delle istituzioni comunitarie. Nel luglio 2006 sono seguite un’audizione parlamentare sul settore e diverse riunioni dei gruppi di lavoro del Consiglio.
Nel corso degli ultimi tre anni e mezzo sono stati inoltre pubblicate con regolarità numerose statistiche e numerosi dati congiunturali. Pur attenti alle varie reazioni, ci siamo attenuti all’ambito dello studio, a dare risposta a quattro fondamentali punti: (1) presentare una breve sintesi della situazione del mercato vinicolo nell’Europa a 25 degli ultimi sei anni, (2) effettuare una valutazione delle lacune degli strumenti dell’OCM attuale, (3) condurre un’analisi critica delle proposte della Commissione e (4) elaborare proposte concrete per la riforma dell’OCM.
Ci siamo altresì attenuti al metodo di operare una larga sintesi della documentazione predisposta in materia da molti gruppi di esperti del settore vinicolo nei vari paesi produttori in Europa e nel resto del mondo, ma anche esperti dei mercati dei paesi consumatori di vino, di altre filiere produttive e di altre OCM.
L’opzione 2 presentata dalla Commissione europea come quella maggiormente in grado di dare una risposta alle difficoltà del settore ha scelto una via particolarmente liberale, ispirandosi al funzionamento del settore vinicolo non europeo e ai nuovi orientamenti della politica agricola comune, di Agenda 2000 e dell’accordo di Lussemburgo. La direttrice della presente tesi non consiste nel cassare in un sol colpo detta proposta e ancor meno di presentare una quinta opzione o una ricetta vincente che sarebbe sfuggita alla Commissione.
L’orientamento scelto consiste – partendo dai dati disponibili, da analisi del mercato aggiornate, da studi specifici pubblicati, dai pareri dei vari esperti – nell’indicare le varie divergenze d’interpretazione della situazione del settore, nell’individuare nuove vie partendo dagli studi e dalle sintesi che li accompagnano, nel proporre un insieme più diversificato di possibilità di trasformazione che abbassi i costi sociali, i rischi di errori di previsione, che non distrugga più di quello che costruisce, che crei economie di bilancio ma meno drastiche, che dia priorità diverse alle misure, il tutto senza perdere di vista la sfida della competizione mondiale.
Un occhio particolarmente attento è poi dato alla situazione del nostro Paese e alle ipotizzabili conseguenze che la riforma in corso di gestazione potrà arrecare nel mercato interno e nel substrato sociale coinvolto.

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-5- Presentazione Questo lavoro che mi pregio di presentare è il frutto dell’esperienza lavorativa maturata dall’autore nell’ambito dell’Organismo italiano di intervento ed erogazione dei contributi della UE in agricoltura, e specificatamente affronta tutte le variegate problematiche che investono uno dei settori economicamente trainanti e più rappresentativi del “Made in Italy”. In questa particolare fase congiunturale, inoltre, ci si appresta a dover affrontare una profonda revisione della politica economica di settore a seguito della riforma che le Istituzioni Comunitarie stanno per presentare. Il contributo chiarificatore che il Dr. Bruschi fornisce in questa dispensa è estremamente utile al lettore interessato all’argomento. Inoltre credo che quanto emerge da queste pagine può rivelarsi di grande utilità anche per gli studenti del corso di Politiche di sviluppo rurale dell’Unione europea, tant’è che già nel corso dell’anno accademico 2006/2007 ho pregato l’autore di tenere i contatti con la mia cattedra e di fornire il suo contributo in alcuni incontri con gli studenti. L’iniziativa ha raccolto molto successo e alcuni di loro hanno svolto gli esami affrontando anche lo studio di questa materia precipua. La viticoltura è naturalmente e storicamente radicata nelle tradizioni culturali di ogni regione del nostro Paese ed anche se i tempi cambiano e l’approccio verso questo prodotto ha subito negli ultimi anni notevoli variazioni, quando si parla di vino l’interesse è comunque calamitato. Mentre ancora pochi decenni orsono esso veniva considerato un alimento, sempre presente nei regimi alimentari anche delle classi meno agiate, e forse ancor di più, oggi le analisi del consumo mostrano radicali cambiamenti comportamentali segnatamente per quanto riguarda le generazioni più giovani. Il volume generale dei consumi di vino, e specificatamente di quello cosiddetto da tavola, è in costante diminuzione, e non solo in Italia, ma anche in tutti gli altri Paesi produttori tradizionali. Come detto i gusti cambiano, ed ora si preferisce consumare vino in determinate occasioni, quindi nell’ambito del regime alimentare quotidiano è un prodotto fatto segno dall’effetto sostituzione. Ma quando si sceglie di consumarlo si pretende la qualità, il nome, i riferimenti geografici tradizionali della sua propria produzione, e da semplice elemento nutrizionale, energetico, è divenuto un piacere fin’anco un elemento di distinzione. E’ ovvio che ciò è andato ad influire profondamente su tutta l’economia che sta a monte del bicchiere di vino che possiamo avere in mano e che ci apprestiamo oggi ad assaporare. Ed è questo che l’autore tratta con dovizia sia affrontando le problematiche macroeconomiche e di politica degli interventi a livello europeo ed extraeuropeo, sia scendendo più in particolare negli aspetti microeconomici ed aziendali del mercato italiano e degli operatori del settore. Viene poi analizzata la futura politica di settore prevista ad oggi dalla Commissione UE verificando l’impatto che essa potrà avere sui mercati con particolare riguardo agli operatori italiani. I diretti contatti dell’autore con le Istituzioni europee e con quelle nazionali in ambito del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, gli consentono di rendere al lettore un efficace contributo alla comprensione di tutti questi aspetti che sicuramente può rivelarsi molto utile. La riforma della politica di settore, di cui ho accennato, è ancora in itinere e senz’altro l’autore, da attento osservatore e studioso quale è, ci fornirà altri utili contributi nel prossimo futuro. Prof. Alberto Mattei Docente di Politiche di sviluppo rurale dell’Unione europea Presso la Facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Bruschi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Alberto Mattei
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 99

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