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Il video tricolore. Indagine sull'introduzione della tv a colori attraverso le memorie spettatoriali lomelline

Il 1° febbraio 2007 cadeva l’anniversario dei trent’anni dall’inizio della programmazione regolare a colori della Rai. La ricorrenza non venne festeggiata, così come non fu celebrata l’introduzione di questo servizio nel 1977, sebbene esso rappresentasse la novità tecnologica più importante dalla nascita della televisione in Italia.
La tv a colori subì delle vicissitudini tali da fare del caso italiano una vicenda unica al mondo, con delle implicazioni politiche che causarono un ritardo decennale nell’introduzione di questa innovazione nei confronti dei Paesi più avanzati del vecchio continente. La tecnologia si ritrovò al centro di una lunga battaglia condotta dall’intera classe politica italiana, che a sua volta subì l’influenza del Governo tedesco e soprattutto di quello francese; coinvolse centri economici come l’editoria di periodici a stampa, l’industria automobilistica e quella elettronica; ebbe una vasta eco nell’opinione pubblica, alimentata dall’attenzione dedicata al tema dal mondo del giornalismo. Tutto ciò ebbe degli effetti sull’industria elettronica radiotelevisiva, ma anche sulla popolazione: le conseguenze si ripercossero sui tempi e sulle modalità di acquisizione dell’innovazione, oltre che sulla percezione di questa tecnologia. La televisione a colori, inoltre, arrivò in un momento di cambiamento, sia per il Paese che per la stessa televisione.
All’epoca dei fatti non furono effettuate ricerche sulle impressioni relative all’introduzione della tv a colori. L’approccio etnografico agli audience studies, d’altronde, stava nascendo proprio in quel periodo in Gran Bretagna, con il progetto Nationwide, e fu importato in Italia solo successivamente con la ricerca di Casetti L’ospite fisso.
L’argomento tv a colori è stato finora poco sviluppato anche nell’ambito degli studi sulla storia della televisione, probabilmente oscurato dai due grandi temi ad esso contemporanei: la riforma della Rai (14 aprile 1975) e la liberalizzazione dell’emittenza privata via etere (28 luglio 1976).
La questione della tv a colori merita di essere analizzata in maniera più approfondita rispetto a quanto è stato fatto fino a questo momento. Si avverte la mancanza di una completa ricostruzione dei fatti che portarono all’introduzione del colore sui canali Rai, attraverso la descrizione di un dibattito politico durato cinque anni ed esploso dopo aver covato sotto la cenere per un periodo di tempo altrettanto lungo; un racconto che deve tenere conto anche dei commenti dell’epoca, dato che la questione ebbe una grande eco sulla stampa. Manca, inoltre, la cognizione di come gli spettatori vissero il periodo dell’introduzione del colore e delle conseguenze che questo evento ebbe nella percezione del mezzo televisivo. Quanta importanza venne attribuita all’innovazione? Come, quando e perché il tv color entrò nelle case? Esso modificò abitudini, atteggiamenti e sensazioni collegate alla fruizione televisiva? Il fenomeno dell’introduzione della tv a colori risentì del dibattito politico ad esso relativo? Il colore è percepito come uno dei simboli dei cambiamenti che coinvolsero il medium a cavallo degli anni Settanta e Ottanta? L’obiettivo del presente lavoro è di tentare di dare una risposta a queste domande.
L’introduzione della tv a colori è analizzato in una prospettiva di social shaping of technology. Il metodo utilizzato per l’indagine è quello etnografico, nella forma della storia di vita.
La ricerca si basa su un campione di 35 individui, divisi per gender, fasce di età e abitudini di lettura di quotidiani e riviste di attualità, tutti residenti in Lomellina (la zona Nord-Ovest della Provincia di Pavia) al momento dell’acquisto del primo televisore a colori. Ognuno ha compilato un questionario ed è stato sottoposto a un’intervista. Alle informazioni e testimonianze dei soggetti si è ritenuto opportuno affiancare una ricerca storica sui paratesti (articoli di giornali e riviste, pubblicità di apparecchi televisivi) per meglio comprendere le vicende e il clima di quegli anni, nonché per avere una minima visione << nazionale >> del fenomeno. Il lavoro, inoltre, si apre con un’esaustiva ricostruzione della lunga serie di eventi che portò all’inizio del servizio regolare di programmazione a colori della Rai.

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INTRODUZIONE Il 1° febbraio 2007 cadeva l’anniversario dei trent’anni dall’inizio della programmazione regolare a colori della Rai. La ricorrenza non venne festeggiata, così come non fu celebrata l’introduzione di questo servizio nel 1977, sebbene esso rappresentasse la novità tecnologi- ca più importante dalla nascita della televisione in Italia. La tv a colori subì delle vicissitudini tali da fare del caso italiano una vicenda unica al mon- do, con delle implicazioni politiche che causarono un ritardo decennale nell’introduzione di questa innovazione nei confronti dei Paesi più avanzati del vecchio continente. La tecnolo- gia si ritrovò al centro di una lunga battaglia condotta dall’intera classe politica italiana, che a sua volta subì l’influenza del Governo tedesco e soprattutto di quello francese; coinvolse centri economici come l’editoria di periodici a stampa, l’industria automobilistica e quella elettronica; ebbe una vasta eco nell’opinione pubblica, alimentata dall’attenzione dedicata al tema dal mondo del giornalismo. Tutto ciò ebbe degli effetti sull’industria elettronica radio- televisiva, ma anche sulla popolazione: le conseguenze si ripercossero sui tempi e sulle mo- dalità di acquisizione dell’innovazione, oltre che sulla percezione di questa tecnologia. La televisione a colori, inoltre, arrivò in un momento di cambiamento, sia per il Paese che per la stessa televisione, e anche questa circostanza potrebbe avere avuto ricadute sull’intendimento di questa innovazione. All’epoca dei fatti non furono effettuate ricerche sulle impressioni relative all’introduzione della tv a colori: l’attenzione era rivolta principalmente al genere dell’informazione (al cen- tro della riforma della Rai appena effettuata) e alla nascente Terza Rete 1 . Soprattutto, però, mancavano gli strumenti d’indagine: le ricerche promosse dalla Rai in quegli anni si basava- no essenzialmente sull’analisi testuale. L’approccio etnografico agli audience studies, d’altronde, stava nascendo proprio in quel periodo in Gran Bretagna, con il progetto Na- tionwide 2 , e fu importato in Italia solo successivamente con la ricerca di Casetti L’ospite fisso 3 . 1 Cfr. G. Grossi (a cura di), La RAI sotto analisi: 1977-1980: le ricerche promosse dalla <<Verifica programmi trasmessi>>, Eri, Torino, 1984. 2 Cfr. D. Morley, The <<Nationwide>> audience: structure and decoding, BFI, London, 1980. 3 Cfr. F. Casetti, L'ospite fisso: televisione e mass media nelle famiglie italiane, Edizioni San Paolo, Mi- lano, 1995. 7

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Informazioni tesi

  Autore: Paolo Barni
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo
  Relatore: Mariagrazia Fanchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 254

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Parole chiave

audience studies
diffusione delle tecnologie
domestication of technology
indagine etnografica
social shaping of technology
storia della televisione
tv a colori

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