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Gli interessi degli amministratori nella società per azioni

L’obiettivo principale della riforma del diritto societario è stato quello di plasmare le forme giuridiche societarie alle diverse realtà economiche, in modo da creare diversi modelli societari, adatti alle molteplici forme dell’attività imprenditoriale ed uno degli elementi caratterizzanti è risultato essere proprio la nuova definizione del quadro dei diritti e dei doveri degli organi sociali.
Una delle novità più rilevanti della sfera amministrativa attiene alla nuova disciplina (del conflitto e) degli interessi degli amministratori della s.p.a.; sotto diversi aspetti questa tutela la trasparenza delle operazioni nelle quali l’amministratore abbia un qualche interesse innovando radicalmente rispetto alla precedente formulazione che contemplava le sole ipotesi di interesse conflittuale con quello della società; non imponendo agli amministratori interessati l’astensione dal voto, si è optato per un modello che permetta a questi ultimi di votare in consiglio la delibera relativa ad un’operazione nella quale abbia un interesse purché la sua posizione sia resa nota alla società; a tale dovere di disclosure se ne è introdotto uno ulteriore che grava sul consiglio di amministrazione, e riguarda la motivazione del provvedimento assunto. Risultano aumentate le ipotesi di impugnativa della deliberazione da parte degli amministratori non consenzienti e dell’organo di controllo; infatti il legislatore, secondo quanto già delineato nelle precedenti normative, non solo conferma l’impugnabilità quando il voto dell’amministratore interessato sia stato determinante, ma anche quando non siano stati rispettati i doveri di disclosure e di motivazione. Sotto il profilo risarcitorio, mutuandola dalle normative dei paesi più evoluti, si introduce l’importante disciplina del caso in cui l’amministratore utilizzi a proprio vantaggio dati, notizie od opportunità di affari appresi nell’esercizio delle proprie funzioni.
Attraverso una breve panoramica, verranno inizialmente illustrate le risposte normative alla questione da parte dei legislatori dei principali paese europei e della normativa statunitense, evidenziandone i risultati ed i relativi effetti pratici. Tale analisi permetterà poi di valutare in concreto se le scelte del legislatore italiano siano state in linea con le legislazioni dei paesi più evoluti.
Prima di addentrarsi nella specificità dell’argomento degli interessi degli amministratori alla luce della riforma intervenuta qualche anno fa, ho ritenuto opportuna e doverosa inserire una analisi della evoluzione normativa nel nostro paese, che dell’argomento se ne è interessato solo in determinati momenti storici, e con rilievo diverso nel corso degli ultimissimi anni.
Tutto ciò permetterà di apprezzare i risultati raggiunti dalla nuova disciplina in vigore nel nostro paese dal gennaio 2004.

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rapporto di cambio, peraltro, sono lesi gli interessi dei soci di minoranza e non la società controllata. In tale caso la Cassazione ritiene si tratti non di conflitto di interesse ma di abuso di potere. 134 2.4 L’interesse dell’amministratore. Una delle principali novità contenute nel testo dell’art. 2391 135 è rappresentata dal fatto che la disciplina ivi prevista si applica a tutti i casi nei quali un amministratore abbia un «interesse» in una determinata operazione della società, senza la necessità che esso sia in conflitto con quello dell’ente amministrato. La riforma attribuisce rilievo ad ogni interesse particolare dell’amministratore che viene dunque ad essere pertinente alla fattispecie “non solo quando sia in conflitto con l’interesse sociale, ma quando sia 134 Cass. 11 dicembre 2000, n.15599. 135 Art. 2391 – [1] L'amministratore deve dare notizia agli altri amministratori e al collegio sindacale di ogni interesse che, per conto proprio o di terzi, abbia in una determinata operazione della società, precisandone la natura, i termini, l'origine e la portata; se si tratta di amministratore delegato, deve altresì astenersi dal compiere l'operazione, investendo della stessa l'organo collegiale, se si tratta di amministratore unico, deve darne notizia anche alla prima assemblea utile.* [2] Nei casi previsti dal precedente comma la deliberazione del consiglio di amministrazione deve adeguatamente motivare le ragioni e la convenienza per la società dell'operazione. [3] Nei casi di inosservanza a quanto disposto nei due precedenti commi del presente articolo ovvero nel caso di deliberazioni del consiglio o del comitato esecutivo adottate con il voto determinante dell'amministratore interessato, le deliberazioni medesime, qualora possano recare danno alla società possono essere impugnate dagli amministratori e dal collegio sindacale entro novanta giorni dalla loro data; l'impugnazione non può essere proposta da chi ha consentito con il proprio voto alla deliberazione se sono stati adempiuti gli obblighi di informazione previsti dal primo comma. In ogni caso sono salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in base ad atti compiuti in esecuzione della deliberazione. [4] L'amministratore risponde dei danni derivati alla società dalla sua azione od omissione. [5] L'amministratore risponde altresì dei danni che siano derivati alla società dalla utilizzazione a vantaggio proprio o di terzi di dati, notizie o opportunità di affari appresi nell'esercizio del suo incarico. * Le parole «se si tratta di amministratore unico, deve darne notizia anche alla prima assemblea utile» sono state aggiunte dall'art. 11 del d.lgs. 28 dicembre 2004, n. 310. 81

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Informazioni tesi

  Autore: Ottavio Moccia
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Napoli - Federico II
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Antonio Blandini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 183

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