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L'evoluzione della nozione di paradiso fiscale nell'Ocse

L’obiettivo della seguente tesi è quello di fare un’analisi sull’evoluzione della nozione di tax haven all’interno dell’Ocse e su come il legislatore italiano ha modificato la normativa interna per contrastare i territori a fiscalità privilegiata. Nella parte iniziale della tesi viene presentata l’evoluzione del ruolo che l’Ocse svolge nella lotta ai paradisi fiscali. Nella seconda parte della tesi viene fatto uno studio su come il legislatore italiano ha recepito le direttive dell’Ocse in materia di tax haven modificando l’ordinamento interno a partire dalla c.d. legge finanziaria 2008. Si procede con l'analisi dei casi del trasferimento di residenza fiscale, del regime delle CFC e della tassazione delle partecipazioni derivanti da soggetti localizzati in territori a fiscalità privilegiata. Vengono inoltre studiate delle strategie di difesa che il contribuente può presentare all’Amministrazione Finanziaria per chiedere la disapplicazione delle normative antielusive. L’ultima parte della tesi analizza il provvedimento dello scudo fiscale che il governo italiano ha varato nel luglio 2009. Dopo aver analizzato il tema sotto il profilo economico e giuridico, nelle conclusioni della tesi vengono fatte delle considerazioni socio-politiche sui paradisi fiscali, presentando punti di vista originali sull’argomento e ipotizzando gli scenari futuri sulla evoluzione della nozione di tax haven.

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3 INTRODUZIONE Il termine “paradiso fiscale” deriva dall‟inglese “tax haven” che letteralmente significa riparo dalle tasse. Le nazioni ed i territori “tax haven” offrono ai soggetti stranieri un regime di tassazione molto basso e nella maggior parte dei casi praticamente inesistente, insieme ad un sistema bancario che tutela la riservatezza delle informazioni e dei dati personali. Prima della recente crisi economica i governi nazionali non hanno sempre condotto delle politiche aggressive contro i paradisi fiscali in primo luogo in quanto le liberalizzazioni finanziarie hanno incoraggiato l‟assenza di controllo sui movimenti dei capitali su base internazionale ed in secondo luogo la maggior parte dei governi ha per anni intrattenuto rapporti finanziari con tali territori: “Isole Bermude e Stato del Delaware per gli USA, Andorra e Monaco per la Francia, le Isole anglo-normanne (Jersey e Guerseney) per la Gran Bretagna, Svizzera, Liechtenstein e Lussemburgo per la Germania, al quale si aggiungono Hong Kong e Singapore per la Cina”1. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni la nozione di paradiso fiscale ha assunto un significato particolarmente negativo a causa dell‟avvento della crisi economica che ha spinto i governi nazionali a contrastare il fenomeno per cercare di recuperare i capitali detenuti all‟estero e sottratti a tassazione. E‟ evidente che gli Stati occidentali colpiti dalla crisi che sono impegnati a far ripartire l‟economia non possono più tollerare l‟esistenza di paradisi fiscali che 1 Joshua Massarenti, G20 anti crisi: entrare nei paradisi fiscali e riportarne i conti a terra, 1 aprile 2009 ,da http://blog.panorama.it/economia/2009/04/01/g20-anti-crisi-entrare-nei- paradisi-fiscali-e-riportarne-i-conti-a-terra/

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Ferrante
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma
  Facoltà: Economia
  Corso: Scienze dell'economia e della gestione aziendale
  Relatore: Fabio Marchetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 69

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Parole chiave

controlled foreign companies
crisi economica
diritto tributario
elusione fiscale
finanziaria 2008
fiscalità internazionale
ocse
paradisi fiscali
residenza fiscale
scudo fiscale
tax haven
territori a fiscalità privilegiata

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